PTO : Psicopatologia vegetativa

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Categoria: Enciclopedia Patologia Psicologia

Psicopatologia: Sinopsi ↓ Vegetativo ↓ Emotivo Volontà Mentale

a cura di Daniela Rüegg
in base alla dispensa PTO 3



Per motivi didattici ho separato l'analisi delle "pulsioni" vegetative dalle emozioni, volontà e funzioni mentali.

Ho distinto le pulsioni in riflessi, istinti e pulsioni in senso ristretto e poi ho loro abbinato dei tipici "disturbi pulsionali".






Fisiologicamente queste reazioni sono parzialmente determinate geneticamente; specificatamente sono coinvolti dei meccanismi immunitari, ormonali, neurovegetativi, di reminiscenze individuali e poi sul livello culturale umano: la socializzazione, l'istruzione scolastica e professionale individuale.


1.  Riflessi

Riflesso it.Wikipedia

Un riflesso è una reazione organica a uno stimolo (esterno o interno all'organismo ) che non è dominato dalla volontà e dalle funzioni mentali.


Sistema neurovegetativo

La maggior parte delle funzioni corporee, procede alla perfezione secondo questi meccanismi autoregolativi: per grande fortuna non dobbiamo preoccuparci dell'adattamento dei sistemi:

La costruzione anatomica e il funzionamento fisiologico ci liberano di questo compito enormemente complesso e se ci sono problemi a questi livelli, se ne occupano "scientificamente" l'anatomista, il fisiologo, il neurologo, l'endocrinologo e tanti altri dottori.


Arco di riflesso locomotore

Non è strano che nella nostra cultura annoiata non manchino i tentativi di infilarsi "volutamente" anche in questo settore (invece di assolvere i compiti che non spettano all'organismo ) come lo dimostrano certe "terapie" respiratorie, nutrizionali, meditative, sportive e alcuni addestramenti ideologici nonché innumerevoli cerchi esoterici?
Essi non hanno tutti i torti nel cercare i miracoli della vita in questo settore, il peccato è che la loro ignoranza in merito è proporzionale alle loro credenze magiche che tentano di vendere come "spirituali".


Reazioni neuro - endocrine

Il motivo è forse che tracce di molti di questi processi le percepiamo coscientemente come affetti, emozioni, sentimenti oppure come reazioni fisiche come ad es. il rossore, il pallore, le lacrime, il tremolio o il sudore: tutti riflessi vegetativi ingegnosi che possono essere interpretati benissimo come "magici" da chi non si sente di studiarli.

Certi riflessi non sono innati, ma frutto di esercizio, addestramento, abitudine. Si chiamano riflessi relativi o condizionati. Tante abilità umane si basano su questa capacità come p.es. quelle militari, sportive, artigianali, artistiche, ...

È abbastanza sorprendente che sia la psicologia che la psicopatologia rimangano quasi mute davanti ai riflessi condizionati. Invece una buona parte della nostra cultura, della quale tanto ci vantiamo, è impensabile senza la "bravura riflessiva operativa", sia anche solo quella di saper scrivere (a mano o a macchina ). Questo aspetto sembra meno nobile di quello dell'"effervescenza" mentale, ma si tratta solo di pigrizia operativa.

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1.1  Disturbi dei riflessi


Riflesso plantare

In neurologia, per la diagnostica di disturbi nervosi, i disturbi dei riflessi organici sono importantissimi. In psicopatologia sono tralasciati, chissà per quale motivo.


Riflesso plantare Babinsky

Lo stesso vale per i riflessi e gli automatismi complessi e condizionati (per lo più risultato di allenamento, addestramento, esercizio e disciplina ) che sarebbero la base di patologie e terapie comportamentistiche: praticamente non appaiono in letteratura. In psicologia si notano i disturbi dei riflessi spesso negli oligofrenici (ipointelligenza ), ogni tanto anche in persone "normali" con una relativa disposizione "reattiva".

A volte si legge del "riflesso del finto morto" e di "panico" come reazione a un supposto pericolo esistenziale, ma questi non sono patologici, bensì reazioni sensate spontanee e automatiche finché si riferiscono ad eventi concreti. Diventano psicopatologici diventano comportamenti autonomi e abitudinali.

2.  Istinto

Istinto it.Wikipedia

Lo studio dell'istinto è curato soprattutto in zoologia e in veterinaria.

Sono detti istinti i modi di comportamento ereditati (che non devono essere appresi), consistenti in sequenze di mosse riflessive, il cui scopo, normalmente è la conservazione dell'esistenza del singolo o della specie. I comportamenti istintivi possono essere percepiti dalla coscienza, ma non sono controllati da essa; succedono automaticamente. Non sono però fissi, ma adattati alla situazione recente: singole mosse istintive sono determinate, l'attività istintiva è variabile e adattabile.

Negli animali, diversi comportamenti istintivi sembrano "reattivi" a stimoli esterni, p.es. fuggire o attaccare, mordere, cacciar via, minacciare, mangiare, bere, defecare, urinare, corteggiare, copulare, fare un nido, covare, delimitare il territorio, ... . Queste attività si chiamano attività istintive finalizzate.

In tante altre occasioni il comportamento istintivo è invece controllato da fattori interni (ormoni, umori, affetti, stati d'animo, pulsioni) in modo che all'osservatore appare come "attività autonoma". In queste occasioni notiamo un comportamento (istintivo) di "appetenza" che "prepara" o cerca, o crea le condizioni o aspetta semplicemente in un posto e in un momento ben scelto che "l'occasione accada" (appostare) per un'attività finalizzata.
In pratica sono attività come la ricerca del cibo o dell'acqua, di un posto per defecare o per urinare adatto, un compagno, un branco, un territorio non occupato o da conquistare, un posto per dormire o riposare, ...

In mancanza di stimoli esterni "reali" certe attività istintive possono essere eseguite "a vuoto" come lo descrive Konrad LORENZ. Nel gioco infantile presso gli animali si notano inizialmente degli allenamenti ad attività istintive, più tardi (in animali più evoluti) però anche esercizi di apprendimento per delle attività che non sono geneticamente tramandate e quindi non istintive.

L'osservazione degli animali ci può insegnare tanto sui comportamenti istintivi, sia finalizzati, sia di appetenza, sia di esercizio, di allenamento e di perfezionamento di questi ultimi, come anche nel gioco e l'apprendimento di capacità non geneticamente definite.

Basta non arrivare a conclusioni azzardate o postulare analogie ridicole: si sentono spesso generalizzazioni del tipo: "gli animali ... ", scoprendo che si intende il cane, che è un mammifero domestico il cui comportamento si distingue notevolmente già da quello di gatto, criceto, canarino, pesciolino (anche domestici), da mucche, maiali, galline, ovini, api che sono animali di allevamento, da volpi, topi, ratti che sono parassiti di civilizzazione umana, da civette, squali, lombrichi, rane, insetti e coccodrilli che sono animali "selvatici".

Al contrario, riflessioni caute e comparative potrebbero rivelare molto sui nessi tra i riflessi, gli istinti, le pulsioni, le emozioni e sull'apprendimento (che richiede almeno una certa capacità di memorizzazione e di cognizione). E fin lì ci arriva anche un lombrico, anche se per dei criteri umani in misura estremamente limitata.
Fino a che punto ci arrivi poi un corvo, un delfino, un gatto a riflettere (trarre delle conclusioni) o in che modo è intelligente nel senso di una riflessione sensata, dell'agire con uno scopo previsionale e interagire nel proprio interesse con l'ambiente naturale e sociale è più questione di definizione che di fatto.

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2.1  Disturbi dell'istinto


Istinto poppante "indisturbato"

Se negli animali i disturbi nella sfera dell'istinto vengono studiati meticolosamente, nell'uomo la psicopatologia non li prende nemmeno in considerazione: eppure non sono meno importanti di quelli degli animali!.

Ogni tanto si legge di "reazioni primitive" come "furore omicida", "incapacità momentanea di connessione", "reazioni esplosive", ... Parecchie cosiddette "manie aberrate" potrebbero anche essere chiamate disturbi dell'istinto.

La delimitazione di istinto e pulsione è sofisticata e spesso non molto chiara. È storicamente da capire, quando Freud ha fatto i primi tentativi di "ricondurre" delle "coltivate mosse umane" a delle "esigenze vitali".

3.  Pulsioni

Pulsione it.Wikipedia




Il termine un pò ricercato. In tedesco si usa la parola "Trieb" che proviene da "spingere, balzare, azionare, comandare, far girare, menare, condurre, istigare, ... " È usato dopo Freud con un significato che si distingue da "istinto".

Sono trattati i seguenti argomenti:
Impulso → realizzazione Classificazione delle pulsioni Gerarchia di pulsioni Pulsioni nel contesto psicologico Disturbi delle pulsioni

3.1  Impulso → realizzazione

È approfondito il tema:
Dal fabbisogno umano alla realizzazione di un impulso

La definizione di una pulsione non è molto chiara: si tratta di una sensazione psichica che mira a una soddisfazione, un impulso, un incentivo a determinati comportamenti, una motivazione, ... . Finché non appare nel cosciente è "latente", come un potenziale ancorato nell'organismo.
La psicologia analitica (del profondo) ci insegna che queste forze "inconscie e latenti" occupano un ruolo centrale nella motivazione e nello scatto di certe mosse. In questo contesto ci limitiamo al caso in cui dal latente diventa concreto in forma di impulso indirizzato.

Questo "impulso" lo sentiamo inizialmente come stato ancora indefinito di "carica", voglia di ..., irrequietudine, insoddisfazione, che cerca di scaricarsi, pacificarsi, soddisfarsi ma che non è ancora direzionato o mirato a un determinato obiettivo, non sa ancora cosa vuole o cosa manca. Con questo sono coinvolti due rami:



Si ipotizza, che questo impulso nasca da "diversi fabbisogni" dell'organismo che si manifestano in caso di mancanza, come appetito, brama, desiderio, voglia, bisogno, necessità emotiva. Quando è manifesto è senz'altro un fenomeno psichico, la sua origine però è sicuramente altrettanto organica. Una deficienza corporea che si esprime emotivamente.

L'organismo, per funzionare, necessita di tanti ingredienti: ossigeno, acqua, cibo, sonno, una temperatura gradevole, movimenti e tant'altro. Se il corpo non se li può procurare autonomamente, ce li segnala come bisogni e questa percezione ci rende irrequieti e impulsivi.

Se l"impulso latente" raggiunge un indirizzo, un obiettivo, un traguardo, si può parlare di una "pulsione", la pulsione di soddisfare o pacificare "l'impulso indirizzato".

Dalla realizzazione di questa "pulsione" siamo però ben lontani, occorrono ancora:

Nella pratica è spesso difficile distinguere le "pulsioni" dai "sentimenti" e dagli "intenti" perché i due ultimi sono ancora parzialmente accessibili alla coscienza, le pulsioni invece sono "costrutti deduttivi funzionali", indispensabili per riflettere il funzionamento psichico, osservabili tramite le manifestazioni di sentimenti e intenti, che forse corrispondono anche a una realtà materiale.


Dal fabbisogno umano alla realizzazione di un impulso

La seguente scala tenta di illustrare le tappe di un relativo processo in un esempio "ridicolizzante" (perché molto civilizzato).

Esempio: mio capo mi critica → fabbisogno di gratificazione. → Mi sento frustrato & cerco soddisfazione.
Voglio intraperendere qualcosa. Picchiare il capo? No! → Vado a bere un caffè

Temporaneamente meno frustrata
Interpretazione: evento frustrante
frustrazione espresso come irrequietudine, malavoglia → impulso indirizzato: pulsione & incentivo & intento & tempo / materiale → azione compensatoria

soddisfazione (sublimata)
inconscio più o meno cosciente cosciente
Evento originaleElaborazione emotiva / "ragionata"Trasformazione dispositiva /
operativa
Azione

L'esempio dimostra quanto può essere distante alla fine la pacificazione di una frustrazione:


tra volere e fare ...

Una mossa più diretta sarebbe quella di prendere a botte il capo o di assentarsi definitivamente (attacco o fuga). Tutte e due inibite in questo momento per altre pulsioni (esigenze sociali) e meccanismi decisionali inconsci (intento: previsione di effetti indesiderati), le possibilità momentanee esterne ("tempo e materiale": 5 minuti, -.60 centesimi) e la "spinta" momentanea interna: qualcosa posso fare (incentivo).

Fino a che punto questo comportamento (di compensazione) pacifichi poi la frustrazione e per quanto tempo è un'altra questione.
Si noti anche che in pratica ci sarebbero tantissime altre possibilità di reazione come p.es. accendersi una sigaretta, rispondere male, litigare, tentare di convincere chi ha torto, farlo ridere o aizzarlo con una battuta, ignorarlo, lusingarlo o adularlo, fantasticare o pianificare delle misure di vendetta, sentirsi in colpa, vergognarsi, incavolarsi, ... o cose simili.
Si noti anche che in pratica disponiamo tutti di un ricco fondo di automatismi e stereotipi reattivi, alcuni diventati persino rituali reattivi che:

È una caratteristica di persone con una forte spinta "maniacale" disporre di pochi stereotipi del genere e sprecare la loro inventiva in una miriade di futilità, come è caratteristico di persone con poca spinta e "depressive" economizzarla al punto che diventa loro impossibile liberarsene.

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3.2  Classificazione delle pulsioni


Classificazione di pulsioni

Molteplici i tentativi di raggruppare le pulsioni p.es. in:

e di classificare altri bisogni come derivati da questi.

Famose la proposta e le ipotesi di Freud di interpretare i bisogni culturali come "sublimazione" della sessualità.

Innumerevoli le proposte di classificazione delle "pulsioni" nella letteratura psicologica e scarsissimo il trattamento nella psicopatologia con l'eccezione di SZONDI, L.: Triebpathologie, Bern/Stuttgart 1952. Di seguito mi limito quindi ad elencare una scelta di "bisogni" dell'essere umano che sono empiricamente constatabili, ordinati in:

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3.3  Bisogni pulsionali

Per farsi un'idea delle pulsioni conviene di immaginarsi le loro molteplici manifestazioni concrete in bisogni individuali umani.

Sono trattati i seguenti argomenti:
Bisogni vitali e organici Bisogni sociali e gerarchici Bisogni relazionali e affettivi Bisogni culturali e mentali

Bisogni vitali e organici



Bisogni sociali e gerarchici

(per non dover lavorare)


  • Vanità, civetteria, gelosia, ...
  • Rango, reputazione, ambizione, competizione, concorrenza, invidia, ...
  • Potere, potenza, dominio, posizione, ruolo, avidità di dominio, ...
  • Distinzione, solidarietà, alleanza, ignoranza, ...
  • Sessualità sociale, violenza, stupro, ...
  • Rappresaglia, vendetta, ritorsione, ...
  • Proprietà, avidità, avarizia, spilorceria, ...
  • Vendetta, ritorsione, ricatto, ...
  • Relativi all'"appetenza" p.es. creare condizioni di competizione favorevoli, ...
  • ...


Bisogni relazionali e affettivi


  • Cura per la nidiata
  • Civetteria, gelosia, ...
  • Coccole, tenerezza, dedizione, ...
  • Simpatia, antipatia, empatia, competizione, ...
  • Innamoramento, erotismo, ...
  • Distanziamento, amalgamento, rispetto, ...
  • Erotismo, sessualità relazionale, ...
  • Comprensione, distrazione, sfogo, ...
  • Convivenza, intesa, separazione, contrasto, ...
  • Amicizia, inimicizia, ...
  • Relativi all'"appetenza" p.es. corteggiamento, ...
  • ...


Bisogni culturali e mentali


(per il gusto di attività vitali, di intento, emotive, mentali)

  • Arte, artigianato, professione, mestiere.
  • Sapere, conoscenza, sapienza, scienza.
  • Conoscenza, riconoscimento.
  • Dovere, coscienza, responsabilità, ...
  • Giustizia, solidarietà, etica, morale.
  • Spiritualità, religiosità, "santità", "purezza", "umiltà", ...
  • Relativi all'"appetenza" p.es. proselitismo, propaganda, ...
  • ...

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3.4  Gerarchia di pulsioni


Piramide di Maslow

Considerando le pulsioni vitali, tentativi esplorativi per determinare una "gerarchia di pulsioni" (negli animali) hanno dato come risultato:



Pulsioni nel contesto psicologico

Come scrisse FREUD (1932):

"Die Trieblehre ist sozusagen unsere Mythologie. Die Triebe sind mythische Wesen, grossartig in ihrer Unbestimmtheit. Wir können in unserer Arbeit keinen Augenblick von ihnen absehen und sind dabei nie sicher, sie scharf zu sehen".

"La dottrina delle pulsioni è per così dire la nostra mitologia. Le passioni sono esseri mitici, imponenti nella loro indeterminazione. Nel nostro lavoro non dobbiamo perderli d'occhio neanche un momento e facendolo non siamo mai certi di focalizzarli".


4.  Disturbi di istinti e pulsioni

Alcuni disturbi delle pulsioni sono all'ordine del giorno (e non patologiche) per due condizioni umane:

° specie-riproduttive,
° auto-conservanti e
° socio-relazionali siccome

Contrasti di questo tipo, cronici e malgestibili di un individuo si chiamano distress cronico.

In psicologia, i disturbi "patologici" delle pulsioni sono ritenuti la maggiore causa di nevrosi.
Questi sintomi si accompagnano:


Pulsioni e motivazioni

Regolazione di pulsioni




Sono trattati i seguenti argomenti:
Disturbi delle pulsioni sessuali Disturbi dell'istinto di conservazione Disturbi di istinti socio - relazionali

4.1  ... specie - riproduttive


Marquis De Sade

I disturbi delle pulsioni sessuali sono definiti "perversioni sessuali". Questo giudizio dipende in gran parte da norme e convenzioni culturali, religiose e politiche nonché dalla morale e dalla bigotteria del singolo; in un contesto psicologico conviene quindi rimanere molto cauti nell'esprimere simili verdetti.
Nella psicopatologia si ritiene "qualitativamente aberrante" un comportamento sessuale che:

Non sarà possibile trovare una misura "quantitativamente normale" di sessualità, benché certe aberrazioni, sia verso "l'eccessivo" (satirismo, ninfomania) sia verso la "deficienza" (disinteresse sessuale), siano ritenute aberranti. In concomitanza con altre variazioni di personalità possono diventare motivo per uno sviluppo sessuale verso la perversità qualitativa.

I disturbi funzionali sessuali come la difficoltà d'orgasmo, l'eiaculazione precoce, l'impotenza, sono molto raramente dei disturbi di pulsione, ma sono frequentemente delle altre inibizioni psichiche (spesso create da strane norme di illuministi popolari) oppure disturbi fisiologici o anatomici.
Anche le attitudini sessuali che non danneggiano e non creano apparentemente danno o sofferenza, ma sono determinate soprattutto da relazioni di ruolo, rango o dominio non sono "perverse" nel senso "psicologico", ma secondo il mio parere da sanzionare socialmente, perchè ledono un alto valore per il funzionamento di una società civilizzata: la protezione del più debole dal despotismo del più forte.
Esiste una ricca letteratura in merito, così mi astengo da ulteriori commenti.

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4.2  ... istinto di autoconservazione

Sotto "istinto di conservazione" si raggruppano di solito tutte le pulsioni di genere primario o vitale.

Sono trattati i seguenti argomenti:
Lasciarsi morire e suicidio Anoressia e bulimia Autolesione

Lasciarsi morire e suicidio

In pazienti gravemente depressi manca l'incentivo al punto tale che senza assistenza si lasciano morire di sete, fame, soffocamento, gelo, non fuggono nemmeno dai pericoli e non si difendono contro gli attacchi.

Anche un paziente moribondo si può lasciar morire rifiutando bevande e cibo. Questo non è necessariamente una mancanza di incentivo ma può essere una decisione, oltre che lecita, anche "nobile" per via della motivazione a monte.

Un pò diverso è il caso di una persona fortemente depressa, alla quale per un momento, la morte meno penosa della vita e le rimane sufficiente incentivo per metterla anche in atto e suicidarsi attivamente.


Si può classificare questo atteggiamento come:


Anoressia e bulimia

Anoressia e bulimia epicentro

Sono evidentemente dei disturbi di nutrizione con degli effetti gravi sull'istinto di autoconservazione.

Certi psicologi li riconducono a disturbi sessuali (riconducono tutto a disturbi sessuali, conclusione zero!) oppure ad ambivalenze insuperabili di pulsioni sociali/relazionali con altre vitali.


Autolesione


Si ritiene che la pulsione di aggressione per l'ambivalenza di pulsioni culturali può essere diretta verso sé stessi.
Questo atteggiamento si trova qualche volta in oligofrenici (ipointelligenti) e psicotici ed è ben diverso dai tentativi di suicidio.

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4.3  ... istinto socio - relazionale

Sono trattati i seguenti argomenti:
"Manie aberrate", attività coatte Tossicodipendenze, attività, riflessioni e affetti coatti

"Manie aberrate", attività coatte

Con questo termine si designano delle "passioni" che una volta si chiamavano "monomanie" che accompagnano ogni tanto delle nevrosi, ma anche delle lesioni celebrali, dei disturbi ormonali o la schizofrenia come:


Tossicodipendenze

e attività / riflessioni coatte


Ci sono sostanze che rendono dipendenti come:


Dopo aver somministrato una certa quantità di queste sostanze per un certo periodo di tempo, pare che si crei nell'organismo un "fabbisogno secondario" simile ai fabbisogni di bevande e nutrizione. La loro soddisfazione per un tossicodipendente diventa della stessa importanza come la soddisfazione di pulsioni vitali, e per questo motivo è anche enormemente difficile staccarsene.

Le sostanze che rendendo tossicodipendenti si distinguono per la "dose di iniziazione" che per l'alcool supera una tonnellata (corrispondente a ca. 10'000 litri di vino o 20.000 litri di birra o 3.000 litri di grappa) mentre per le altre sostanze come gli oppiacei bastano pochi grammi.

Parlando di dipendenza, le dosi per arrivare all'assuefazione devono essere aumentate e le distanze tra le loro somministrazioni diventare brevi. Raggiungere la soddisfazione diventa un processo autonomo, isolandosi da altri desideri personali, si distacca come qualcosa di "estraneo" e diventa un'idea e attività coatta, dominante su tutto e insaziabile.

Qualsiasi disturbo di pulsione può raggiungere dei livelli di dipendenza, diventando passione coatta:

5.  Annessi

5.1  Sitografia

alla pagina : Psicopatologia vegetativa

Conferenze MedPop:

it.Wikipedia:

Google:

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5.2  Bibliografia

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5.3  Impressum

MmP Tutoria Psicologia
Autori e relatori:
Peter Forster, medico naturista NVS, docente di
"Materia medica Popolare" e terapista di tecniche corporee
Testo a cura di:
✝Bianca Buser,
Benedetta Ceresa

Versione web:

Illustrazioni, collegamenti e cura di Daniela Rüegg
1a edizione 1999 2a edizione 2002
3a edizione 2009 4a edizione 2016
Cc by P. Forster & D. Rüegg 3.0-it

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5.4  Commenti

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Ultima modifica: May 13, 2016, at 08:36 PM