Medicina popolare

per autodidatti

 

 

settembre 11, 2005


 

 

Indice della pagina

 

1.0 Psicopatologia

1.1  Funzioni ³vegetative²

1.1.1   Riflessi

1.1.2   Istinto

1.1.3   Pulsioni

 

1.2  Sentimenti

1.2.1   Introduzione

1.2.2   Disturbi sentimentali quantitativi

1.2.3   Disturbi sentimentali qualitativi

1.2.4   Disturbi regolativi dell¹affettività

 

1.3  Volere (intenti, volontà)

1.3.1   Coordinazione di pulsioni

1.3.2   Disturbi di ³intenti²

 

1.4  Funzioni mentali

1.4.1   Cognizione

1.4.2   Coscienza

1.4.3   Memoria

1.4.4   Riflessione

1.4.5   Intelligenza

PTO 3

 

Introduzione alla psicopatologia

 

© Peter Forster

Bianca Buser

 

 

 

 

 

Pagine correlate: PTIA

 MmP 8.3

MmP 8

MmP 18

MmP 19

MmP 20

 


2.0 Psicoterapie ortomolecolari

2.1 Strumenti di lavoro

2.1.1   Psicopatologie e integratori alimentari spesso scarsi

 

2.2  Procedura

2.2.1 Lista di disturbi rilevati

2.2.2 Valutazione delle sostanze coinvolte

 

3.0 Strumenti didattici per il seminario

3.1  Tavole psico-ortomolecolari

3.2  Modulo di esempio

3.3  Esempio di terapia

 


Il fascicolo, che serve da strumento di lavoro sul tema, contiene due capitoli con gli allegati:

-      una sintesi di psicopatologia (tema trattato superficialmente durante il seminario) che fornisce le basi elementari descrittive di disturbi psichici: serve per un approccio autodidatta.

-      Psicoterapie ortomolecolari: simile al secondo argomento del seminario (³Introduzione alla terapia ortomolecolare²) contiene essenzialmente il nesso tra disturbi psichici (specificati) e sostanze ortomolecolari, oltre che la procedura da seguire e un esempio ³banale² per esercitarsi nel ramo.

-      Gli strumenti di lavoro relativi a questa documentazione: tavole psico-ortomolecolari e altri moduli di lavoro.


Indice PTO 3: Psicopatologia e psicoterapia ortomolecolare

1.0  Psicopatologia

1.1  Funzioni ³vegetative²

1.1.1   Riflessi

1.1.1.1   Disturbi dei riflessi

1.1.2   Istinto

1.1.2.1   Disturbi dell¹istinto

1.1.3   Pulsioni

1.1.3.1   Introduzione

1.1.3.1.1     Dal fabbisogno umano alla realizzazione di un impulso

1.1.3.1.2     Classificazione delle pulsioni

                   1.1.3.1.2.1 Bisogni e comportamenti vitali e organici

                   1.1.3.1.2.2 Bisogni e comportamenti sociali e gerarchici

                   1.1.3.1.2.3 Bisogni e comportamenti relazionali e affettivi

                   1.1.3.1.2.4 Bisogni e comportamenti culturali e mentali

1.1.3.1.3     Gerarchia delle pulsioni

1.1.3.1.4     Pulsioni nel contesto psicologico

1.1.3.2   Disturbi delle pulsioni

1.1.3.2.1     Disturbi delle pulsioni sessuali

1.1.3.2.2     Disturbi dell¹istinto di conservazione

                   1.1.3.2.2.1 Lasciarsi morire e suicidio

                   1.1.3.2.2.2 Anoressia e bulimia

                   1.1.3.2.2.3 Autolesione

1.1.3.2.3     ³Manie aberrate², attività coatte

1.1.3.2.4     Tossicodipendenze, attività, riflessioni e affetti coatti

1.2  Sentimenti

1.2.1   Introduzione

1.2.1.1   Classificazioni dei sentimenti

1.2.1.2   Affetti, emozioni e sentimenti, stati d¹animo

1.2.1.3   Stati d¹animo, disposizioni di spirito, umori, tendenze e inclinazioni umorali

1.2.2   Disturbi sentimentali quantitativi

1.2.2.1   Ipoaffettività apparente

1.2.2.2   Ipoaffettività costituzionale

1.2.2.3   Ipersensibilità

1.2.2.4   Ipertimia (iperaffettività)

1.2.2.5   Sentimentalità

1.2.3   Disturbi sentimentali qualitativi

1.2.3.1   Sindrome depressiva

1.2.3.1.1     Depressione e tristezza

1.2.3.1.2     Depressioni esogene

1.2.3.1.3     Depressione endogena o melanconia

1.2.3.1.4     Ansia

1.2.3.1.5     Motivazione e impulso

1.2.3.1.6     Motivazione ridotta

1.2.3.1.7     Stupor (paralisi) depressivo

1.2.3.1.8     Mania suicida

1.2.3.1.9     Depressione agitata

1.2.3.1.10   Disturbi riflessivi formali: rallentamento, impoverimento,                                                   incanalamento

1.2.3.1.11   Disturbi riflessivi materiali: idee fisse (coatte)

1.2.3.1.12   Disturbi e sintomi somatici in depressione

1.2.3.1.13   Depressione vitale

1.2.3.1.14   Depressione larvata

1.2.3.2   Sindrome maniacale

1.2.3.2.1     Euforia

1.2.3.2.2     Aggressività

1.2.3.2.3     Motivazione smisurata

1.2.3.2.4     Idee sfuggenti

1.2.3.2.5     Impressione dello psicotico

1.2.3.2.6     Indispensabilità e difficoltà di trattamento

1.2.3.2.7     Sintomi somatici maniacali

1.2.4   Disturbi regolativi dell¹affettività

1.2.4.1   Sviluppo dell¹emotività

1.2.4.2   Labilità affettiva

1.2.4.3   Incontinenza affettiva

1.3  Volere (intenti, volontà)

1.3.1   Coordinazione di pulsioni

1.3.2   Disturbi di ³intenti²

1.3.2.1   Disturbi d¹intento nelle malattie di coazione (fisse, manie)

1.3.2.2   Disturbi d¹intento nelle malattie di dipendenza

1.3.2.3   Disturbi d¹intento nella schizofrenia

1.3.2.4   Disturbi d¹intento nelle depressioni gravi

1.4  Funzioni mentali

1.4.1   Cognizione

1.4.1.1   Introduzione

1.4.1.2   Disturbi sensoriali e di sensazione

1.4.1.3   Disturbi cognitivi quantitativi

1.4.1.3.1     Ipersensibilità cognitiva

1.4.1.3.2     Iposensibilità cognitiva e apatia

1.4.1.4   Disturbi cognitivi qualitativi

1.4.1.4.1     Illusioni

1.4.1.4.2     Allucinazioni

                   1.4.1.4.2.1 Allucinazioni e chimere (³paranoie²)

                   1.4.1.4.2.2 Impressione della realtà

                   1.4.1.4.2.3 Nitidezza

                   1.4.1.4.2.4 Intensità

                   1.4.1.4.2.5 Valore affettivo

                   1.4.1.4.2.6 Allucinazioni acustiche, visive, olfattive,                                                              gustative, tattili e propriocettive

1.4.1.4.3     Comportamento di terapisti e non terapisti verso chi soffre di                           allucinazioni

1.4.1.4.4     Allucinazioni e sogni

1.4.1.4.5     Allucinazioni religiose

1.4.1.4.6     Pseudoallucinazioni

1.4.2   Coscienza

1.4.2.1   Introduzione

1.4.2.1.1     Coscienza sveglia

1.4.2.1.2     Autocoscienza

1.4.2.2   Disturbi di coscienza sveglia

1.4.2.2.1     Disturbi quantitativi

                   1.4.2.2.1.1 Stordimento, sonnolenza

                   1.4.2.2.1.2 Sopor, coma, ipervigilanza

1.4.2.2.2     Disturbi qualitativi

                   1.4.2.2.2.1 Sindrome amenziale (confusione)

                   1.4.2.2.2.2 Sindrome delirante

                   1.4.2.2.2.3 Stati di trasognanza

1.4.2.3   Disturbi di autocoscienza

1.4.2.3.1     Disturbi di attività

1.4.2.3.2     Disturbi di integrità

1.4.2.3.3     Disturbi di identità o continuità

1.4.2.3.4     Depersonalizzazione

1.4.2.3.5     Disturbi di autonomia, espropriazione

1.4.3   Memoria

1.4.3.1   Introduzione

1.4.3.1.1     ³Sedi² della memoria

1.4.3.1.2     Memoria, umore, affettività

1.4.3.1.3     Memoria, ricordo, esperienza

1.4.3.1.4     Riassunto delle definizioni

1.4.3.1.5     Disturbi della memoria

1.4.3.2   Disturbi mnemonici quantitativi

1.4.3.2.1     Ipermnesie

1.4.3.2.2     Disturbi quantitativi di memoria recente

                   1.4.3.2.2.1 Svanimento mnemonico

                   1.4.3.2.2.2 Psicosindrome amnestica

                   1.4.3.2.2.3 Confabulazione e perseveranza

1.4.3.2.3     Disturbi quantitativi di memoria remota, demenza

                   1.4.3.2.3.1 Amnesie

                   1.4.3.2.3.2 Amnesie retrograde

                   1.4.3.2.3.3 Agnosie

                   1.4.3.2.3.4 Amnesie emotive

                   1.4.3.2.3.5 Scostamenti/rimozioni

1.4.3.3   Disturbi mnemonici qualitativi

1.4.3.3.1     Distorsione mnemonica

1.4.3.3.2     Illusioni e allucinazioni mnemoniche

1.4.3.3.3     Pseudologia fantastica

1.4.3.4   Disturbi di riproducibilità mnemonica

1.4.4   Riflessione

1.4.4.1   Introduzione

1.4.4.1.1     Associazioni

1.4.4.1.2     Riflessione associativa

1.4.4.1.3     Riflessione orientata

1.4.4.1.4     Immaginazione

1.4.4.1.5     Pensieri e riflessioni

1.4.4.1.6     Parole

1.4.4.1.7     Pensieri astratti

1.4.4.1.8     Riflessione e lingua

1.4.4.1.9     Termini

1.4.4.1.10   Sintassi, logica, giudizio

1.4.4.1.11   Intelletto, esperienza

1.4.4.1.12   Riflessione inconscia

1.4.4.1.13   Valutazione del significato riflessivo

1.4.4.1.14   Riflessione creativa o produttiva

1.4.4.2   Disturbi riflessivi formali

1.4.4.2.1     Ruptus riflessivo

1.4.4.2.2     Privazione riflessiva

1.4.4.2.3     Riflessione appiccicante e vagante

1.4.4.2.4     Riflessione fuggente

1.4.4.2.5     Riflessione inibita

1.4.4.2.6     Riflessione stordita

1.4.4.2.7     Neologismi

1.4.4.2.8     Senso e nonsenso della riflessione schizofrenica

1.4.4.3   Disturbi riflessivi materiali

1.4.4.3.1     Idee di sopravvalutazione

1.4.4.3.2     Idee costrittive (fisse, coatte)

1.4.4.3.3     Dipendenze riflessive

1.4.4.3.4     Idee di vaneggiamento (paranoie)

1.4.5   Intelligenza

1.4.5.1   Introduzione

1.4.5.2   Oligofrenia (ipointelligenza)

1.4.5.2.1     Ereditaria, innata, acquisita

                   1.4.5.2.1.1 Debilità

                   1.4.5.2.1.3 Idiozia

1.4.5.2.2     Personalità oligofrenica

1.4.5.3   Demenza

1.4.5.3.1     Demenza organica e apparente

1.4.5.4   Iperintelligenza

 

2.0  Psicoterapie ortomolecolari

2.1 Strumenti di lavoro

2.1.1   Psicopatologie e integratori alimentari spesso scarsi

2.2  Procedura

2.3  Esempio di terapia

2.3.1   Lista di disturbi rilevati

2.3.2   Valutazione di sostanze coinvolte

 

3.0  Strumenti didattici per il seminario

3.1  Tavole psico-ortomolecolari

3.2  Modulo di esempio


 

1.0      Psicopatologia

BARZ, Helmut: Psychopathologie und ihre psychologischen Grundlagen, Verlag Hans Huber, Frauenfeld 1997

JASPERS, Karl: Allgemeine Psychopathologie, Berlin 1965

SCHNEIDER, Kurt: Klinische Psychopathologie, Stuttgart 1971

 

 

 

 

 

La seguente psicopatologia è descrittiva e concentrata su funzioni coscientemente accessibili. Serve come strumento terminologico senza il quale la riflessione e la comunicazione terapeutica diventano difficili. Come modello ho usato il testo di Helmut Barz citato sopra che consiglio vivamente di studiare, perché offre un¹ottima introduzione ben leggibile anche per l¹artigiano terapeutico. Il testo seguente è una sintesi.

 

Di seguito, la definizione di pochi termini che riappaiono spesso nel testo:

ipo-:        ³sotto-, meno-, scarso-, poco-, Š²

iper-:      ³sopra-, più-, esagerato-, troppo-, Š²

eso-:       ³dall¹esterno, Š²

endo-:     ³dall¹interno, Š²

-geno:     ³proveniente, Š²

psichico: che concerne la gestione personale accessibile alla coscienza

vegetativo: che concerne la gestione personale automatica ³inconscia²

somatico: corporeo

 

Nevrosi: disturbo psichico causato da conflitti scostati di sviluppo biografico che provocano alterazioni funzionali (non strutturali) di vissuto come problemi di:

- ansia, paure

- personalità

- conversione

- organi

- coazione

- depressioni

e che possono avere come conseguenze anche disturbi somatici.

Terapie (e medicazioni) sono necessarie solo se:

-  la nevrosi non è integrabile psichicamente e relazionalmente,

-  la sofferenza è notevole,

-  persistono impedimenti oggettivi e

-  la motivazione alla terapia da parte del colpito è forte.

 

Psicosi: disturbi psichici con alterazioni strutturali del vissuto distinti in:

  Psicosi organiche:

    -  Acuta reversibile: come sindrome amenziale, delirio, Š post traumatiche, Š

    -  Cronica irreversibile: di lesioni, infezioni, intossicazioni, altri processi riduttivi cerebrali o ormonali;                     si esprimono nelle più variate forme di disturbi psichici delle diverse funzioni e loro combinazioni.

  Psicosi endogene (senza precisa cognizione di cause fisiologiche):

    -  Schizofrenica (scissione di funzioni mentali).

    -  Affettiva.

    -  Depressioni endogene.

    -  Manie.

    -  Depressioni-maniacali.

    -  Affettive/schizoidi.

  Psicosi atipiche (cicloidali).

  Psicosi sperimentali: provocate da sostanze o tecniche; normalmente reversibili (se non c¹era una disposizione latente).

Spesso i pazienti psicotici non si percepiscono ³psichicamente ammalati². Se c¹è il rischio di un¹autolesione o sociolesione bisogna curarli forzatamente. Le terapie sono: trattamento della malattia base, eliminazione di influssi danneggianti, psicoterapia, socioterapia e psicofarmaci.

 

I temi vengono trattati più o meno secondo il seguente modello:

1.1      Funzioni ³vegetative²

I temi trattati sono i seguenti:

1.1.1   Riflessi

1.1.2   Istinto

1.1.3   Pulsioni

1.1.1   Riflessi

Un riflesso è una reazione organica a uno stimolo (esterno o interno all¹organismo) che non è dominato dalla volontà e dalle funzioni mentali.

 

 

La maggior parte delle funzioni corporee, procede alla perfezione secondo questi meccanismi autoregolativi: per grande fortuna non dobbiamo preoccuparci dell¹adattamento dei sistemi:

-  respiratori,

-  digestivi,

-  circolatori e

-  poco del funzionamento motorio e

-  gestionale del corpo stesso.

La costruzione anatomica e il funzionamento fisiologico ci liberano di questo compito enormemente complesso e se ci sono problemi a questi livelli, se ne occupano ³scientificamente² l¹anatomista, il fisiologo, il neurologo, l¹endocrinologo e tanti altri dottori.

 

Non è strano che nella nostra cultura annoiata non manchino i tentativi di infilarsi ³volutamente² anche in questo settore (invece di assolvere i compiti che non spettano all¹organismo) come lo dimostrano certe ³terapie² respiratorie, nutrizionali, meditative, sportive e alcuni addestramenti ideologici nonché innumerevoli cerchi esoterici. Essi non hanno tutti i torti nel cercare i miracoli della vita in questo settore, il peccato è che la loro ignoranza in merito è proporzionale alle loro credenze magiche che tentano di vendere come ³spirituali².

 

Il motivo è forse che tracce di molti di questi processi le percepiamo coscientemente come affetti, emozioni, sentimenti oppure come reazioni fisiche come ad es. il rossore, il pallore, le lacrime, il tremolio o il sudore: tutti riflessi vegetativi ingegnosi che possono essere interpretati benissimo come ³magici² da chi non si sente di studiarli.

 

Certi riflessi non sono innati, ma frutto di esercizio, addestramento, abitudine. Si chiamano riflessi relativi o condizionati. Tante abilità umane si basano su questa capacità come p.es. quelle militari, sportive, artigianali, artistiche, Š

È abbastanza sorprendente che sia la psicologia sia la psicopatologia rimangano quasi mute davanti ai riflessi condizionati. Invece una buona parte della nostra cultura, della quale tanto ci vantiamo, è impensabile senza la ³bravura riflessiva operativa², sia anche solo quella di saper scrivere (a mano o a macchina). Questo aspetto sembra meno nobile di quello dell¹³effervescenza² mentale, ma si tratta solo di pigrizia operativa.

1.1.1.1   Disturbi dei riflessi

1.1.1.1   Disturbi dei riflessi

I disturbi dei riflessi organici sono importantissimi in neurologia per la diagnostica di disturbi nervosi. In psicopatologia sono tralasciati, chissà per quale motivo.

 

Lo stesso vale per i riflessi e gli automatismi complessi e condizionati (per lo più risultato di allenamento, addestramento, esercizio e disciplina) che sarebbero la base di patologie e terapie comportamentistiche: praticamente non appaiono in letteratura. In psicologia si notano i disturbi dei riflessi spesso negli oligofrenici (ipointelligenza L), ogni tanto anche in persone ³normali² con una relativa disposizione ³reattiva².

 

A volte si legge del ³riflesso del finto morto² e di ³panico² come reazione a un supposto pericolo esistenziale, ma questi non sono patologici, bensì reazioni sensate spontanee e automatiche.

1.1.2   Istinto

Lo studio dell¹istinto è curato soprattutto in zoologia e in veterinaria.

 

 

Sono detti istinti i modi di comportamento ereditati (che non devono essere appresi), consistenti in sequenze di mosse riflessive, il cui scopo, normalmente è la conservazione dell¹esistenza del singolo o della specie. I comportamenti istintivi possono essere percepiti dalla coscienza, ma non sono controllati da essa; succedono automaticamente. Non sono però fissi, ma adattati alla situazione recente: singole mosse istintive sono determinate, l¹attività istintiva è variabile e adattabile.

 

Negli animali, diversi comportamenti istintivi sembrano ³reattivi² a stimoli esterni, p.es. fuggire o attaccare, mordere, cacciar via, minacciare, mangiare, bere, defecare, urinare, corteggiare, copulare, fare un nido, covare, delimitare il territorio, Š . Queste attività si chiamano attività istintive finalizzate.

 

In tante altre occasioni il comportamento istintivo è invece controllato da fattori interni (ormoni, umori, affetti, stati d¹animo, pulsioni) in modo che all¹osservatore appare come ³attività autonoma². In queste occasioni notiamo un comportamento (istintivo) di ³appetenza² che ³prepara² o cerca, o crea le condizioni o aspetta semplicemente in un posto e in un momento ben scelto che ³l¹occasione accada² (appostare) per un¹attività finalizzata. In pratica sono attività come la ricerca del cibo o dell¹acqua, di un posto per defecare o per urinare adatto, un compagno, un branco, un territorio non occupato o da conquistare, un posto per dormire o riposare, Š

 

In mancanza di stimoli esterni ³reali² certe attività istintive possono essere eseguite ³a vuoto² come lo descrive Konrad LORENZ. Nel gioco infantile presso gli animali si notano inizialmente degli allenamenti ad attività istintive, più tardi (in animali più evoluti) però anche esercizi di apprendimento per delle attività che non sono geneticamente tramandate e quindi non istintive.

 

L¹osservazione degli animali ci può insegnare tanto sui comportamenti istintivi, sia finalizzati, sia di appetenza, sia di esercizio, di allenamento e di perfezionamento di questi ultimi, come anche nel gioco e l¹apprendimento di capacità non geneticamente definite.

Basta non arrivare a conclusioni azzardate o postulare analogie ridicole: si sentono spesso generalizzazioni del tipo: ³gli animali Š², scoprendo che si intende il cane, che è un mammifero domestico il cui comportamento si distingue notevolmente già da quello di gatto, criceto, canarino, pesciolino (anche domestici), da mucche, maiali, galline, ovini, api che sono animali di allevamento, da volpi, topi, ratti che sono parassiti di civilizzazione umana, da civette, squali, lombrichi, rane, insetti e coccodrilli che sono animali ³selvatici².

 

Al contrario, riflessioni caute e comparative potrebbero rivelare molto sui nessi tra i riflessi, gli istinti, le pulsioni, le emozioni e sull¹apprendimento (che richiede almeno una certa capacità di memorizzazione e di cognizione). E fin lì ci arriva anche un lombrico, anche se per dei criteri umani in misura estremamente limitata. Fino a che punto ci arrivi poi un corvo, un delfino, un gatto a riflettere (trarre delle conclusioni) o in che modo è intelligente nel senso di una riflessione scusata, dell¹agire con uno scopo previsionale e interagire nel proprio interesse con l¹ambiente naturale e sociale è più questione di definizione che di fatto.

1.1.2.1   Disturbi dell¹istinto

1.1.2.1   Disturbi dell¹istinto

Se negli animali i disturbi nella sfera dell¹istinto vengono studiati meticolosamente, nell¹uomo la psicopatologia non li prende nemmeno in considerazione: eppure non sono meno importanti che per gli animali!.

 

Ogni tanto si legge di ³reazioni primitive² come ³furore omicida², ³incapacità momentanea di connessione², ³reazioni esplosive², Š Parecchie cosiddette ³manie aberrate² potrebbero anche essere chiamate disturbi dell¹istinto.

 

La delimitazione di istinto e pulsione è sofisticata e spesso non molto chiara. È storicamente da capire, quando Freud ha fatto i primi tentativi di ³ricondurre² delle ³coltivate mosse umane² a delle ³esigenze vitali².

1.1.3   Pulsioni

Il termine è un po¹ ricercato. In tedesco si usa la parola ³Trieb² che proviene da ³spingere, balzare, azionare, comandare, far girare, menare, condurre, istigare, Š² È usato dopo Freud con un significato che si distingue da ³istinto².

 

 

Vengono trattati i seguenti temi:

 1.1.3.1  Introduzione

1.1.3.2   Disturbi delle pulsioni

1.1.3.1   Introduzione

La definizione non è molto chiara, si tratta di una sensazione psichica che mira a una soddisfazione, un impulso, un incentivo a determinati comportamenti. Finché non appare nel cosciente è ³latente², come un potenziale ancorato nell¹organismo. La psicologia analitica (del profondo) ci insegna che queste forze ³inconscie e latenti² occupano un ruolo centrale nella motivazione e nello scatto di certe mosse. In questo contesto ci limitiamo al caso in cui dal latente diventa concreto in forma di impulso indirizzato.

Questo ³impulso² lo sentiamo inizialmente come stato ancora indefinito di ³carica², irrequietudine, insoddisfazione, che cerca di scaricarsi, pacificarsi, soddisfarsi ma che non è ancora direzionato o mirato a un determinato obiettivo, non sa ancora cosa vuole o cosa manca. Con questo sono coinvolti due rami:

-  L¹affettività inizialmente in forme di irrequietudine, nostalgia, desiderio e voglia che si evolve dall¹impulso non ancora indirizzato.

-  L¹incentivo (spinta, motivazione) come potenziale energetico ipotetico a disposizione della persona, dal quale nasce poi ogni dinamica sia organica che psichica.

 

Si ipotizza, che questo impulso nasca da ³diversi fabbisogni² dell¹organismo che si manifestano in caso di mancanza, come appetito, brama, desiderio, voglia, bisogno, necessità emotiva. Quando è manifesto è senz¹altro un fenomeno psichico, la sua origine però è sicuramente altrettanto organica. Una deficienza corporea che si esprime emotivamente.

 

L¹organismo, per funzionare, necessita di tanti ingredienti: ossigeno, acqua, cibo, sonno, una temperatura gradevole, movimenti e tant¹altro. Se il corpo non se li può procurare autonomamente, ce li segnala come bisogni e questa percezione ci rende irrequieti e impulsivi.

 

Se l²impulso latente² raggiunge un indirizzo, un obiettivo, un traguardo, si può parlare di una ³pulsione², la pulsione di soddisfare o pacificare ³l¹impulso indirizzato².

 

Dalla realizzazione di questa ³pulsione² siamo però ben lontani, occorrono ancora:

-  L¹incentivo (spinta, motivazione) come capacità energetica fisica e psichica.

-  ³Il volere² come capacità decisionale di:

    - scegliere tra diverse possibilità o diverse pulsioni eventualmente

      contrastanti o concorrenti;

    - subire le conseguenze e gli effetti collaterali o indesiderati prevedibili o temuti.

-  Gli strumenti, ³tempo e materiale² per la realizzazione (rispettivamente in un primo tempo la loro valutazione).

 

Nella pratica è spesso difficile distinguere le ³pulsioni² dai ³sentimenti² e dagli ³intenti² perché i due ultimi sono ancora parzialmente accessibili alla coscienza, le pulsioni invece sono ³costrutti deduttivi funzionali², indispensabili per riflettere il funzionamento psichico, osservabili tramite le manifestazioni di sentimenti e intenti, che forse corrispondono anche a una realtà materiale.

 

In questo senso Vengono trattati i seguenti temi:

1.1.3.1.1      Dal fabbisogno umano alla realizzazione di un impulso

1.1.3.1.2      Classificazione delle pulsioni

1.1.3.1.3      Gerarchia delle pulsioni

1.1.3.1.4      Pulsioni nel contesto psicologico

1.1.3.1.1     Dal fabbisogno umano alla realizzazione di un impulso

La seguente scala tenta di illustrare le tappe di un relativo processo in un esempio ³ridicolizzante² (perché molto civilizzato).

 

Origine                                                                             Elaborazione emotiva/    Trasformazione

realizzazione             ³ragionata²                                 dispositiva/operativa:                                         ³pulsione²

                                                  ³inconscio²                                   più o meno ³cosciente²                                                  ³cosciente²

 

fabbisogno di                 mi sento frustrato          voglio intraprendere         vado a bere

gratificazione &             & cerco                          qualcosa & mi                  un caffè al distributore

il mio capo mi               soddisfazione                sento & lo ³voglio²            automatico

critica                             =>                                  => & lo posso: cosa?       =>

? ^  <=                           <=                                  <=      <=

 

fabbisogno organico

& relativa

deficienza        ?=> bisogno organico:

?^                     impulso latente, espresso come:

^                       irrequietudine, malavoglia

^                       & indirizzo, obiettivo, mira ?=>    impulso indirizzato,

                                                                                  ³pulsione²:

^                                                                                richiesta, desiderio

^                                                                                bisogno, brama, voglia,

^                                                                                nostalgia, Š

^                                                                                & incentivo

                                                                                  & ³volere², intento

                                                                                  & ³tempo, materiale²       ?=> ³soddisfazione²

^                                                                                                                  (dell¹impulso indirizzato)

^  <=                         <=                                           <=                                      <=

L¹esempio dimostra quanto può essere distante alla fine la pacificazione di una frustrazione:

-   Andare (fuga) a.

-   Bere il caffè (soddisfazione olfattiva e gustativa aromatica, amara, dolce) con esito di.

-   Stimolo neurovegetativo ramo simpatico (alerte, incentivo) di un fabbisogno (rispetto sociale) e stimolo avverso (critica).

 

Una mossa più diretta sarebbe quella di prendere a botte il capo o di assentarsi definitivamente (attacco o fuga). Tutte e due inibite in questo momento per altre pulsioni (esigenze sociali) e meccanismi decisionali inconsci (intento: previsione di effetti indesiderati), le possibilità momentanee esterne (³tempo e materiale²: 5 minuti, -.60 centesimi) e la ³spinta² momentanea interna: qualcosa posso fare (incentivo).

Fino a che punto questo comportamento (di compensazione) pacifichi poi la frustrazione e per quanto tempo è un¹altra questione.

 

Si noti anche che in pratica ci sarebbero tantissime altre possibilità di reazione come p.es. accendersi una sigaretta, rispondere male, litigare, tentare di convincerlo che ha torto, farlo ridere o aizzarlo con una battuta, ignorarlo, lusingarlo o adularlo, fantasticare o pianificare delle misure di vendetta, sentirsi in colpa, vergognarsi, incavolarsi, Š o cose simili.

 

Si noti anche che in pratica disponiamo tutti di un ricco fondo di automatismi e stereotipi reattivi, alcuni diventati persino rituali reattivi che:

-   Da una parte sono economici perché ci evitano di rimuginare sempre le ³stesse menate² e ci permettono di concentrarci su un¹opera più importante.

-   Dall¹altra ci fanno reagire spesso al di sotto delle nostre capacità inventive, creative, ingegnose e ci mantengono in eterni circoli viziosi di stupidi giochetti.

È una caratteristica di persone con una forte spinta ³maniacale² disporre di pochi stereotipi del genere e sprecare la loro inventiva in una miriade di futilità, come è caratteristico di persone con poca spinta e ³depressive² economizzarla al punto che diventa loro impossibile liberarsene.

1.1.3.1.2     Classificazione delle pulsioni

Molteplici i tentativi di raggruppare le pulsioni p.es. in:

-   Sopravvivenza o auto conservazione (respiro, fame, sete, riparo, sonno).

-   Conservazione della specie (sessualità, cura della nidiata, relazioni) e di classificare altri bisogni come derivati da questi. Famose la proposta e le ipotesi di Freud di interpretare i bisogni culturali come ³sublimazione² della sessualità.

 

Innumerevoli le proposte di classificazione delle ³pulsioni² nella letteratura psicologica e scarsissimo il trattamento nella psicopatologia con l¹eccezione di SZONDI, L.: Triebpathologie, Bern/Stuttgart 1952. Di seguito mi limito quindi ad elencare una scelta di ³bisogni² dell¹essere umano che sono empiricamente constatabili, ordinati in:

-   Vitali e organici che riguardano piuttosto l¹individuo.

-   Sociali e gerarchici che riguardano piuttosto l¹integrazione sociale dell¹individuo.

-   Relazionali e affettivi bilaterali che normalmente sono raggruppati sotto ³sociali² il che crea notevoli problemi terapeutici; per questo motivo li separo.

-   Culturali e mentali che sembrano esclusivi per la specie umana e possono riferirsi a degli oggetti individuali, relazionali o sociali, spesso tutti e tre in modo indistinto.

  1.1.3.1.2.1 Bisogni e comportamenti vitali e organici

  1.1.3.1.2.2 Bisogni e comportamenti sociali e gerarchici

  1.1.3.1.2.3 Bisogni e comportamenti relazionali e affettivi

  1.1.3.1.2.4 Bisogni e comportamenti culturali e mentali

1.1.3.1.2.1 Bisogni e comportamenti vitali e organici

-   Primari:      respiro, sete, fame, riparo, sonno, Š

-   Funzionali: covata, cura per la nidiata, Š

                        Sicurezza, autonomia, individualità, appartenenza.

                        Movimento, gioco, sessualità.

                        Aggressività, alleanza, difesa, disinvoltura, fuga, Š

                        Tenerezza, autoerotismo, privazione, Š

                        Passionalità, curiosità, entusiasmo, ignoranza, Š

                        Relativi all¹³appetenza² p.es. ³cercare la lite² per

                        poter liberarsi dell¹aggressività, Š

                        Š

                   1.1.3.1.2.2       Bisogni e comportamenti sociali e gerarchici

                        (per non dover lavorare)

      - Vanità, civetteria, gelosia, Š

      - Rango, reputazione, ambizione, competizione,

        concorrenza, invidia, Š

      - Potere, potenza, dominio, posizione, ruolo, avidità di dominio, Š

      - Distinzione, solidarietà, alleanza, ignoranza, Š

      - Sessualità sociale, violenza, stupro, Š

      - Rappresaglia, vendetta, ritorsione, Š

      - Proprietà, avidità, avarizia, spilorceria, Š

      - Vendetta, ritorsione, ricatto, Š

      - Relativi all¹³appetenza² p.es. creare condizioni di

        competizione favorevoli, Š

      - Š

                   1.1.3.1.2.3       Bisogni e comportamenti relazionali e affettivi

      - Cura per la nidiata

      - Civetteria, gelosia, Š

      - Coccole, tenerezza, dedizione, Š

      - Simpatia, antipatia, empatia, competizione, Š

      - Innamoramento, erotismo, Š

      - Distanziamento, amalgamento, rispetto, Š

      - Erotismo, sessualità relazionale, Š

      - Comprensione, distrazione, sfogo, Š

      - Convivenza, intesa, separazione, contrasto, Š

      - Amicizia, inimicizia, Š

      - Relativi all¹³appetenza² p.es. corteggiamento, Š

      - Š

                   1.1.3.1.2.4       Bisogni e comportamenti culturali e mentali

                        (per il gusto di attività vitali, di intento, emotive, mentali)

      - Arte, artigianato, professione, mestiere.

      - Sapere, conoscenza, sapienza, scienza.

      - Conoscenza, riconoscimento.

      - Dovere, coscienza, responsabilità, Š

      - Giustizia, solidarietà, etica, morale.

      - Spiritualità, religiosità, ³santità², ³purezza², ³umiltà², Š

      - Relativi all¹³appetenza² p.es. proselitismo, propaganda, Š

      - Š

1.1.3.1.3     Gerarchia di pulsioni

Dei tentativi esplorativi per determinare una ³gerarchia di pulsioni² (negli animali) hanno dato come risultato, considerando le pulsioni vitali:

respiro            =>             cura per la nidiata      =>             bevande    =>             nutrimento     => sessualità => Š

1.1.3.1.4     Pulsioni nel contesto psicologico

Come scrisse FREUD (1932): ³Die Trieblehre ist sozusagen unsere Mythologie. Die Triebe sind mythische Wesen, grossartig in ihrer Unbestimmtheit. Wir können in unserer Arbeit keinen Augenblick von ihnen absehen und sind dabei nie sicher, sie scharf zu sehen².

³La dottrina delle pulsioni è per così dire la nostra mitologia. Le passioni sono esseri mitici, imponenti nella loro indeterminazione. Nel nostro lavoro non dobbiamo perderli d¹occhio neanche un momento e facendolo non siamo mai certi di focalizzarli².

1.1.3.2   Disturbi delle pulsioni

I disturbi delle pulsioni nella psicologia sono ritenuti la maggiore causa di nevrosi.

Come sintomi accompagnanti figurano:

-  In molte malattie organiche (psicosomatiche).

-  Nelle psicosi endogene (forse anche come causa collaterale).

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.1.3.2.1      Disturbi delle pulsioni sessuali

1.1.3.2.2      Disturbi dell¹istinto di conservazione

1.1.3.2.3      ³Manie aberrate², attività coatte

1.1.3.2.4      Tossicodipendenze, attività, riflessioni e affetti coatti

 

1.1.3.2.1     Disturbi delle pulsioni sessuali

I disturbi delle pulsioni sessuali sono definiti ³perversioni sessuali². Questo giudizio dipende in gran parte da norme e convenzioni culturali, religiose e politiche nonché dalla morale e dalla bigotteria del singolo; in un contesto psicologico conviene quindi rimanere molto cauti nell¹esprimere simili verdetti.

 

Nella psicopatologia si ritiene ³qualitativamente aberrante² un comportamento sessuale che:

-   danneggia o crea sofferenza al ³compagno² (criterio etico)

-   devia tanto della ³variazione concessa², che una grandissima maggioranza sociale lo percepisce come rarità ³ammalata² non più immedesimabile (criterio morale-sociale).

 

Non sarà possibile trovare una misura ³quantitativamente normale² di sessualità, benché certe aberrazioni, sia verso ³l¹eccessivo² (satirismo, ninfomania) sia verso la ³deficienza² (disinteresse sessuale), siano ritenute aberranti. In concomitanza con altre variazioni di personalità possono diventare motivo per uno sviluppo sessuale verso la perversità qualitativa.

I disturbi funzionali sessuali come la difficoltà d¹orgasmo, l¹eiaculazione precoce, l¹impotenza, sono molto raramente dei disturbi di pulsione, ma sono frequentemente delle altre inibizioni psichiche (spesso create da strane norme di illuministi popolari) oppure disturbi fisiologici o anatomici.

 

Anche le attitudini sessuali che non danneggiano e non creano apparentemente danno o sofferenza, ma sono determinate soprattutto da relazioni di ruolo, rango o dominio non sono ³perverse² nel senso ³psicologico², ma secondo il mio parere da sanzionare socialmente, perchè ledono un alto valore per il funzionamento di una società civilizzata: la protezione del più debole dal despotismo del più forte.

 

Esiste una ricca letteratura in merito, così mi astengo da ulteriori commenti.

1.1.3.2.2     Disturbi dell¹istinto di conservazione

Sotto ³istinto di conservazione² si raggruppano di solito tutte le pulsioni di genere primario o vitale.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

  1.1.3.2.2.1 Lasciarsi morire e suicidio

  1.1.3.2.2.2 Anoressia e bulimia

  1.1.3.2.2.3 Autolesione

                   1.1.3.2.2.1  Lasciarsi morire e suicidio

                                     In pazienti gravemente depressi manca l¹incentivo al punto tale che senza assistenza si lasciano morire di sete, fame, soffocamento, gelo, non fuggono nemmeno dai pericoli e non si difendono contro gli attacchi.

 

 

                                     Anche un paziente moribondo si può lasciar morire

                                     rifiutando bevande e cibo. Questo non è necessariamente una mancanza di incentivo ma può essere una decisione, oltre che lecita, anche ³nobile² per via della motivazione a monte.

 

                                     Un po¹ diverso è il caso di una persona fortemente depressa, alla quale appare per un momento la morte meno penosa della vita e le rimane sufficiente incentivo per metterla anche in atto e suicidarsi attivamente.

                                     Si può classificare questo atteggiamento come:

                                     - Mancanza d¹istinto di conservazione.

                                     - Mancanza della motivazione di vivere.

                                     - Cedimento alla pulsione della morte (postulato da Freud), ma rimane un giudizio puramente ipotetico davanti al fatto.

                   1.1.3.2.2.2  Anoressia e bulimia

                                     Sono evidentemente dei disturbi di nutrizione con degli effetti gravi sull¹istinto di autoconservazione.

 

 

                                     Certi psicologi li riconducono a disturbi sessuali (riconducono tutto a disturbi sessuali, conclusione zero!) oppure ad ambivalenze insuperabili di pulsioni sociali/relazionali con altre vitali.

                   1.1.3.2.2.3  Autolesione

                                     Si ritiene che la pulsione di aggressione per l¹ambivalenza di pulsioni culturali può essere diretta verso sé stessi.

                                     Questo atteggiamento si trova qualche volta in oligofrenici (ipointelligenti) e psicotici ed è ben diverso dai tentativi di suicidio.

1.1.3.2.3     ³Manie aberrate², attività coatte

 

 

Con questo termine si designano delle ³passioni² che una volta si chiamavano ³monomanie² che accompagnano ogni tanto delle nevrosi, ma anche delle lesioni celebrali, dei disturbi ormonali o la schizofrenia come:

-   Manie di pulizia (legate a criteri igienici).

-   Manie di eleganza (legate al narcisismo).

-   Poriomania: vagabondaggio senza piano e scopo.

-   Dipsomania: bevitori periodici.

-   Piromania: appiccare il fuoco nell¹altrui proprietà.

-   Cleptomania: rubare (come una gazza ladra) senza necessità o avarizia.

-   ...

1.1.3.2.4     Tossicodipendenze e attività/riflessioni coatte

Ci sono sostanze che rendono dipendenti come:

-   Alcool.

-   Tabacco.

-   Altre sostanze naturali come oppiacei, cocaina.

-   Diverse sostanze sintetiche come certi medicamenti.

Dopo aver somministrato una certa quantità di queste sostanze per un certo periodo di tempo, pare che si crei nell¹organismo un ³fabbisogno secondario² simile ai fabbisogni di bevande e nutrizione. La loro soddisfazione per un tossicodipendente diventa della stessa importanza come la soddisfazione di pulsioni vitali, e per questo motivo è anche enormemente difficile staccarsene.

 

 

Le sostanze che rendendo tossicodipendenti si distinguono per la ³dose di iniziazione² che per l¹alcool supera una tonnellata (corrispondente a ca. 10¹000 litri di vino o 20¹000 litri di birra o 3¹000 litri di grappa) mentre per le altre sostanze come gli oppiacei bastano pochi grammi.

 

Parlando di dipendenza, le dosi per arrivare all¹assuefazione devono essere aumentate e le distanze tra le loro somministrazioni diventare brevi. Raggiungere la soddisfazione diventa un processo autonomo, isolandosi da altri desideri personali, si distacca come qualcosa di ³estraneo² e diventa un¹idea e attività coatta, dominante su tutto e insaziabile.

 

Qualsiasi disturbo di pulsione può raggiungere dei livelli di dipendenza, diventando passione coatta:

-   Pulsioni sessuali aberrate.

-   Tossicodipendenze di ogni genere.

-   Anoressia, bulimia, poriomania, dipsomania, piromania, cleptomania, Š

-   Š

1.2      Sentimenti

I sentimenti sono opposti alle funzioni mentali, specie alla  riflessione. Si tratta di ³costrutti psichici² processuali (al di là della riflessione) tra me e un dato di fatto o una pulsione, il quale abbina al dato di fatto un valore:

-  Di accettazione (piacere) o di negazione (disagio).

-  Sul fondo di uno ³stato d¹animo² (indipendente dal momentaneo affetto o cognizione) che si può riferire a cognizioni remote o sorgere da contenuti inconsci.

 

Se coscienza, cognizione, memoria, riflessione e intelligenza si evolvono in particolare nella corteccia cerebrale, l¹affettività trova il suo substrato biologico soprattutto nel sistema limbico cerebrale in stretta collaborazione non solo con le funzioni corticali, ma altrettanto con la grande massa cerebrale vegetativa alla quale abbiamo accesso solo (percezione e cognizione cosciente) tramite delle pulsioni, degli istinti, dei riflessi e la ³volontà/testardaggine².

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.2.1   Introduzione

1.2.2   Disturbi sentimentali quantitativi

1.2.3   Disturbi sentimentali qualitativi

1.2.4   Disturbi regolativi dell¹affettività

1.2.1   Introduzione

I sentimenti vicini alle sensazioni sono abbastanza determinabili secondo la loro provenienza (esogena) e in parte anche provocabili, mentre andando oltre e includendo anche gli  ³stati d¹animo² sia la loro provenienza che la loro influenzabilità volontaria diventano precari. Pare che le loro fonti siano per lo più situate negli strati inconsci (endogeni).

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.2.1.1   Classificazioni dei sentimenti

1.2.1.2   Affetti, emozioni e sentimenti, stati d¹animo

1.2.1.3   Stati d¹animo, disposizioni di spirito, umori, tendenze e inclinazioni umorali

1.2.1.1   Classificazioni di sentimenti

Affetti, emozioni, sentimenti, stati d¹animo sono classificati in diversi modi:

 

  Secondo certi autori in tre tipi di criteri contrastanti:

    - Piacere e disagio.

    - Eccitanti e sedativi.

    - Costrittivi e liberatori.

 

  Altri autori classificano secondo la loro ³profonditಠin:

    - Localizzabili sensoriamente come, dolore, desiderio, Š;

      equivalenti alle percezioni.

    - Vitali come stanchezza, esaurimento, freschezza, Š;

      sentimenti dell¹organismo integrale.

    - ³Psichici² come amore, odio, ansia, tristezza, Š;

         qualità esistenziali dell¹ego.

    - ³Trascendentali² come estasi, beatitudine, disperazione, Š;

         stati esistenziali dell¹ego.

 

  Simile, ma più dettagliata è la classificazione dei sentimenti:

    - Determinati da sensazioni come dolore, desiderio, gusto, odore,

         freddezza, calore, ...

    - Determinati da pulsioni:

    - Vitali come, soddisfazione e frustrazione di pulsioni, paura, ansia, orrore, panico, Š

    - Sociali/relazionali come invidia, gelosia, Š

    - Determinati da ³interessi personali², includendo una ³presa di posizione²:

    - Religiosi.

    - Etici e morali.

    - Estetici.

    - Logici.

    - Di simpatia, antipatia, empatia.

    - Di giustizia, tatto e buoni costumi.

    - Individuali secondari (o privati) che dipendono da complessi di

    sentimenti sovracitati come gioia, lutto, disperazione, afflizione, ...

 

Personalmente e per scopi terapeutici classifico in modo ³semplicistico² i sentimenti in:

-  Piacevoli e spiacevoli contrapposti a indifferenti (criterio di ³Es² o ³Battista²).

-  Giusti e ingiusti contrapposti a ³non m¹importa² (criterio di ³Ueber-Ich o ³Vaticano²).

-  Utili e futili contrapposti a ³non m¹interessa² (criterio di ³Ich² o ³Io²).

 

Spesso si scoprono così notevoli squilibri psichici in quanto:

-  Soggetti con tendenze ³inquisitorie², che valutano tutto secondo il giusto-l¹ingiusto, non si chiedono mai se è piacevole o a che cosa serve. Se non diventano farisei, sono colpiti dai sensi di colpa:

-  Soggetti con tendenze ³animalesche² che dividono il sentimento in piacevole-spiacevole con nessun altro interesse e senza scrupoli: soffrono di solito di isolazione sociale se non diventano cinici guru, predicando l¹acqua e bevendo il vino.

-  Soggetti con tendenze ³utilitaristiche² che perseguono esclusivamente interessi personali a ogni costo, anche se auto- e sociolesionistici, soffrono di avversioni relazionali, se non trovano dei compagni ³vittime².

 

Fortunatamente incontro raramente ³prototipi² di simili tendenze;

più spesso invece ³combinazioni² come:

-  Inquisitorio-animalesco con deficienze ³culturali².

-  Inquisitorio-utilitaristico con deficienze ³vitali².

-  Animalesco-utilitaristico con deficienze ³sociali².

Tutti e tre con coloratissime sfumature psichiche personali.

 

Non tra i pazienti, ma tra i conoscenti, amici, compagni, la maggior parte è dotata di un ben vivibile controllo ³di interessi personali² sulle loro tendenze sia ³animalistiche-biologiche² che ³inquisitorie-sociali², senza che uno dei tre prevalga troppo, a lungo andare e conseguentemente.

1.2.1.2   Affetti, emozioni e sentimenti, stati d¹animo

In psicologia si distinguono dei percorsi sentimentali secondo la loro intensità e durata:

 

-  ³Affetti² come sentimenti intensi ma poco duraturi: ira, rabbia, entusiasmo, paura, gioia, spavento, sdegno che trovano una loro espressione più o meno articolata secondo i costumi culturali e le abitudini comportamentali dell¹individuo. Il coinvolgimento affettivo di un tifoso di calcio può essere spiccato senza che lo tocchi emotivamente un granché o per un tempo lungo.

 

-  ³Emozioni e sentimenti² come affetti meno ³violenti², ma più duraturi e profondi: un film con affetto-provocante può suscitare sentimenti meno affettivi, però emozioni complicate del tipo della compassione impotente, l¹ambivalenza non finalizzata, la rassegnazione rinunciante che commuove.

 

Sia affetti che emozioni sono reazioni a eventi o pensieri precisi e hanno quindi un preciso inizio, raggiungono un culmine e si perdono poi più o meno lentamente.

-  ³Stato d¹animo, disposizione di spirito, umore², al contrario di affetti e emozioni, spesso non lasciano riconoscere un chiaro motivo: possono durare anche a lungo e possono essere di intensità da debole a fortissima. Normalmente sono i fenomeni di un retroscena psichico, poco cosciente, che danno un timbro particolare ad affetti ed emozioni.

1.2.1.3   Stati d¹animo, disposizione di spirito, umori, tendenze e inclinazioni umorali

La ³disposizione di spirito² media è individuale e fa parte dell¹identità di una persona: la poco incentiva, riservata e un po¹ fredda disposizione di spirito di un ³flemmatico² per un tipo sanguigno sarebbe già leggermente ³depressiva², come la ³smisurata ilarità ipomaniaca² di una signora anziana può essere la disposizione quotidiana di una ragazza.

 

Lo stato d¹animo varia entro certi limiti per rispettare delle condizioni fisiologiche: da attività allegra a sottomissione, da aggressione rivendicativa, a erotica o pigra distrazione. Sono poco durature e tornano sempre alla disposizione di spirito base individuale. Anche il malumore dopo una frustrazione o il lutto dopo un decesso si distinguono dalle emozioni solo perché sono più duraturi e coinvolgono maggiormente la vita psichica.

 

Spesso invece gli umori e gli stati d¹animo sembrano senza motivo, attacchi o lente invasioni. Li viviamo come estranei: determinano il nostro pensiero e le nostre mosse e non siamo ben capaci di modificarli volontariamente. Il fatto ci insegna che non solo eventi esterni e processi coscienti determinano i nostri umori e stati d¹animo, ma spesso dei meccanismi inconsci sia corticali che limbici o vegetativi.

1.2.2   Disturbi sentimentali quantitativi

I disturbi quantitativi di sentimento si trovano in una zona grigia tra normale e patologico come lo illustrano gli esempi citati prima.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.2.2.1   Ipoaffettività apparente

1.2.2.2   Ipoaffettività costituzionale

1.2.2.3   Ipersensibilità

1.2.2.4   Ipertimia (iperaffettività)

1.2.2.5   Sentimentalità

1.2.2.1   Ipoaffettività apparente

(per scostamento/rimozione)

 

Non esiste ³una quantità normale² di sentimento. Persone diverse in età diverse e culture diverse hanno le loro caratteristiche sentimentali. Da considerare anche che la valutazione dell¹affettività del prossimo dipende essenzialmente dalla propria e dai nostri riferimenti ideali in merito.

 

 

Non sono rare le persone che si lamentano della propria deficienza sentimentale: spesso si tratta in questi casi di paure nevrotiche del sentimento, determinate dal vissuto e dall¹inconscio del colpito:

-  Lo sviluppo dell¹affetto è un processo delicato e facilmente disturbabile.

-  La nostra cultura e i metodi educativi sanzionano spesso le espressioni, la formazione e la manutenzione dei sentimenti, mentre privilegiano l¹aspetto razionale.

 

Non c¹è da meravigliarsi che questo porti il colpito ad aver paura e a detestare i sentimenti, fino a scostarli/rimuoverli. Questo, infine, diventa un impoverimento della cultura sentimentale (e non una deficienza dell¹affetto stesso). Tutto ciò viene percepito sia dal colpito che dai suoi vicini in modo disturbante.

1.2.2.2   Ipoaffettività costituzionale

Pare che analogamente alle differenze di intelligenza esista anche un¹ ipoaffettività costituzionale. Conosciamo tutti delle persone povere di sentimenti, con poca compassione, pudore, onore, vergogna, pentimento e prive di coscienza, bisogna considerare se :

-  si tratta di una vera deficienza o

-  di un atteggiamento iperrazionale e

-  dove sia il limite tra il patologico e il socialmente accettabile.

Ciò è difficile da stabilire; anche perché la nostra cultura ³bigotta² giudica da una parte le proprietà iperrazionali come ³amorali² ma d¹altra parte le premia materialmente.

1.2.2.3   Ipersensibilità

 

 

Significa una spiccata reazione emotiva a eventi e impressioni in misura tale che il colpito ne soffre. Se è ³patologica² ciò dipende dalle altre capacità del colpito: se esso non dispone di altre qualità, diventa senz¹altro miseria e impedimento e perciò patologica. Se riesce bene a sfruttarla e integrarla, può essere una fonte di creatività.

1.2.2.4   Ipertimia (iperaffettività)

 

 

All¹ipersensibilità si aggiunge un esagerato bisogno di affetto. Ci sono delle espressioni emozionate, litigiose, ³indisciplinate², come di serena un pò superficiale inclinazione a relazioni senza impegno. Quando e in che misura diventa patologico è più una definizione di norme relazionali che di sofferenza del colpito; conosciamo tutti delle persone ³appiccicose² e da bambini lo siamo stati forse anche noi e lo siamo ancora talvolta in situazioni in cui ci necessita il sostegno del compagno o del branco. Spesso è anche una forma di ³corteggiamento a vuoto².

1.2.2.5   Sentimentalità

 

 

Gli attacchi sentimentali fanno parte della vita emotiva anche di persone psichicamente sane. Diverse sono le persone cronicamente sentimentali, innamorate della loro sensibilità, che si esprimono in forme più o meno sdolcinate e leziose: spesso, questo atteggiamento non è tanto innocuo, ma piuttosto la maschera o il retro di una medaglia di brutalità paurosa.

1.2.3   Disturbi sentimentali qualitativi

I disturbi qualitativi dei sentimenti sono ritenuti di solito alterazioni patologiche se superano certi limiti.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.2.3.1   Sindrome depressiva

1.2.3.2   Sindrome maniacale

1.2.3.1   Sindrome depressiva

Depressione, questo termine tecnico psicologico è diventato in lingua parlata un sinonimo di ³tristezza², forse un tentativo di ³patologizzare² un ingrediente scomodo, ma indispensabile per un sano funzionamento psichico, rendendolo così un fenomeno da evitare o da curare. Tanto più che, in fasi di tristezza, ci serve un amico e visto che l¹amicizia è fuori moda e impegnativa, conviene trasferire questo ruolo al ³terapista², il quale viene compensato per la sua dedizione.

 

 

 

Un bravo operatore curante non segue questa tendenza, ma sostiene che sentimenti di lutto e stati d¹animo di tristezza in relative circostanze non sono malattie, ma sane e indispensabili reazioni per un ordinario funzionamento psichico. Insisterà quindi, che il termine ³depressione² o meglio ³sindrome depressiva² sia usato esclusivamente per un¹irritazione di tristezza patologica, mai isolata come disturbo di sentimento, ma sempre connessa con altre funzioni psichiche e somatiche (organiche).

 

La sindrome depressiva (patologica) si incontra ³isolata² ma anche come espressione di tante altre malattie come p.es.:

-  Ciclotimia (depressione endogena in fasi di psicosi depressiva-maniacale).

-  Disturbi organici

-  Certe forme e fasi di schizofrenia.

-  ³Reazioni psicogene² anormali.

-  Fasi nevrotiche in forma di depressione nevrotica.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.2.3.1.1      Depressione e tristezza

1.2.3.1.2      Depressioni esogene

1.2.3.1.3      Depressione endogena o melanconia

1.2.3.1.4      Ansia

1.2.3.1.5      Motivazione e impulso

1.2.3.1.6      Motivazione ridotta

1.2.3.1.7      Stupor (paralisi) depressivo

1.2.3.1.8      Mania suicida

1.2.3.1.9      Depressione agitata

1.2.3.1.10    Disturbi riflessivi formali: rallentamento, impoverimento, incanalamento

1.2.3.1.11    Disturbi riflessivi materiali: idee fisse (coatte)

1.2.3.1.12    Disturbi e sintomi somatici in depressione

1.2.3.1.13    Depressione vitale

1.2.3.1.14    Depressione larvata

1.2.3.1.1     Depressione e tristezza

Irritazione dovuta a tristezza, smisurata come profondità ed estesa come durata in relazione alle circostanze:

-   Si parla di ³depressione esogena² quando la circostanza è ancora ragionevolmente plausibile, ma la reazione smisurata,

-   di depressione ³endogena² se il motivo non è rilevabile (inconscio) o immedesimabile.

 

Molte volte non è tanto facile distinguere le due forme.

1.2.3.1.2     Depressioni esogene

La sindrome depressiva esogena (patologica) si incontra:

-   ³Isolata² in condizioni insolite di vita (eventi, traumi, Š, situazioni).

-   Disturbi organici p.es. ormonali (postpartum, tiroidali, Š), traumi cardiovascolari, Š

-   ³Reazioni psicogene² anormali identificabili come tali.

-   In fasi nevrotiche sotto forma di depressione nevrotica identi-ficabile come tale.

 

Nelle depressioni esogene (provocate dall¹esterno) è impedita l¹elaborazione psichica in maniera economica ed efficace di eventi frustranti, in modo che la profondità e la durata della tristezza e dell¹ansia non sono più in relazione all¹evento frustrante.

 

Da questa scarsa ³capacità di elaborazione delle frustrazioni² (o di autoregolazione) sono afflitte prevalentemente le persone che hanno delle difficoltà di:

-   Crearsi delle condizioni che le soddisfino e

-   evitare delle condizioni che frustrano i loro bisogni emotivi principali.

         Si tratta di una specie di ³sistema immunitario² psichico e come questo si indebolisce al punto che diventa ³cronica² una continua ³sopportabile² esposizione frustrante mai portata bene a termine.

 

Quindi la mancata autoregolazione si basa spesso sulle seguenti difficoltà:

 

-   lo squilibrio tra il ragionamento (corteccia cerebrale) e il sentimento (sistema limbico):

     - o il ragionamento inibisce l¹espressione dei sentimenti e degli impulsi (forme apatiche),

     - o emozioni e impulsi inondano un ragionamento sensato (forme agitate) che dipendono da fattori culturali, educativi, ereditari ma fortemente anche dallo sviluppo personale.

 

-   La mancante autonomia dispositiva in tempo, materiale, relazioni, ruoli e valori che sembra determinata da circostanze ambientali, ma in realtà contiene una forte ambivalenza tra: il bisogno di sicurezza da una parte e di conseguenza l¹accettazione di condizionamenti (tempo, materiale, emotivo, il prestigio, la simpatia, la reputazione, Š) dall¹altra.

 

In combinazione con della difficoltà decisionali (intento) grazie alle relative incapacità, si instaura un circolo vizioso che produce continue frustrazioni:

-   l¹accettazione del condizionamento (che soddisfa la sicurezza) crea frustrazione di autonomia;

-   una mossa (o tentativo) di autonomia (che soddisfa l¹autostima) crea frustrazione di sicurezza che

-   inclina all¹accettazione del condizionamento e così via da capo Š

 

Finché:

-   le pretese (inconscie) di sicurezza e autonomia e

-   le capacità di crearsi condizioni emotive soddisfacenti (autonomia senza grandi condizionamenti) e

-   di evitare condizioni emotive frustranti (condizionamenti senza guadagno di sicurezza), non sono equilibrate,

la situazione rimane quella del giocatore di borsa che mira al massimo profitto a rischio zero.

 

Ho illustrato il ³meccanismo di circolo vizioso² con l¹ambivalenza ³sicurezza-condizionamento² verso ³l¹autonomia-rischio² perchè è qualcosa che incontro spesso in terapia, ma possono essercene tanti altri, del tipo: dedizione-impegno, contrapposto: ³disponibilità-libertà², Š

 

Questi esempi banalizzanti illustrano che dette problematiche sono in minor grado dipendenti da meccanismi fisiologici piuttosto che dall¹incapacità di gestire la propria vita.

 

L¹approccio terapeutico ³causale² sarà quindi del tipo psicoterapia e/o socioterapia (comportamentale, di discorso, umanistico, ... meno analitico o di profondità, che vanno bene probabilmente in un secondo tempo se si tratta di forme nevrotiche o di ³reazioni psicogene²) per aumentare le capacità ³autogestionali² e di intento.

 

Spesso come terapista si incontrano invece quelle persone già ³esaurite² di incentivi e intenti al punto che manca l¹energia per affrontare un impegno del genere (richiede parecchia energia da parte del colpito). Quindi la prima tappa consiste nell¹aumentare l¹incentivo e l¹intento contemporaneamente, con piccoli passi sintonizzati.

 

Spesso in fase acuta di crisi neanche questo è fattibile e occorrono delle misure palliative di vario genere (anche farmacologiche e metaboliche) per dare un colpo di mano al povero organismo:

-   alleviando i peggiori sintomi somatici e psicosomatici

-   migliorando le condizioni vegetative, relazionali e sociali quanto possibile

-   rinforzando così i circuiti autoregolativi vegetativi a scapito di quelli ³inquisitori²

-   restituendo man mano un minimo di autonomia al povero ego.

 

Sconsiglio nella fase di crisi l¹intervento ³laico², specialmente se ³ben intenzionato² perché è rischioso e spesso sostiene quegli elementi che lo hanno portato in questa situazione. Anche ³metodi analitici² in questa fase sono controindicati perché aumentano la carica che già prima non era più gestibile.

1.2.3.1.3     Depressione endogena o melanconia

In contrasto alle depressioni esogene, i motivi per le depressioni ³endogene² si sospetta provengano ³dall¹interno inconscio² perché apparentemente non figurano motivi esterni. Se è così, pulsioni, istinti, impulsi, riflessi, meccanismi neurovegetativi e ormonali mettono ³l¹autoregolazione limbico-corticale² a così dura prova che non regge più.

 

La sindrome depressiva endogena (patologica) si incontra sola o accompagnata da altre malattie come p.es.:

-   ciclotimia (depressione endogena in fasi di psicosi depressiva-maniacale)

-   in certe forme e fase di schizofrenia

-   ³reazioni psicogene² anormali non identificabili

-   in fasi nevrotiche in forma di depressione nevrotica non identificabile.

 

I sintomi e l¹evoluzione sono i medesimi come nella depressione esogena. Gli approcci terapeutici sono simili a quelli delle depressioni esogene con le seguenti differenze:

 

   Nelle forme psicotiche è di primordiale importanza l¹intervento farmacologico e/o metabolico sia in fase acuta sia in fasi intermediarie. Interventi psicoterapeutici analitici (di profondità) di solito non portano nessun effetto (perché essenzialmente si tratta di disturbi organici-fisiologici). Interventi psicoterapeutici di tipo comportamentale umanistico possono eventualmente migliorare le capacità di incentivo/intento e autogestionali/autoregolative, il che è di sollievo ma non è curativo.

 

   Nelle forme ³nevrotiche² e di ³reazioni psicogene anormali² si procede, nelle fasi acute e di crisi, come nelle forme esogene. Nelle fasi intermediarie le psicoterapie analitiche (di profondità) possono diventare grandi strumenti di guarigione (della nevrosi, se si riesce a convincere il colpito a curarsi ³quando sta bene²).

1.2.3.1.4     Ansia

L¹ansia (e anche paure come l¹insonnia) sono un ³sintomo guida² e spesso premonitore di depressioni di tutti i tipi:

-   Spesso l¹ansia è vissuta come ³paura fluttuante senza determinato oggetto² e il paziente sa che non esiste un motivo ragionevole.

-   Dall¹ansia possono svilupparsi delle fissazioni (che sono meglio sopportabili dell¹ansia).

1.2.3.1.5     Motivazione e impulso

Nelle depressioni la motivazione (incentivo e intento) e gli impulsi sono disturbati:

-   inibiti quando l¹ansia, tramite la corteccia cerebrale, inibisce gli impulsi del sistema limbico e crea una reazione di ³finto morto² fino allo stupore (paralisi psichica);

-   eccitati quando l¹ansia stimola il sistema limbico in maniera tale che le emozioni superano i controlli corticali e si esprimono in frenesia e panico.

1.2.3.1.6     Motivazione ridotta

L¹incentivo come fonte di energia di mosse fisiche e psichiche diminuisce e riduce man mano anche i relativi impulsi. Si evolve verso l¹apatia insuperabile da parte della ³volontà², del ragionamento e di altre belle funzioni (intento), perchè i processi di regolazione non funzionano più quando manca l¹energia per la mossa. Sono ridotte le pulsioni esistenziali come gli impulsi sessuali, la curiosità, il distanziamento, Š

1.2.3.1.7     Stupor (paralisi) depressivo

L¹apatia può evolversi fino allo stupore (paralisi) depressivo dove mancano le motivazioni, l¹incentivo e l¹intento anche per le primitive mosse esistenziali e le pulsioni come l¹istinto di autoconservazione.

1.2.3.1.8     Mania suicida

Nelle fasi avanzate di apatia e di più ancora nello stupore depressivo sono inibite anche le capacità di suicidio, intatto è solo il desiderio di lasciarsi morire. Più critica la fase di passaggio (anche in senso di guarigione) quando l¹intento c¹è nuovamente e il disagio persiste.

1.2.3.1.9     Depressione agitata

In certe forme depressive l¹incentivo è esagerato (depressione agitata, eccitata) perché l¹ansia libera enormi affetti ed emozioni. Un dinamico irrequieto, attaccandosi a tutto e tutti, chiede concitatamente aiuto, cura, narcosi o il colpo di grazia. È una tortura non solo per il colpito ma per gli altri pazienti, i familiari e il personale che lo cura.

1.2.3.1.10   Disturbi riflessivi formali: rallentamento, impoverimento,incanalamento

Spesso nella prima fase delle depressioni si notano anche dei disturbi formali di riflessione come il rallentamento, l¹impoverimento e l¹incanalamento:

-   Il rallentamento riflessivo si riconosce nel linguaggio lento e sottovoce in diretta funzione ad un diminuito incentivo.

-   L¹impoverimento dei pensieri si deduce dalla diminuzione drastica delle associazioni cognitive.

-   L¹incanalamento significa che negli stretti limiti dell¹ancora pensabile si formano ricche associazioni, ma tutte depressive.

1.2.3.1.11   Disturbi riflessivi materiali: idee fisse

In un secondo tempo e specialmente in depressioni endogene i disturbi riflessivi diventano anche ³materiali² fino a diventare disturbi qualitativi cognitivi e fissazioni (perché meglio sopportabili dell¹ansia, fornendo almeno un ³surrogato² del motivo per la malattia ³depressione²).

 

Le fissazioni così sviluppate (in contrasto alle fissazioni in altre malattie psichiche) sono spesso:

-   Fissazioni di coscienza: di colpe e di peccati.

-   Fissazioni di malattia: ipocondriaco in diverse forme di vittimismo e fissazioni dietetiche, di inquinamento e di vita/comportamento/abitudini sani e malsani.

-   Fissazioni economiche: paura della povertà.

Altre fissazioni (come di persecuzione, di amore, megalomania, Š) non si notano nelle depressioni.

1.2.3.1.12   Disturbi e sintomi somatici nelle depressioni

Già in fase di tristezza ³sana² si nota che anche il corpo è in lutto e si sente esausto e senza forze. Più in là si sente ammalato, abbattuto, debole, decrepito, distrutto, Š In casi di depressione sia esogena che soprattutto endogena si trovano numerosi sintomi somatici come:

-   Disturbi di sonno in varie forme.

-   Disturbi di appetito e di digestione in varie forme.

-   Irregolarità mestruali e di appetito sessuale.

-   Dolori e parestesie alla testa, al cuore, allo stomaco, alla pancia, alle estremità e nei diversi organi.

 

Personalmente trovo molto azzardato interpretare a ³senso unico² l¹asse depressione => sintomi somatici: l¹esperienza come medico naturalista e terapista di diverse discipline mi insegna che è altrettanto frequente l¹inverso: cioé che un disturbo organico crea dei sintomi di sentimento e di altre funzioni psichiche.

 

Inoltre è limitativo vederlo come ³asse² nel senso di ³causa -> effetto²: normalmente nell¹evoluzione della malattia si tratta di ³circoli viziosi² come nella guarigione si tratta di ³circoli graziosi². E questo significa anche che terapeuticamente in un circolo si può intervenire in ogni punto per modificare (in bene o in male) il funzionamento dinamico ciclico.

 

È una mia severa critica alla specializzazione medica (e alternativa) che deprava e inibisce il concetto del trattamento di tali ³circoli²: è come se un agricoltore, un biochimico, un tecnologo, un operatore di produzione industriale alimentare, un contabile, un venditore, uno specialista di marketing, un azionista, un bancario, un legale e un assicuratore tentassero di risanare una multinazionale (p.es. la NESTLE), uno dopo l¹altro e in continua concorrenza uno contro l¹altro.

1.2.3.1.13   Depressione vitale

Il termine è qualche volta usato per esprimere nelle depressioni endogene il fatto che i seguenti tre sintomi sono primordiali (ricavati in trent¹anni da esplorazioni sistematiche p.es. SCHNEIDER, STOERRING) :

-   Disturbi di pulsioni, impulsi, istinti.

-   Disturbi di ³percezioni corporee².

-   Assenza di desiderio-disagio.

Oltre ai tre i sintomi sopra citati, ci sono prevalenti sintomi corporei e probabilmente anche motivi piuttosto anatomici, fisiologici, metabolici. La tristezza e l¹ansia normalmente accompagnano questi tre disturbi.

 

La deduzione è convincente, la conclusione vale zero: invece di dedicarsi alle interazioni dei fattori culturali e fisiologici, gli uni si piacciono nel ridurre il tema alla biochimica, mentre gli altri si perdono in vani criteri ³spirituali² (tutti e due a spese della comunità e del povero depresso che rimane depresso).

1.2.3.1.14   Depressione larvata

Quando prevalgono dei sintomi ³somatici² che ³coprono² i sintomi di tristezza e ansia, si parla spesso di ³depressione larvata².

Vorrei vedere il tipo sportivo con un ginocchio da anni dolente (³resistente alle terapie² applicate, che vuol dire trattato da terapisti incapaci) che non diventa depressivo. Il medico incapace lo manda in psicoterapia. Lo psicoterapista accetta (in tempi di grande concorrenza) e gli massaggia l¹anima con l¹effetto che d¹un tratto il povero paziente si sente anche impazzito. Il tutto per nascondere l¹impotenza di guarire un ginocchio leso o almeno di ammettere tale lacuna.

1.2.3.2   Sindrome maniacale

La sindrome maniacale, disturbo emotivo antitetico alla depressione, si incontra quasi esclusivamente nel contesto di una psicosi depressiva-maniacale in alternanza con fasi (endogene) depressive. La causa non la si conosce, ma si sospetta una componente ereditaria del tipo anatomico/fisiologico.

 

 

I sintomi maniacali sono sotto molti aspetti inversioni dei sintomi della sindrome depressiva:

-  Lo stato d¹animo è eccitato al punto da disturbare l¹ambiente sociale (non il maniaco).

-  Intento, motivazione, impulso e incentivo sono esagerati e instancabili.

-  Il ragionamento è dispersivo, accelerato, vagante, ³di palo in frasca² e estremamente creativo (almeno sotto gli aspetti quantitativi).

 

Vengono trattati i seguenti aspetti:

1.2.3.2.1      Euforia

1.2.3.2.2      Aggressività

1.2.3.2.3      Motivazione smisurata

1.2.3.2.4      Idee sfuggenti

1.2.3.2.5      Impressione dello psicotico

1.2.3.2.6      Indispensabilità e difficoltà di trattamento

1.2.3.2.7      Sintomi somatici maniacali

 

1.2.3.2.1     Euforia

Mentre il passaggio dall¹³igienica tristezza² alla leggera depressione è fluttuante, i sintomi maniacali appaiono invece all¹ambiente sociale come ³malattia² anche in forme leggere (submaniacale, ipomaniacale).

 

Stranamente questi sintomi di continua ³lunaticheria, paranoia, irascibilità, mania, Š² vengono raramente denunciati anche se spesso nelle famiglie diventano veri e propri atti di terrorismo e dispotismo privo di qualsiasi rispetto umano, relazionale e sociale.

 

Già in questa fase ³euforica² si nota un piatto, non motivato umorismo, privo di differenziazione verso sconosciuti e ³superiori² e di lunaticità dispotica verso i ³piccoli² e dipendenti.

 

Anche l¹attivismo, proveniente dall¹³esagerato incentivo e intento² sembra esaltato e il comportamento ³logorroico² (interminabili monologhi a mitragliatrice) mette a dura prova la pazienza dell¹interlocutore involontario, volontario o costretto.

1.2.3.2.2     Aggressività

In forme maniacali sviluppate l¹euforia è portata all¹estremo: lo spassoso diventa aggressore verbale ed è una fortuna per i familiari, gli altri pazienti e il personale sanitario che l¹aggressione materiale si indirizza prevalentemente verso gli oggetti. Per quanto riguarda i dipendenti e i ³piccoli² è comunque un vivere nel continuo terrore psichico (rompiscatole).

1.2.3.2.3     Motivazione smisurata

L¹incentivo e l¹intento esagerato obbligano il maniaco ad un continuo dinamismo motorio, mai una cosa dopo l¹altra ma possibilmente tutte contemporaneamente e mai terminandone bene una, coinvolgendo tutte le persone reperibili (che poi terminano probabilmente le opere iniziate) e parlando continuamente, giudicando, criticando, emanando sentenze e ordini.

1.2.3.2.4     Idee fuggitive

Come nelle altre attività, anche la riflessione è fuggitiva: mille idee e frammenti di pensieri vengono associate spesso in modo sorprendente, divertente, affascinante e originale; ma mai una riflessione viene portata a termine. Come conclusione mentale serve un giudizio o una sentenza per darsi almeno l¹aria di aver terminato formalmente il ragionamento.

1.2.3.2.5     Impressione dello psicotico

Per questi motivi e perché egli lascia apparire ancora una traccia del filo conduttore nel discorso, in cui salta di ²palo in frasca², all¹interlocutore non appare così spaventosamente distratto come nel caso del discorso schizofrenico, ma appare ³ammalato², psicotico e non immedesimabile.

 

Al contrario, il maniaco stesso si trova finalmente ³normale², in piena forma fisica, psichica e intellettuale, si gode il suo ottimo umore, ammira la propria capacità riflessiva e trova bigotti gli altri che si distanziano dalla sua disinibizione e volgarità. L¹unica cosa che lo disturba narcisisticamente è che gli altri lo trattano come un poveretto ammalato. Per questo e ³perché nessuno lo capisce² diventa rissoso e aggressivo.

1.2.3.2.6     Indispensabilità e difficoltà di trattamento

Questi pazienti sono capaci di rovinare la loro reputazione sociale,di sperperare patrimoni (non necessariamente i propri), di distruggere l¹esistenza propria e della famiglia e di ³rompere le scatole² a chiunque incontrano. Non hanno la minima cognizione della loro malattia, anzi. È quindi un obbligo scomodissimo per lo psichiatra curante il medicare ed eventualmente l¹internare un maniaco contro la sua volontà, e di fare vasto uso di sedativi nell¹interesse dei familiari, degli altri pazienti e del personale che lo cura, perché è insopportabile.

 

Trattandosi di disturbi psicotici è di primordiale importanza l¹intervento farmacologico e/o metabolico sia in fase acuta sia in fase intermediaria.

 

Interventi psicoterapeutici analitici (di profondità) di solito non danno nessun effetto (perché essenzialmente si tratta di disturbi organici-fisiologici).

 

Interventi psicoterapeutici di tipo comportamentale o umanistico possono eventualmente migliorare le capacità di autocontrollo e la sorveglianza di incentivi/intenti e autogestionali/autoregolativi ciò che è di aiuto ma non curativo. Se si riesce a convincere il colpito a curarsi  e a medicarsi (anche a deposito) ³quando sta bene², collaborando si riesce a fargli condurre una vita emotiva, relazionale e sociale soddisfacente. Come dice il mio amico depressivo-maniacale ben curato dal suo psichiatra e integrato socialmente da anni senza eventi preoccupanti: ³sono matto ma non scemo².

1.2.3.2.7     Sintomi somatici maniacali

C¹è solo un sintomo caratteristico per dei maniaci in crisi: l¹aumento di forza fisica con una diminuzione dell¹esigenza di sonno. In casi gravi riguardanti dei pazienti anziani forsennati da e con dei disturbi cardiovascolari, senza sedativi, costoro possono ammazzarsi di super attività.

1.2.4   Disturbi regolativi dell¹affettività

Ci sono notevoli differenze individuali relative alla regolazione affettiva circa:

-  Il coinvolgimento affettivo situativo.

-  La profondità e la durata della partecipazione a un evento emotivo.

-  La frequenza e il tempo del cambiamento dello stato d¹animo di base.

Le relative caratteristiche e la loro espressione determinano ³il temperamento² di una persona.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.2.4.1   Sviluppo dell¹emotività

1.2.4.2   Labilità affettiva

1.2.4.3   Incontinenza affettiva

1.2.4.1   Sviluppo dell¹emotività

Nella prima fase dello sviluppo emotivo nell¹infanzia (3Š4 anni) sono indispensabili degli affetti violenti e umori e stati d¹animo vacillanti a scatto.

 

Come adulti siamo abituati a considerare una ³normale² fluttuazione di emozioni, umori, stati d¹animo e rispettivi processi di regolazione relativamente al temperamento individuale. Perciò, riconosciamo facilmente delle aberrazioni patologiche.

1.2.4.2   Labilità affettiva

La labilità affettiva è un frequente sintomo accompagnatorio di stati di esaurimento sia fisico che psichico.

Certe persone sono poco tolleranti a simili stati e si ipotizza una componente ereditaria in:

-  ³labili di affetto² e

-  ³psicopatici esplosivi².

Questi sintomi possono essere anche un primo segnale di lesioni (organiche) cerebrali.

Lo stato d¹animo di base reagisce molto velocemente e violentemente con pochi meccanismi di regolazione o ammortamento anche a eventi insignificanti. Come stato passeggero è noto a tutti da tempo come esaurimento fisico o psichico.

1.2.4.3   Incontinenza affettiva

Incontinenza affettiva, come una specie di continuo cortocircuito tra le emozioni momentanee e le reazioni relative esagerate, si trova frequentemente in concomitanza con lesioni cerebrali, raramente anche in schizofrenici e maniaci.

Uno stato d¹animo di base non è quasi più riconoscibile: la vita sentimentale è dominata da affetti momentanei praticamente senza coinvolgimento emotivo e sentimentale. Riso, pianto, paura, ira, spavento, desolazione si alternano quasi senza nesso a eventi reali e senza regolazione e controllo.

Tutto ciò viene percepito come altamente patologico.

1.3      Volere (intenti, intenzioni, volontà)

Il volere è essenzialmente la capacità decisionale di:

-  Scegliere tra le diverse possibilità della realizzazione degli impulsi o diverse pulsioni eventualmente contrastanti e/o concorrenti.

-  Valutando prospettivamente l¹importanza e l¹urgenza di:

    - piacere-disagio del complesso ³istintivo² (³battista², ³Es² di Freud/Groddeck) verso

    - giusto-ingiusto del complesso ³culturale² (³vaticano², ³Ueber-Ich² di Freud) verso

    - utile-futile dell¹interesse personale (³Io², ³Ich² di Freud)

-  tenendo in considerazione le attuali condizioni di incentivo (spinta, energia psicofisica),

-  facendo i conti degli strumenti, ³tempo e materiale² per la realizzazione (risorse),

-  e prevedendo, accettando le conseguenze e gli effetti collaterali o indesiderati prevedibili o temuti.

 

Tutto questo ci è raramente noto perché si tratta di ³automatismi decisionali², conclusi spesso in frazioni di secondi anche per abitudine. Secondo me, questa ³capacità decisionale² è solo in parte dipendente da eredità genetiche, ma si evolve in modo particolare dalle ³eredità sociali² (modelli, osservazione, istruzione, allenamento), in concomitanza con lo sviluppo delle altre capacità mentali e la formazione di pulsioni culturali.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.3.1   Coordinazione di pulsioni

1.3.2   Disturbi di ³intenti²

 

1.3.1   Coordinazione di pulsioni

Osservando bene alcune persone, si notano enormi varietà di questo ³meccanismo decisionale² con prevalenze, valutazioni e sfumature molto individuali: anche se l¹esito della mossa è continuamente frustrante, abbiamo l¹inclinazione ad usare a ripetizione sempre gli stessi schemi decisivi-intenzionali. Ci si chiede poi, in quali circostanze ha avuto successo e cosa l¹ha fatta diventare un¹abitudine a persistere in modo controproducente anche in circostanze completamente diverse. Spesso i nostri comportamenti non sembrano molto distanti dai ³riflessi di addestramento² delle bestie.

 

Per un animale la coordinazione e la sincronizzazione di pulsioni è più semplice, perché:

-  non deve rispettare quelle di genere culturale,

-  ha però anche lui dei conflitti e contrasti tra istinti vitali (e certi anche gerarchici).

Si pretende che le bestie ³decidano² meno, ma soddisfino l¹impulso momentaneamente più forte con dei meccanismi d¹istinto finalizzato o di appetenza o con semplici riflessi; situazione permettendo. La ³regolazione² sarebbe ³di specie², perché chi sbaglia troppo muore e non può procreare. Sono molto probabili anche i meccanismi di apprendimento (il ragazzo bruciato teme il fuoco).

 

In molte situazioni banali mi augurerei di essere capace della scelta ³momentaneamente più ardita² invece di crearmi tante complicazioni, basate su norme e convenzioni, credenze e convinzioni (diventate inconsce da molto tempo).

 

Riassumendo: ³l¹intento² è soprattutto un lavoro gestionale e dispositivo dinamico, con il quale (in senso strategico, tattico e operativo), devo garantire a lungo il mio funzionamento:

-  biologico,

- sociale,

-  relazionale,

-  culturale,

-  mantenendo la mia esistenza nell¹insieme serena.

 

Malauguratamente, tutte e cinque le condizioni devono essere mantenute. Se ciò dura a lungo, fallisco anche solo in una:

-  Mi ammazzo.

-  Amici e compagne mi abbandonano.

-  Vengo socialmente emarginato.

-  Mi stresso al punto tale di ammalarmi seriamente e cronicamente, causando una sindrome di adattamento ed esaurimento fisico o nervoso.

 

Studiando la precedente lista (frammentaria) di pulsioni/bisogni umani si capisce che la loro quantità, qualità, ambivalenza e concorrenza pongono enormi problemi di coordinazione dinamica (sequenziale), se il tentativo è di pacificare per un po¹ l¹uno, per poi dedicarsi al prossimo più urgente e così via (temo non in eterno).

 

Forse abbiamo trovato così ³il senso della vita² o almeno un utile compito.

Ogni tanto è faticoso, lo ammetto, ma raramente mi stanca a lungo, perché è un compito affascinante e talmente complesso che stuzzica sempre di nuovo il mio povero ³ingegno umano² e mi salva così dalla noia mortale.

1.3.2   Disturbi di ³intenti²

La difficoltà di scelta o decisione non è una malattia, ma una condizione umana e una nobile sfida. Come terapista mi capita spesso di trovarmi di fronte a delle persone (molto a disagio e stressate al massimo) che semplicemente non hanno imparato a gestire la loro vita nel limite delle loro possibilità e risorse.

 

Tentano in continuazione di:

-  Modificare quello che non è di loro competenza (biologica, relazionale, sociale, culturale).

-  Di non mutare quello che invece sarebbe di loro responsabilità, capacità e risorse.

-  Evitare di differenziare l¹uno dall¹altro.

(scusami Marco Aurelio: ho profanato la tua preghiera).

 

Si sono ³scelti² condizioni, stile e tenore di vita più grandi o più piccoli di loro in quanto:

-  I loro valori e le loro aspettative non corrispondono alle esigenze (troppe o troppo poche).

-  Non sono adatti gli incentivi, gli intenti e le risorse per condurla (o troppo o troppo poco).

-  Non hanno nessuna intenzione di attrezzarsi dei necessari strumenti e di imparare l¹arte di vivere in senso intimo, relazionale, professionale, sociale e di interesse culturale.

 

Per fare un esempio stupido: ho incontrato ³alti disponenti² incapaci di organizzare il loro tempo. Serviva loro ³terapeuticamente² l¹insegnamento di come tenersi un¹agenda, per poterli ³curare².

 

Trovandosi a lungo in condizioni di vita ³ingestibili² (incapacità di soddisfare le esigenze emotive primordiali) le funzioni, sia psichiche che organiche sono disturbate,  sfociando poi in malattia o disturbo organico, psicosomatico o psichico e solo da qui in avanti si può parlare di ³patologia². In questo caso non si tratta poi più di disturbi ³gestionali di intento², ma di solito dei correlati disturbi affettivi a livello psichico e i sintomi vegetativi a livello somatico.

 

La psicopatologia ritiene ³disturbi di intento² solo le seguenti malattie di:

-  Coazione (mentali, emotive, attività).

-  Dipendenza.

-  Schizofrenia.

-  Gravi depressioni.

 

1.3.2.1   Disturbi d¹intento nelle malattie di coazione (fisse, manie)

1.3.2.2   Disturbi d¹intento nelle malattie di dipendenza

1.3.2.3   Disturbi d¹intento nella schizofrenia

1.3.2.4   Disturbi d¹intento nelle depressioni gravi

1.3.2.1   Disturbi di intento nelle malattie di coazione (fisse, manie)

I disturbi più gravi di volere si incontrano in forme di coazione, sia del tipo mentale come fissazioni, sia del tipo affettivo o sentimentale come nelle ³manie². L¹ammalato di coazione soffre (a chiara autopercezione) perché non può volere come intende, ma è costretto a riflettere, sentire o agire come deve.

1.3.2.2   Disturbi di intento nelle malattie di dipendenza

Anche il dipendente come l¹ammalato di coazione non può agire più come vuole: vive la scissione del suo volere come impotenza del ³proprio volere² contro un altro ³estraneo² più forte. In confronto all¹ammalato di coazione ha il vantaggio, che almeno per poco tempo riesce a soddisfare la sua ³passione².

1.3.2.3   Disturbi di intento nella schizofrenia

Essendo la sindrome di coazione anche una ³paralisi dell¹ego² si incontrano questi disturbi frequentemente anche negli ammalati di ego o di personalità: gli schizofrenici. Questi si lamentano ogni tanto che non dispongono più di volontà o perché ³vuoti² o perché costretti dall¹esterno a riflettere, sentire e agire.

1.3.2.4   Disturbi di intento nelle depressioni gravi

La grave deficienza di incentivo in pazienti depressivi non contiene più l¹energia psicofisica di decidere o di scegliere, ogni intenzione è paralizzata.

1.4      Funzioni mentali

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.1   Cognizione

1.4.2   Coscienza

1.4.3   Memoria

1.4.4   Riflessione

1.4.5   Intelligenza

1.4.1   Cognizione

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.1.1   Introduzione

1.4.1.2   Disturbi sensoriali e di sensazione

1.4.1.3   Disturbi cognitivi quantitativi

1.4.1.4   Disturbi cognitivi qualitativi

1.4.1.4.1      Illusioni

1.4.1.4.2      Allucinazioni

    1.4.1.4.2.1 Allucinazioni e chimere (³paranoie²)

    1.4.1.4.2.2 Impressione della realtà

    1.4.1.4.2.3 Nitidezza

    1.4.1.4.2.4 Intensità

    1.4.1.4.2.5 Valore affettivo

  1.4.1.4.2.6 Allucinazioni acustiche, visive, olfattive, gustative, tattili e propriocettive

1.4.1.4.3      Comportamento di terapisti e non terapisti verso chi soffre di allucinazioni

1.4.1.4.4      Allucinazioni e sogni

1.4.1.4.5      Allucinazioni religiose

1.4.1.4.6      Pseudoallucinazioni

 

1.4.1.1   Introduzione

Le sensazioni, come lo dice la parola sono percezioni degli organi dei sensi che vanno elaborate e usate dal cervello. Solo la minima parte degli stimoli sensoriali raggiunge il livello cosciente, tutti sono sfruttati in complicatissimi processi di autoregolazione nervosa, ormonale, immunitaria e basale inconsci e in buona parte anche sconosciuti.

 

Il termine ³Cognizione² significa che una sensazione viene riconosciuta come tale, identificata (con l¹ausilio dell¹esperienza e della memoria) e localizzata (con l¹ausilio della coscienza oggettiva).

 

L¹immaginazione è la capacità umana di ³richiamare² ogni cognizione sensoriale alla memoria (visiva, uditiva, Š). La capacità è individualmente più o meno sviluppata, ma quasi sempre meno nitida e povera di dettagli della cognizione immediata. Le cose immaginate non le viviamo come ³reali², anche se si presentano contro la nostra volontà e possono essere terribili, perché ci derubano della libertà interna d¹intento, ma non perché sono confuse con la realtà.

 

Concezione è un riassunto sensato di cognizioni (e anche immaginazioni) in una sintesi superiore.

 

Di un dipinto percepiamo come sensazioni delle macchie colorate, come cognizione uomini, bestie e alberi, come concezione la rappresentazione di una caccia.

1.4.1.2   Disturbi sensoriali e di sensazione

Sintomi di disturbi organici come organi dei sensi, nervi, centri sensitivi, corteccia cerebrale. Non sono trattati dalla psicopatologia ma dalle relative specialità della medicina e dal neurologo.

 

È frequente invece che certi disturbi sensoriali causino dei disturbi psichici come la diffidenza e la ³paranoia² che ogni tanto sviluppano le persone sorde.

 

Forme come cecità psicogena, insensibilità nei catatonici, o ipersensibilità nei depressivi sono da classificare altrettanto come i disturbi cognitivi.

1.4.1.3   Disturbi cognitivi quantitativi

Si capisce bene che della valanga di sensazioni che ci bombardano in continuazione (anche durante il sonno) una minima parte diventa ³cognitiva, cosciente² (per scelta automatica o inconscia).

 

Grazie all¹attenzione che rivolgiamo a una piccola parte di queste sensazioni siamo capaci di realizzare un liscio adattamento all¹ambiente che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi.

 

Disturbi cognitivi quantitativi sono quelli per cui la trasformazione da sensazione ad attenzione è scarsa o troppo abbondante.

 

Se la cognizione è esagerata si parla di ³ipersensibilitಠ(in psichiatria remota anche di ³debolezza irritata² o di irritabilità).

 

Se la cognizione è ridotta si parla di ³apatia², ma questa può essere anche disinteresse emotivo, noia. Stordimento e intontimento descrivono meglio questo stato che avviene normalmente nel passaggio dal sonno alla veglia, con stanchezza o intossicazioni (alcool, Š).

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

1.4.1.3.1      Ipersensibilità cognitiva

1.4.1.3.2      Iposensibilità cognitiva e apatia

1.4.1.3.1     Ipersensibilità cognitiva

Chi dedica troppa attenzione a troppe cose è cognitivamente ipersensibile, ³nervoso² o ³irritato².

 

L¹ipersensibilità cognitiva si incontra spesso combinata con l¹ipervigilanza:

-   in diverse malattie somatiche e

-   nell¹esaurimento psichico.

-   Può essere un sintomo di una reazione isterica,

-   di uno sviluppo nevrotico o

-   di una costituzione psicopatica.

-   Nelle psicosi endogene, è possibile ma non caratteristica.

1.4.1.3.2     Iposensibilità cognitiva e apatia

Chi ³percepisce² poco è in apatia (indifferenza emotiva) o funziona a coscienza ridotta. Il trasognato o anche solo stanco guida pericolosamente non solo perché gli manca la reazione pronta, ma anche perché percepisce poco.

 

Iposensibilità è spesso un¹espressione di coscienza ridotta. Raramente è una conseguenza di grande emozione psichica (percezione di lesioni mancanti in stati di panico). In apatia e stupore (paralisi) è meno impedita la percezione che la reazione ad essa (intento).

1.4.1.4   Disturbi cognitivi qualitativi

Non percependo il nostro ambiente ³oggettivamente² ma ³soggettivamente², la cognizione delle stesse cose può essere molto variabile, il che non è patologico e dipende più dalla vita emotiva che da quella cognitiva.

 

Anche ³anomalie di percezione² causate da intossicazioni, stati di eccitazione patologici o dalla sindrome delirante non ci interessano qui, poiché sono più disturbi di sensazioni determinati organicamente.

 

I più importanti disturbi cognitivi qualitativi sono illusioni e allucinazioni.

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

-  Illusioni.

-  Allucinazioni.

-  Comportamento di ³normali² e terapisti verso l¹allucinato.

-  Allucinazioni e sogni.

-  Allucinazioni religiose.

-  Pseudoallucinazioni.

1.4.1.4.1     Illusioni

Bisogna considerare che in psicopatologia ³illusione² ha un altro significato che nella lingua comune: illusioni sono cognizioni ingannevoli a causa di una erronea interpretazione delle sensazioni reali, spesso sotto l¹influsso di fattori emotivi e aspettative. Questo fatto è familiare a tutti. Carica emotiva e disturbi di coscienza le promuovono ulteriormente.

 

Diventa patologica se questi inganni vengono mantenuti e ampliati contro ogni evidenza susseguente e diventano stati duraturi. Illusioni di questo tipo patologico si incontrano nella sindrome delirante, in trasognanza e in schizofrenia.

1.4.1.4.2     Allucinazioni

Le allucinazioni sono cognizioni che si formano senza sensazione. Per il colpito sono ³completamente reali², per gli altri ³assurde². La maggior parte delle allucinazioni è uditiva, ma ne esistono anche di altri tipi.

Allucinazioni a coscienza inalterata possono essere schizofreniche, da intossicazioni (droghe, allucinogeni, alcool), e da stati isterici (psicogeni) straordinari. Sono piuttosto acustiche che ottiche.

 

Allucinazioni a coscienza alterata (sindrome delirante e trasognante) sono piuttosto legate a psicosi organiche. Sono spesso ottiche.

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

-   Allucinazioni e chimere (³paranoie²)

-   Impressione della realtà

-   Nitidezza

-   Intensità

-   Valore affettivo

-   Allucinazioni acustiche, visive, olfattive, gustative, tattili e propriocettive.

                   1.4.1.4.2.1 Allucinazioni e chimere (³paranoie²)

                                       Le deduzioni alle quali arriva il colpito sono completamente erronee viste dall¹esterno, per lui invece sono plausibili e diventano di ferma convinzione. Ma queste chimere o ³paranoie² sono un disturbo di ³idee² non di cognizione.

                   1.4.1.4.2.2 Impressione della realtà

                                       Le allucinazioni autentiche sono vissute dal colpito come una realtà: vengono percepite dall¹esterno di sé e sono localizzate (anche in una parte del proprio corpo).

                   1.4.1.4.2.3 Nitidezza

                                       Le allucinazioni autentiche sono percepite come reali e localizzabili, ma non devono essere necessariamente chiare e nitide; si vede forse ³un cane² ma non si può dire niente sulla razza, sul colore, sulla dimensione, sulla posizione.

                   1.4.1.4.2.4 Intensità

                                       Anche l¹intensità dell¹allucinazione può variare notevolmente da caso a caso.

                   1.4.1.4.2.5 Valore affettivo

                                       Anche il valore affettivo può variare notevolmente da caso a caso: se toccano profondamente si chiamano ³ego-vicine², se lasciano indifferenti ³ego-distanti².

                                       Di solito le allucinazioni psicogene e schizofreniche  sono piuttosto ego-vicine, mentre le organiche ego-distanti. Sembra anche una questione di esperienza: schizofrenici con lunga esperienza riescono spesso a scindere la realtà dalle loro allucinazioni mentre un consumatore saltuario di droga può trovarsi in completo panico o al culmine della felicità.

                   1.4.1.4.2.6 Allucinazioni acustiche, visive, olfattive, gustative,tattili e propriocettive

                                       Può essere percepito come allucinazione tutto ciò che è classificabile come sensazione (BLEULER).

 

                                       Le più frequenti allucinazioni sono uditive. Di solito vengono percepite delle voci con tutte le sfumature relazionali di comunicazione verbale. Una posizione particolare hanno le voci che esprimono idee del colpito stesso, voci dialogizzanti e voci che commentano le azioni del paziente come indicatore diagnostico per la schizofrenia.

 

                                       Le allucinazioni visive sono più rare e normalmente riservate ai pazienti con una coscienza impedita come trasognati e deliranti.

 

                                       Le allucinazioni olfattive, gustative, tattili e propriocettive si incontrano nella sindrome delirante, ma anche in altre psichosi ³organiche² e nella schizofrenia, spesso accompagnate da spiegazioni.

1.4.1.4.3     Comportamento di ³normali² e terapisti verso l¹allucinato

Il tentativo di convincere l¹allucinato della sua chimera non è solo inutile ma anche una noia per lui. Esprimere verbalmente o tramite il proprio comportamento il fatto che si ritiene la sua percezione reale per lui, ma non per sé, può essere di aiuto.

 

La convinzione del terapista circa le allucinazioni determinerà ulteriormente il suo comportamento:

 

-   Se è convinto che tutte le allucinazioni sono l¹espressione di un cervello malfunzionante (e non solo quelle riconosciute ³organiche²) diventano ³pazzia² ed è meglio ignorarle.

 

-   Se è convinto che nelle allucinazioni non organicamente determinate si esprime qualcosa di psichico e inconscio, cercherà un approccio tramite la psicologia dell¹inconscio servendosi delle allucinazioni come p.es. nell¹interpretazione dei sogni.

1.4.1.4.4     Allucinazioni e sogni

La differenza tra i sogni e le allucinazione è solo graduale.

Entrambi sono ³inganni² nel senso che non danno un diretto ritratto dell¹ambiente. Per quanto riguarda il loro significato, dicono evidentemente qualcosa in forma simbolica sulla realtà inconscia e individuale dell¹anima. La differenza graduale è che i sogni appaiono solo nel sonno (e vanno ricordati o meno) mentre chi soffre di allucinazioni, le deve subire anche in piena coscienza (JUNG). Sotto questo aspetto non si può evitare di affrontare tutte le allucinazioni con rispetto.

1.4.1.4.5     Allucinazioni religiose

Le allucinazioni di contenuto religioso non si trovano solo nella storia di religioni, (mistici e santi) ma anche nella quotidianità delle cliniche psichiatriche. Si trova tanto di strambo, strano e banale in loro, che ogni tanto si rivela come significativo sotto l¹aspetto simbolico. Raramente si diventa ³complici², invece di temi talmente ³grossi² che ci si deve chiedere se il paziente non è sofferente perché deve subire espressioni che hanno qualcosa di sovrumano.

1.4.1.4.6     Pseudoallucinazioni

Pseudoallucinazioni si chiamano le percezioni (allucinazioni) che il paziente stesso valuta come anormali, irrealei, inganno, come l¹intrusione di un sogno nella coscienza sveglia.

1.4.2   Coscienza

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.2.1   Introduzione

1.4.2.2   Disturbi di coscienza sveglia

1.4.2.3   Disturbi di autocoscienza

1.4.2.1   Introduzione

La coscienza non è una funzione o un aspetto particolare dell¹anima umana bensì una qualità o proprietà fondamentale psichica: so che vivo e percepisco adesso! Ma cosa so della mia cognizione attuale?

 

JASPERS ha paragonato il cosciente a un palcoscenico sul quale i fenomeni psichici vanno e vengono, a volte ben illuminati, a volte nella penombra o con fari sui singoli attori o oggetti, Freud usa una simile analogia. Molti psicologi chiamano questa parte il ³cosciente oggettivo², in contrasto con il ³cosciente proprio² che ha come contenuto solo il sapere del cosciente di se stesso: il cosciente sa che c¹è e si chiama anche autocoscienza o cosciente riflessivo.

 

La coscienza non è una qualità costante della vita psichica: nel sonno non abbiamo la stessa coscienza come da svegli. Pensiamo di sapere parecchio della coscienza sveglia, dobbiamo ammettere che della coscienza del sonno sappiamo poco, e ancora meno di altri stati di coscienza, rilevabili in encefalogrammi.

 

L¹attenzione e la concentrazione sono variabili essenziali della coscienza e possiamo rivolgerle a diversi ³oggetti² con un¹intensità differente.

È necessario poter rivolgere attenzione e concentrazione sui determinati ³oggetti² (esterni o interni). Ad esempio ci serviamo della percezione per farci un¹idea dell¹ambiente, del ricordo; per crearci delle reminiscenze, della riflessione per progettare le prossime mosse ecc.

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

1.4.2.1.1      Coscienza sveglia

1.4.2.1.2      Autocoscienza

1.4.2.1.1     Coscienza sveglia

In psicopatologia e psichiatria con coscienza ³oggettiva² o sveglia si intende primordialmente.

-   La vigilanza, ³essere svegli, ...²

-   L¹orientamento: conoscenza dei dati anagrafici, luogo e tempo.

-   L¹attenzione come possibilità di indirizzarsi a oggetti scelti.

-   Il ragionamento, ³essere sensato² nel senso di vivere percezioni, idee e emozioni nitide e conformi alla realtà e di agire proporzionatamente a loro (in misura dell¹intelligenza disponibile).

1.4.2.1.2     Autocoscienza

Coscienza propria (di sé stesso).

 

La coscienza di sé stesso in psichiatria e psicopatologia si definisce spesso con quattro criteri formali proposti da JASPERS:

-   Attività propria: raramente riflettuta, ma convinzione ferma di non lasciarsi vivere, ma di vivere attivamente la propria vita (anche se spesso si è costretti).

-   Integrità propria: sicurezza di essere uno e integro pur contenendo contrasti e relative tensioni.

-   Identità o continuità di sé stesso: malgrado i mutamenti fisici e psichici della vita svegliarmi ogni mattina ³io².

-   L¹autonomia propria: vedersi come qualcosa di opposto e autonomo agli altri partecipanti della realtà.

Altri autori parlano di coscienza, vicenda, sentimento, relazione di sé stesso. Altri li chiamano i disturbi di contenuto della personalità o disturbi soggettivi di personalità.

1.4.2.2   Disturbi di coscienza sveglia

Aberrazioni rilevanti e/o durature e/o non motivate per circostanze passeggere di questi criteri si definiscono patologiche. Come disturbi quantitativi si intendono anzitutto aberrazioni della coscienza oggettiva, mentre aberrazioni di orientamento, attenzione e ragionamento si classificano piuttosto come qualitativi.

 

Quasi tutti i disturbi di coscienza sveglia sono sintomi collaterali di malattie organiche. In rari casi la trasognanza può accompagnare la schizofrenia o avere delle cause prevalentemente psichiche. Può trattarsi di trasognanze psicogene, funzionali oppure isteriche.

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

1.4.2.2.1      Disturbi quantitativi

1.4.2.2.2      Disturbi qualitativi

1.4.2.2.1     Disturbi quantitativi

Prevalentemente di vigilanza.

Vengono trattati i seguenti argomenti:

  1.4.2.2.1.1 Stordimento, sonnolenza

  1.4.2.2.1.2 Sopor, coma, ipervigilanza

 

                   1.4.2.2.1.1 Stordimento, sonnolenza

                    Nello stordimento il colpito reagisce in modo rallentato e lento a stimoli esterni, la riflessione è rallentata e fa fatica a tenere il filo del discorso visto che anche l¹attenzione è diminuita. L¹orientamento e il ragionamento rimangono intatti.

 

                    Nella sonnolenza è leggermente impedito anche l¹orientamento e variata anche la psicomotricità.

                    Sonnolenza e stordimento sono fasi normali tra sonno e sveglia e naturalmente non patologiche in questo contesto.

                   1.4.2.2.1.2 Sopor, coma, ipervigilanza

                    Sopor si chiama lo stato dal quale un dormiente può essere svegliato solo con energici interventi e non si riesce a portarlo a coscienza chiara.

 

                    In coma il paziente non è più svegliabile, spesso sono anche diminuiti i riflessi vegetativi.

 

                    In ipervigilanza la percezione è iperchiara e nitida, il pensiero facile e galleggiante, l¹attenzione sovrasti-molata fino alla tortura e all¹ipersensibilità emotiva e non si riesce ad addormentarsi, anche se fisicamente si è esauriti. La sindrome di ipervigilanza è spesso accompagnatrice di avvelenamenti di droghe come la cocaina, le anfetamine Š, spesso definita come ³allargamento del cosciente².

1.4.2.2.2     Disturbi qualitativi

Si riferiscono a mutamenti della coscienza: orientamento, attenzione e ragionamento.

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

  1.4.2.2.2.1 Sindrome amenziale (confusione)

  1.4.2.2.2.2 Sindrome delirante

  1.4.2.2.2.3 Stati di trasognanza

                   1.4.2.2.2.1 Sindrome amenziale (confusione)

                    Il termine si usa spesso anche per indicare un disturbo riflessivo, ma qui è inteso un disturbo di coscienza, di ragionamento e orientamento che causa poi una confusione mentale. Pazienti con questa sindrome possono essere molto svegli e anche emozionati. Non sono ragionevoli e spesso non orientati sul luogo, il tempo e loro stessi e percepiscono in modo impreciso o alterato il loro ambiente. Diventano incoerenti anche riflessivamente e si sentono spesso perplessi, incerti, minacciati in modo indeterminato.

                   1.4.2.2.2.2 Sindrome delirante

                    Sindrome amenziale aggravata con irrequietudine motoria e facile spavento, con allucinazioni (normalmente ottiche) e idee fisse illusorie fantastiche ma facilmente suggestionabili (questo manca in stati di trasognanza o in schizzofreia).

                   1.4.2.2.2.3 Stati di trasognanza

                    Il cosciente è ridotto a poche idee, chimere, percezioni o allucinazioni, l¹attenzione indirizzata esclusivamente a loro, tutto il resto rimane soggettivamente inesistente. Spesso cominciano ³a scatto² e perdurano da poche ore fino a settimane e raramente mesi.

 

                    Pazienti che sono ancora orientati, per l¹osservatore passeggero non mostrano sintomi. Più da vicino si notano i comportamenti più variati, da deprivazione fino a atti criminali non motivati.

 

                    Pazienti disorientati perdono anche l¹orientamento relativo a loro stessi, al luogo e al tempo. Possono diventare altamente emozionati, commettere atti di violenza non motivati, vagare a vuoto, essere apatici, cadere in stupore o beatitudine solenne.

 

                    La maggior parte degli stati trasognanti terminano con una completa amnesia durante il relativo periodo.

1.4.2.3   Disturbi di autocoscienza

Il campo è poco approfondito e pieno di opinioni divergenti. Sono invece d¹accordo quasi tutti che certi aspetti sui disturbi di coscienza propria sono specifici per gli stati di schizofrenia. Non è però una patologia che si incontra solo in casi di schizofrenia, ma anche in:

-  Molti disturbi nevrotici e in iperemotività e esaurimenti di ³sani² (specialmente leggeri episodi di depersonalizzazione).

-  Depressivi endogeni mostrano spesso episodi di depersonalizzazione e di disturbi di propria attività (senza il tipico elemento ³schizofrenico² di sentirsi manipolato dall¹esterno).

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

1.4.2.3.1      Disturbi di attività

1.4.2.3.2      Disturbi di integrità

1.4.2.3.3      Disturbi di identità o continuità

1.4.2.3.4      Depersonalizzazione

1.4.2.3.5      Disturbi di autonomia, espropriazione

1.4.2.3.1     Disturbi di attività

Pazienti con disturbi di attività della coscienza propria dicono p.es.:

-   Che non pensano, ma qualcosa ³fa² i loro pensieri,

-   che non si muovono ma sono mossi, e all¹estremo,

-   che possono osservare tutte le loro reazioni, e in realtà non vivono ma sono vissuti.

Si noti che non si tratta di una mancanza della propria coscienza, ma di un disturbo di percezione dell¹attività del proprio ego come ³passivo².

1.4.2.3.2     Disturbi di integrità

Con questa definizione non si intende l¹esperienza giornaliera di percepirsi contemporaneamente come ³agente² e ³vittima² e neanche l¹ambivalenza di pulsioni o emozioni o ragionamenti contrastanti, ma l¹autentica situazione ³schizofrenica² (scissione di coscienza) di viversi come ³due egos² o più frequentemente di sentire il proprio ego come scisso in due o più parti. Una paziente descriveva lo stato come ³un pazzo film doppio², con una fatica disumana di vivere ambedue contemporaneamente ³come si deve².

 

In contrasto a stati di trasognanza, non sono impediti minimamente la vigilanza, l¹orientamento, l¹attenzione e il ragionamento e manca l¹elemento dell¹amnesia.

1.4.2.3.3     Disturbi di identità o continuità

Pazienti schizofrenici dichiarano spesso che da qualche tempo non sarebbero più loro ma qualcun altro. Non lo intendono come mutamento o evoluzione, ma come ricambio: riconoscono spesso ³il vecchio² ma l¹hanno perso o emarginato o gli è stato distrutto o intercambiato dall¹esterno.

1.4.2.3.4     Depersonalizzazione

Il paziente non percepisce più bene la sua propria persona: si trova strano, ridicolo, non riconosce più bene la sua faccia o figura, non sente più appartenenza ai suoi affetti e scopi.

1.4.2.3.5     Disturbi di autonomia, espropriazione

Sembra un sogno umano quello di far crollare la delimitazione tra se stesso e il mondo esterno: si cerca di realizzarlo nell¹amore, nel misticismo, nell¹estasi, in emozioni collettive e con degli stupefacenti.

 

Chi cade accidentalmente in certe forme di schizofrenia, soffre una tortura difficilmente immaginabile. Si riconosce in una tovaglia o in un cane o vive il comportamento di un altro come proprio. La depersonalizzazione è completa e si parla del crollo della personalità o ³espropriazione².

 

Pare che questi disturbi siano piuttosto ³funzionali², in quanto si conoscono tanti casi che si sono ³rimessi a posto² da soli, il che lascia dedurre che non si tratta di disturbi organici degenerativi.

1.4.3   Memoria

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.3.1   Introduzione

1.4.3.2   Disturbi mnemonici quantitativi

1.4.3.3   Disturbi mnemonici qualitativi

1.4.3.4   Disturbi di riproducibilità mnemonica

1.4.3.1   Introduzione

È pressoché impossibile parlare di anima o psiche senza citare direttamente o indirettamente la memoria:

-  nella cognizione l¹esperienza che deve congiungersi alla sensazione

-  nel cosciente come substrato di legame per orientamento e ragione come per la continuità del cosciente proprio

-  e anche l¹immaginazione è una delle prestazioni mnemoniche evidenti.

 

KANT  ha definito la memoria come ³Š capacità di ricordarsi volutamente del passato, Š². Si riferiva alla parte ³cosciente² della memoria e questo punto di vista è stretto. HERING definiva (1870) ³Š la memoria come funzione generale di materia organizzata Š², e quindi in maggior parte al di là di cognizione e coscienza; un¹idea che nell¹epoca della genetica e degli ordinatori è diventata quasi banale.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.3.1.1      ³Sedi² della memoria

1.4.3.1.2      Memoria, umore, affettività

1.4.3.1.3      Memoria, ricordo, esperienza

1.4.3.1.4      Riassunto delle definizioni

1.4.3.1.5      Disturbi della memoria

1.4.3.1.1     ³Sedi² della memoria

Come è strutturata e come funziona questa capacità, non è noto ma solo ipotizzato. Non solo si trova nelle cellule nervose dell¹organismo umano, ma probabilmente anche in altri tessuti ed è ancora largamente sconosciuta.

 

Per la psicopatologia descrittiva bastano pochi termini per caratterizzare la memoria:

 

-   la memoria a breve: che registra eventi per secondi, minuti, ore. È anche  chiamata ³annotativa² che non rende perfettamente l¹idea, perché lascia fraintendere che si tratta solo di memoria ³cosciente². Si chiama anche ³buffer² usando un termine tecnico degli ordinatori.

 

-   La memoria remota che contiene i ricordi arretrati di giorni, mesi e anni. Si chiama spesso anche capacità mnemonica o semplicemente memoria.

 

Con il termine capacità riproduttiva si intende la capacità di portare al cosciente intenzionalmente dei contenuti mnemonici. Le mnemotecniche curano questa capacità.

1.4.3.1.2     Memoria, umore, affettività

In psicopatologia è anche importante il nesso tra memoria, umore e affettività. La capacità intenzionale di memorizzazione dipende notevolmente dall¹umore momentaneo e dall¹affetto verso il tema: situazioni e impressioni piacevoli si memorizzano meglio di quelle spiacevoli e queste meglio di quelle indifferenti e noiose.

1.4.3.1.3     Memoria, ricordo, esperienza

Non solo la capacità di memorizzazione e la disponibilità al ricordo, ma anche gli ³engrammi² stessi sono variabili in funzione delle emozioni coinvolte. Anche la capacità riproduttiva dipende da esse, come lo può confermare chiunque abbia sostenuto degli esami. Nell¹ambito della psicopatologia è rilevante accentuare la mancante oggettività della memoria, risultante dalla sua dipendenza emotiva.

 

I molteplici contenuti mnemonici non coscienti furono chiamati anche ³memoria d¹esperienza² (dalla psicologia del cosciente) e hanno degli effetti ponderanti su azioni, motivi, pensieri e obiettivi coscienti. Hanno una grande importanza in psicologia analitica (FREUD) e di profondità (JUNG) perché:

-   sia ³gli scostamenti² come contenuti eliminati dalla ³sezione cosciente²,

-   sia ³l¹inconscio collettivo² come qualcosa nella memoria inconscia della materia organizzata, devono avere un loro posto nella memoria.

1.4.3.1.4     Riassunto delle definizioni

Per chiudere con HERING: ³Si intende con memoria spesso solo una nostra capacità di riprodurre intenzionalmente delle immaginazioni e le loro sequenze. Ma, quando spontaneamente figure e situazioni di giorni passati si elevano nel nostro cosciente e lo occupano, non vuol forse anche dire ricordarci di loro? C¹è il pieno diritto di ampliare il termine di memoria a tutte le sensazioni, immaginazioni, emozioni e mete spontanee, e dal momento che lo facciamo, la memoria si amplia in una capacità originale che nel contempo è la fonte e il nastro legante di tutta la nostra vita cosciente.

1.4.3.1.5     Disturbi della memoria

Per i disturbi di memoria sono usate le diverse classificazioni:

-   secondo le cause sono suddivisi in organici, funzionali e psicogeni

-   secondo la ³portata² in disturbi della memoria breve e remota

-   in quantitativi, qualitativi e di  riproducibilità

 

I disturbi mnemonici ³recenti² e persistenti sono sempre sintomi di lesioni organiche cerebrali. Le amnesie sono spesso organiche, ma possono avere anche cause psichiche (specie se incomplete) e quindi reversibili.

 

I disturbi qualitativi sono causati da forti interdipendenze di memoria e affettività e nelle forme leggere da eventi quotidiani.

Nelle forme patologiche si trovano spesso negli schizofrenici e ogni tanto in depressi e maniaci.

1.4.3.2   Disturbi mnemonici quantitativi

Vengono trattati i seguenti argomenti:

1.4.3.2.1      Ipermnesie

1.4.3.2.2      Disturbi quantitativi di memoria recente

1.4.3.2.3      Disturbi quantitativi di memoria remota, demenza

1.4.3.2.1     Ipermnesie

La memoria remota fornisce ³troppo materiale² al cosciente e inonda contro volontà il colpito. Capitano nei casi di delirio e sono ben distinti dalle allucinazioni.

1.4.3.2.2     Disturbi quantitativi di memoria recente

 Vengono trattati i seguenti argomenti:

  1.4.3.2.2.1 Svanimento mnemonico

  1.4.3.2.2.2 Psicosindrome amnestica

  1.4.3.2.2.3 Confabulazione e perseveranza

 

                   1.4.3.2.2.1 Svanimento mnemonico

                    Lo ³svanimento mnemonico ³ di senescenza non è patologico, ma un¹evoluzione normale. Colpisce anzitutto la memoria recente e molto meno la memoria remota.  Si ipotizza che sia causato dalla diminuzione di stimoli e sfide mentali e infatti allenamento ed esercizio mentale mantengono abile la memoria fino nella senescenza.

                   1.4.3.2.2.2 Psicosindrome amnestica

                    Disturbi di memoria recente che causano rilevanti disturbi psichici come:

                    - disorientamento

                    - percezione impedita

                    - impoverimento riflessivo

                    - diminuzione di intelligenza

                    - fino all¹illusione di vivere in tempi passati

                    sono spesso causati da processi degenerativi cerebrali, più frequenti in età avanzata ma non necessariamente legati all¹età, perché in ogni momento della vita possono capitare.

                   1.4.3.2.2.3 Confabulazione e perseverazione

                    Sintomo di un disturbo serio di memoria recente: deficienze memorative vengono ³riempite² con:

                    -  storie liberamente inventate

                    -  informazioni liberamente inventate

                    -  stereotipi e retorica vuota priva di senso e contesto

                       (confabulazione)

                    -  ripetizione di un¹idea, una proposta o una mossa già espressa, anche se nel contesto dovrebbe seguirne sensatamente una nuova (perseverazione).

 

                    Spesso l¹interlocutore non troppo attento non nota niente, perché il colpito ha sviluppato una grande bravura linguistica e comportamentale formale per coprire le deficienze mnemoniche e spesso anche intellettive.

1.4.3.2.3     Disturbi quantitativi di memoria remota, demenza

La demenza comincia sempre con la memoria recente e progredendo raggiunge tempi sempre più remoti fino al punto di dimenticarsi anche del proprio nome. Il termine ³rimbambire² descrive bene questo processo di regressione memorativa. Si tratta di una specie di ³amnesia progressiva² trattata dal medico e dal neurologo.

 

Vengono trattati i seguenti argomenti:

  1.4.3.2.3.1 Amnesie

  1.4.3.2.3.2 Amnesie retrograde

  1.4.3.2.3.3 Agnosie

  1.4.3.2.3.4 Amnesie emotive

  1.4.3.2.3.5 Scostamenti/rimozioni

                   1.4.3.2.3.1 Amnesie

                    Deficienze mnemoniche esattamente delimitate a un tema, oppure un periodo di tempo. Sono frequenti in concomitanza con dei periodi o temi di cognizione disturbati come in occasione di traumi fisici o psichici. Normalmente sono organicamente determinate.

                   1.4.3.2.3.2 Amnesie retrograde

                    Certe amnesie si chiamano ³retrograde², perché vanno oltre al periodo ricostruibile del trauma stesso. Viene ³cancellato² anche un periodo precedente, cosa che rende difficile ogni tanto la ricostruzione di incidenti.

                   1.4.3.2.3.3 Agnosie

                    Deficienze di memoria per determinati contesti ben delimitati (sordità, cecità psichica), sono trattati di solito nella neurologia, ma possono essere interpretati come disturbi mnemonici.

                   1.4.3.2.3.4 Amnesie emotive

                    Amnesie ³funzionali² o psicogene² spesso non sono ³complete² ma si conservano ancora dei resti diffusi. Possono essere causate da gravi traumi emotivi.

                    Ogni tanto sono ricostruibili. Somigliano tanto a => ³scostamenti/rimozioni².

                   1.4.3.2.3.5 Scostamenti/rimozioni

                    In psicologia analitica: amnesie emotive perché il ricordo sarebbe insopportabili, ³non è, perché non può essere².

                    << ³Questo l¹ho fatto² dice la memoria, ³non posso averlo fatto² dice l¹orgoglio. ³Alla fine cede la memoria² >> (NIETZSCHE).

1.4.3.3   Disturbi mnemonici qualitativi

La memoria non riproduce fedelmente una realtà passata ma la lega alle emozioni remote quanto alle emozioni recenti. Il ricordo riproduce entrambe ed è alla base della valutazione, anche degli elementi che sono apparentemente ³oggettivi². Così nel ricordo di due persone, la medesima situazione può essere valutata in modo estremamente diverso, senza che una delle due ³menta². Fin qui, niente di patologico.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.3.3.1      Distorsione mnemonica

1.4.3.3.2      Illusioni e allucinazioni mnemoniche

1.4.3.3.3      Pseudologia fantastica

1.4.3.3.1     Distorsione mnemonica

La valutazione può ³distorcere² gli eventi in modo rilevante fino al non più riconoscimento: un depresso grave, valuta il suo passato come un unico calvario, mentre un maniaco si ricorda delle banalissime situazioni come fossero eventi eroici.

1.4.3.3.2     Illusioni e allucinazioni mnemoniche

La distorsione mnemonica può raggiungere forme patologiche che appaiono all¹esterno come pure ³illusioni² o ³allucinazioni² mnemoniche. Per il colpito invece diventano ³storia reale².

1.4.3.3.3     Pseudologia fantastica

In gravi forme di ³menzogna patologica² (pseudologia fantastica), le storie raccontate (di vittimismo o eroismo) per desiderio di affermazione diventano realtà mnemonica e così fanno parte dell¹identità della persona. Si distingue dalle illusioni e allucinazioni mnemoniche per l¹estensione spesso su tutta la biografia.

1.4.3.4   Disturbi di riproducibilità mnemonica

Non sono nettamente qualitativi o quantitativi in quanto mostrano un¹inaffidabilità mnemonica: ³ce l¹ho sulla punta della lingua, ma non mi viene², o l¹incapacità di riprodurre dei ricordi nell¹emotività di un esame.

1.4.4   Riflessione

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.4.1   Introduzione

1.4.4.2   Disturbi riflessivi formali

1.4.4.3   Disturbi riflessivi materiali

1.4.4.1   Introduzione

Non si può sapere cos¹è la riflessione perché è soggetto della propria attività.

 

Coinvolti nel discorso: percezione, memoria, esperienza, immaginazione, associazione, lingua, pensiero, parola, termine, paragone, combinazione, comprensione, giudizio, ordine, nesso, idea, Š

 

La riflessione:

-  dipende evidentemente dai contenuti di memoria ed esperienza, dalla capacità di riproduzione mnemonica e da immaginazioni,

-  formata da percezioni remote e recenti,

-  connessa tramite associazioni, emozioni, capacità e abitudini formali,

-  valutata secondo i criteri di paragone come l¹evidenza, i valori, Š

-  ogni tanto resa cosciente,

-  e ogni tanto espressa con degli strumenti comunicativi come la lingua, il suono, la pittura, la scrittura, Š

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.4.1.1      Associazioni

1.4.4.1.2      Riflessione associativa

1.4.4.1.3      Riflessione orientata

1.4.4.1.4      Immaginazione

1.4.4.1.5      Pensieri e riflessioni

1.4.4.1.6      Parole

1.4.4.1.7      Pensieri astratti

1.4.4.1.8      Riflessione e lingua

1.4.4.1.9      Termini

1.4.4.1.10        Sintassi, logica, giudizio

1.4.4.1.11    Intelletto, esperienza

1.4.4.1.12    Riflessione inconscia

1.4.4.1.13    Valutazione del significato riflessivo

1.4.4.1.14    Riflessione creativa o produttiva

1.4.4.1.1     Associazioni

Concatenamento relazionale di contenuti di memoria.

Associazioni ordinarie e individuali:

-   ordinario p.es.: sequenza temporanea, similitudine, contrasto, vicinanza temporanea o spaziale, similtudine fonetica, nesso sociale, denominatore comune, causa ed effetto, Š

-   individuale: p.es associazione ³padre-assassino² in una persona:

     - il cui padre è stato assassinato

     - il cui padre è un assassino

     - o che ha letto Freud

     provoca dei nessi molto individuali.

 

Le associazioni ordinarie hanno un forte nesso con il vissuto sociale e culturale di una persona (educazione e formazione, contesto sociale, valori trasmessi, Š) mentre le associazioni individuali sono determinate dal vissuto e dalle esperienze personali. La distinzione è solo didattica: in una singola persona sono indecifrabilmente concatenate e spesso contrastanti e ambivalenti.

 

Si possono promuovere un po¹ le associazioni per volontà, è invece impossibile sopprimerle.

1.4.4.1.2     Riflessione associativa

La riflessione associativa ³salta di palo in frasca², divaga senza meta e obiettivo nel labirinto multidimensionale del cervello, servendosi soprattutto di esperienze e di immaginazioni corrispondenti a un determinato stato emotivo. Il movimento della riflessione associativa è guidato da percezioni e immaginazioni istantanee. Si tratta di un fantasticare, un divagare in immagini simile al sogno. La riflessione associativa si serve volentieri dell¹immaginazione sensuale.

1.4.4.1.3     Riflessione orientata

La riflessione orientata segue volentieri delle orme ³formali² e si muove ³indirizzata² a un obiettivo, spesso anche in circolo. Per descriverla ci vogliono elementi come la parola, il pensiero, la lingua, il termine, Š La riflessione orientata rinuncia volentieri all¹immaginazione sensuale per raggiungere la meta della riflessione in maniera economica tramite dei rappresentanti: le parole, i termini e le relative astrazioni.

1.4.4.1.4     Immaginazione

La rappresentazione mentale di percezioni remote, desiderate, temute, Š ma anche di concetti e idee astratte.

1.4.4.1.5     Pensieri e riflessione

I pensieri sono il materiale della riflessione e non devono essere necessariamente ricordi o immaginazioni concrete, ma anche loro rappresentanti come le parole o i termini e legati secondo le caratteristiche associative. In realtà sono indecifrabilmente mescolati.

1.4.4.1.6     Parole

Costrutti fonetici o grafici legati per associazione ordinaria (persone della stessa lingua) a degli oggetti. L¹immaginazione della parola stessa basta per definire mentalmente la situazione senza necessità di doversi immaginare anche l¹oggetto.

1.4.4.1.7     Pensieri astratti

Spesso i pensieri non si rivolgono più a oggetti o eventi concreti ma si affidano al fatto che, tramite le parole e i termini si può ³ricostruire² in ogni momento la rispettiva ³realtà².

1.4.4.1.8     Riflessione e lingua

Il pensiero astratto ha quasi esclusivamente a che fare con dei concetti e delle idee e non con degli oggetti. In questo senso, la lingua con le sue convenzioni strutturali e funzionali, diventa prima il substrato del pensiero astratto e poi eventualmente anche il suo veicolo di comunicazione.

1.4.4.1.9     Termini

I termini sono parole che non simbolizzano più un oggetto concreto ma un denominatore comune di tanti oggetti con diversissime proprietà. ³Albero² è un simbolo per il denominatore comune di conifere, latifoglie, da frutta e da legname, bonsai e giganteschi, appena spuntati e millenari, Š

1.4.4.1.10   Sintassi, logica, giudizio

La sintassi determina le regole formali funzionali dell¹uso linguistico in modo che chi parla si possa far intendere. L¹inverso sembra invece meno vero; mia nonna diceva che intendersi non è una faccenda linguistica.

La logica determina le regole formali del nesso tra i pensieri, non della validità del contenuto o della deduzione:

 

-   ³Le persone con dei piedi grandi, secondo la statistica, hanno una probabilità elevata di morire di un tumore al polmone. Quindi, il tumore dipende dal numero di scarpe.² La sequenza è giusta nel senso della logica formale. È sbagliata come deduzione, perché in realtà: ³I fumatori sono tra le persone più colpite dai tumori al polmone. I fumatori sono più frequentemente maschi. I maschi hanno un numero di scarpe tendenzialmente più grande.² Il pensiero logico in questo caso suggerisce un nesso associativo causa-effetto erroneo dove la riflessione (anche logica) più completa rivela una correlazione che dipende anche da altri nessi. La deduzione in pratica è importante, perché in Inghilterra i fumatori pagano fino al 20% di meno di contributi alle casse malati (perché, morendo 5Š10 anni prima dei non fumatori, creano meno costi sanitari). Se fossero tassati secondo il numero di scarpe, Š

 

-   ³Secondo la statistica, le teste calve sono più benestanti delle teste ricciolute. Per diventare ricchi bisogna quindi rasarsi i capelli.² Erroneo, anche sotto criteri formali di logica, perché la deduzione alla rovescia è contro le regole anche della logica formale.

     In realtà il nesso esiste tramite età-benestante ed età-calvizia.

 

Il giudizio in primo luogo è un impulso di accettazione o di rifiuto di un pensiero (affettivo). Termina un pensiero orientato per ritornare all¹associativo. Per quello giudichiamo spesso in modo aleatorio prima di riflettere a fondo, trovandoci davanti a pensieri orientati difficili o scomodi; così li evitiamo e li scostiamo. Riflessioni di questo tipo si riconoscono perché sono spesso contradditorie ad altre nel medesimo contesto.

 

Il giudizio cosciente invece paragona il risultato (deduttivo o induttivo) di una riflessione con ³l¹evidenza dei fatti², poi con le deduzioni di altre riflessioni (per esempio altro punto di vista o altri criteri rilevanti nel contesto come l¹esperienza). Spesso una ³contraddizione di giudizi impulsivi² diventa la motivazione per una riflessione cosciente (se prima nel discorso non è stata postulata come definitiva e non si può più ritirarsi). Solo di seguito si tirano le conclusioni di diverse riflessioni e paragoni empirici e si arriva al dunque.

                   1.4.4.1.11        Intelletto, esperienza

                    Parecchi giudizi coscienti dopo averli valutati e raggruppati portano a deduzioni (o induzioni) concettuali. La qualità riflessiva che chiamiamo intelletto è la capacità di intendere singoli pensieri nel loro significato, di paragonarli tra loro, di metterli in relazione ad altre idee e infine di integrarli in un contesto superiore mentale, nell¹esperienza. Spesso invece si intende ³esperienza² come guazzabuglio di stupidità remote.

                                     1.4.4.1.12     Riflessione inconscia

                    Al contrario di ciò che può pensare il lettore che per forza segue un filo cosciente di argomentazioni, la maggior parte delle mie riflessioni è inconscia e per mia grande fortuna: i risultati vengono ogni tanto a galla (cosciente) senza che io debba preoccuparmi della fatica della loro costruzione. Ho comunque poco tempo per riflettere perché devo lavorare o impiegare meglio il mio tempo prezioso.

                   1.4.4.1.13    Valutazione del significato riflessivo

                    Il giudizio orientato confronta il risultato del pensiero con l¹evidenza dei fatti (buon senso), con i costumi e le abitudini di una determinata società (morale, etica), con il parere di esperti in materia (-crazie di tutti i colori) o interessi particolareggiati (despotismi di tutti i colori). Spesso sono molto contrastanti tra di loro con dei seri effetti personali perché è una questione di potere se l¹uno ha il sopravvento sull¹altro. Tendenzialmente, il buon senso individuale è l¹ultimo della classe.

 

                    Non arrendetevi, fratelli miei: le capacità di riflessione e di confronto dell¹evidenza con i fatti funzionavano molto prima dell¹invenzione di grammatica, sintassi, logica, filosofia, teologia, psicologia, sociologia, politica, ecologia, e altre -logie. Coloro che pensano di aver capito come funziona, non vuol dire che l¹hanno inventato. E non vuol dire nemmeno che lo sappiano applicare meglio, anzi!

                   1.4.4.1.14    Riflessione creativa o produttiva

                    La riflessione, di solito, ³ri-flette² le eterne solite menate in modo reattivo. L¹atto creativo o produttivo crea del nuovo, mai pensato, in un atto cosciente di riflessione. Ciò può essere il risultato di una combinazione di tentativi, oppure ³accade² come un lampo, inspirazione o rivelazione. Come ci insegna l¹esperienza nei millenni di cultura, la maggior parte delle volte si è trattato di una combinazione dell¹una (transpirazione riproduttiva) con l¹altra (inspirazione creativa).

1.4.4.2   Disturbi riflessivi  formali

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.4.2.1      Ruptus riflessivo

1.4.4.2.2      Privazione riflessiva

1.4.4.2.3      Riflessione ossessiva e vagante

1.4.4.2.4      Riflessione fuggente

1.4.4.2.5      Riflessione inibita

1.4.4.2.6      Riflessione stordita

1.4.4.2.7      Neologismi

1.4.4.2.8      Senso e nonsenso della riflessione schizofrenica

1.4.4.2.1     Raptus riflessivo

Interruzione di un pensiero per via di un altro pensiero, un¹associazione, un evento o una forte emozione. Si perde il filo. Evento molto frequente, non patologico.

1.4.4.2.2     Privazione riflessiva

Interruzione all¹improvviso di tutti i pensieri nel senso del vacuo. Viene percepita molto diversamente dalla mancanza di concentrazione o dalla distrazione. Ottenibile anche per ipnosi, aggeggi tecnici o esercizi di sbarramento o di guida del pensiero. Se combinato con illusioni o fissazioni diventa sintomo rilevante per sospetto di schizofrenia.

1.4.4.2.3     Riflessione ossessiva e vagante

Difficoltà di cambiare il pensiero da un argomento all¹altro (ossessiva anche senza particolare interesse per il tema stesso) e pensieri che trattano i minimi dettagli senza differenziazione di rilevanza (vagante). La combinazione dei due in forma patologica si incontra soprattutto in pazienti con lesioni cerebrali e in certi casi di epilessia.

1.4.4.2.4     Riflessione fuggente

La riflessione fuggitiva non riesce a trattare un argomento, ma salta di palo in frasca guidata da valanghe di associazioni. Essendo spesso sintomo di mania, la persona è di buon umore e  ha un grande incentivo e parla quindi ad alta voce, veloce e senza interruzione (logorrea), spesso anche ³spiritoso² in modo cercato.

Queste persone non percepiscono il disturbo come tale, ma sono convinti finalmente di riuscire a riflettere bene.

 

Le confidenze e le espressioni volgari del loro discorso invece non sono frutto dei pensieri fuggitivi, ma della disinibizione connessa con lo stato maniacale.

1.4.4.2.5     Riflessione inibita

La riflessione inibita in un certo senso è il contrario della riflessione fuggitiva:

-   il fuggitivo è inondato di associazioni,

-   alla riflessione inibita mancano le associazioni e con esse il ³materiale di riflessione².

È un sintomo chiave della ³depressione², che le riflessioni circondano sempre gli stessi e pochi contenuti tristi o disperati. Le fissazioni depressive possono svilupparsi da questo sintomo, ma sono più disturbi formali che ³materiali² o di contenuto riflessivo.

1.4.4.2.6     Riflessione stordita

Se non riusciamo più a seguire il discorso di una persona nel senso che rimangono riconoscibili solo frammenti di idee senza associazioni immedesimabili, si parla di riflessione stordita.

Può essere sintomo di schizofrenia.

1.4.4.2.7     Neologismi

Se questo discorso ³stordito² contiene grandi quantità di ³parole² che non figurano in nessun dizionario (neologismi) e la struttura grammaticale deperisce, si parla di riflessione altamente stordita, spesso sintomo di schizofrenia acuta.

1.4.4.2.8     Senso e non-senso della riflessione schizofrenica

La psichiatria remota definiva questo disturbo ³insalata di parole² e dichiarava trattarsi di una malattia cerebrale. La psichiatria moderna è più differenziata, in quanto interpreta queste comunicazioni come disperato tentativo di esprimere qualcosa di straordinario (o percepito come straordinario) per il quale non bastano i soliti strumenti di vocabolario e grammatica.

1.4.4.3   Disturbi riflessivi materiali

Disturbi riflessivi materiali patologici si incontrano:

-  in psicosi endogene,

-  lesioni cerebrali e

-  in epilessia.

 

Idee di sopravvalutazione sono un sintomo aspecifico per dei disturbi riflessivi materiali.

 

Idee di vaneggiamento si incontrano:

-  in schizofrenia,

-  ciclotimia (sindrome depressivo-maniacale),

-  psicosi organiche e

-  nello sviluppo di paranoia psicogena.

 

Idee costrittive (fisse, coatte) nelle forme leggere sono quasi quotidiane,

-  nelle forme gravi, invece, sono una seria malattia, che è meglio non chiamare ³nevrosi².

-  Possono essere anche sintomi accompagnanti da psicosi endogene e organiche.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.4.3.1      Idee di sopravvalutazione

1.4.4.3.2      Idee costrittive (fisse, coatte)

1.4.4.3.3      Dipendenze riflessive

1.4.4.3.4      Idee di vaneggiamento (paranoie)

1.4.4.3.1     Idee di sopravvalutazione

Idee di questo tipo non sono in sè sbagliate, ma prendono il sopravvento, disturbano continuamente il flusso regolare del pensiero, richiedono un¹attenzione che non è oggettivamente giustificabile. Sono spesso connesse con uno zelo missionario di divulgazione.

 

P. es.: Un vegetariano che propaga la sua idea con entusiasmo e impegno, non ha di certo un¹idea di sopravvalutazione, se invece:

-   comincia a tirannizzare la sua famiglia con questa idea,

-   non può più parlare di altro o

-   rischia la sua professione e il suo stato sociale,

lo diventa, non perché l¹idea è ³sbagliata² ma perché riceve una carica emotiva eccessivamente esuberante.

 

La maggior parte di ³ideologie, verità assolute, presunzioni religiose, Š si basa su delle ³idee di sopravvalutazione². Il ³trucco seduttivo² è quello di paragonarle ad altre idee e argomentarle tra di loro. Rivelano (come la riflessione impulsiva) invece la loro perversità nei confronti di fatti reali ed esperienze. Come disse H. MARCUSE: ³Non c¹è nessuna idea, anche la più sacra,  che giustifichi la tortura di una sola persona².

1.4.4.3.2     Idee costrittive (fisse, coatte)

Sono delle idee riconosciute dal colpito stesso come sbagliate, prive di senso o nocive, ma c¹è come una costrizione a pensarle e spesso ad agire in loro funzione. Spesso sono relate ad ansie e paure (emozioni costrittive, coatte), con attività coatte (costrittive) come il dover pulire in continuazione (azioni coatte), ma esistono anche immaginazioni coatte.

 

Ognuno di noi (e per fortuna) ha dei rituali e delle abitudini che sono diventati ³coatti². All¹ammalato di costrizione manca la capacità di negare questo impulso, anche se lo riconosce chiaramente come nocivo e indirizzato contro se stesso.

1.4.4.3.3     Dipendenze riflessive

Ogni dipendenza ha caratteristiche simili alle idee coatte, ma si distingue comunque da esse, perché la dipendenza raggiunge almeno in modo passeggero una soddisfazione che manca all¹idea costrittiva fine a sé stessa.

1.4.4.3.4     Idee di vaneggiamento (paranoie)

Le idee di vaneggiamento sono dei pensieri o giudizi erronei secondo il buon senso (paragonato all¹evidenza dei fatti), e invece per il portatore non solo giusti, ma assolutamente vincolanti per tutti, sempre e ovunque. Non sono quindi accessibili al discorso e rimangono incorreggibili.

 

Dei tanti tipi di idee di vaneggiamento, i più conosciuti (secondo il loro contenuto) sono quelli:

-   relazionali

-   di persecuzione

-   di impedimento

-   di amore e di gelosia

-   di impoverimento

-   di megalomania

-   di ipocondria

-   di avvelenamento

-   di colpa e peccato

che si chiamano anche paranoie.

1.4.5   Intelligenza

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.5.1   Introduzione

1.4.5.2   Oligofrenia (ipointelligenza)

1.4.5.3   Demenza

1.4.5.4   Iperintelligenza

1.4.5.1   Introduzione

In contrasto alle definizioni remote, la psicologia moderna definisce l¹intelligenza come: ³Š capacità composta o globale dell¹individuo, di:

-  agire in modo sensato

-  riflettere in modo ragionato

-  interagire (reagire) efficacemente con il suo ambiente².

 

Per me, e in altre parole, è la capacità di coordinare bene le proprie:

-  funzioni vegetative e mentali

-  tramite sentimento e intento

-  adatto all¹incentivo e alle risorse disponibili

allo scopo di raggiungere, a condizioni variabili, sempre di nuovo degli stati di esistenza emotivamente soddisfacenti.

L¹intelligenza viene misurata con dei test e riferita all¹età. Questi test hanno una grande incidenza in diversi campi della psichiatria, anche se il discorso di cosa sia l¹intelligenza rimane aperto e acceso.

 

In psichiatria si sospetta che la maggior parte dei casi di oligofrenia (intelligenza ridotta) leggera e media grave siano ereditari, mentre le forme gravi sono lesioni cerebrali da prima infanzia. La demenza invece si ritiene causata da molteplici malattie, le cui conseguenze sono lesioni diffuse e croniche come di senescenza, arteriosclerosi, alcoolismo, epilessia, paralisi, Š

1.4.5.2   Oligofrenia (ipointelligenza)

Le oligofrenie leggere e medie sono soprattutto ereditarie, mentre le forme gravi sono spesso effetto di lesioni cerebrali da prima infanzia.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

1.4.5.2.1      Ereditaria, innata, acquisita

1.4.5.2.2      Personalità oligofrenica

 

1.4.5.2.1     Ereditaria, innata, acquisita

Ereditaria non significa solo ³genetica² ma anche dovuta a lesioni nel grembo materno, durante il parto o a irregolarità durante i primi anni di vita che evitano un ordinario sviluppo intellettuale. Perché la causa non differenzia il quadro clinico, secondo la gravità sociale del disturbo si distingue in debilità, imbecillità e idiozia.

 

Vengono trattati i seguenti temi:

  1.4.5.2.1.1 Debilità

 1.4.5.2.1.2 Imbecillità

  1.4.5.2.1.3 Idiozia

 

                   1.4.5.2.1.1 Debilità

                    Il soggetto debile è in grado di seguire le classi normali delle elementari, ripetendo diverse classi. Ogni tanto ha bisogno di scuole speciali. Non è in grado di svolgere un mestiere autonomo. Se la struttura affettiva, di iniziativa e di pulsioni non lo inibiscono, è socialmente e professionalmente pienamente integrabile.

                   1.4.5.2.1.2 Imbecillità

                    Le capacità del soggetto imbecille non bastano per seguire una scuola ordinaria. Egli impara in scuole speciali le facoltà elementari di lettura, scrittura e calcolo, e non è di solito capace di applicarle autonomamente e di propria iniziativa. Nelle società industrializzate, questi ³colpiti² si trovano spesso nei laboratori protetti, presso i loro parenti o in istituti psichiatrici.

                   1.4.5.2.1.3 Idiozia

                    La capacità intellettuale non basta per le istruzioni elementari di alfabetizzazione. Spesso non parlano o lo fanno solo in modo telegrafico. Sono sempre bisognosi di cura, perché mancano anche le funzioni elementari per l¹autosufficienza.

1.4.5.2.2     Personalità oligofrenica

Gli oligofrenici non hanno caratteristiche individuali o di personalità meno sviluppate di coloro che possiedono un maggior grado di intelletto. La vita con loro ci insegna quanto sovravvalutiamo l¹intelletto come funzione mentale: molti di loro dispongono di capacità sovrasviluppate di memoria, musicalità, imitazione, pantomimica, differenziazione affettiva, sensibilità, umorismo, .... E molti di loro con queste doti sono capaci di crearsi più facilmente di noi delle condizioni che:

-   promuovono stati di esistenza emotivamente soddisfacenti

-   evitano stati di esistenza frustranti.

Ogni tanto mi pare che questo scopo sia raggiungibile non grazie alle capacità intellettive, ma al contrario nonostante queste.

1.4.5.3   Demenza

Deperimento progressivo di intelligenza causato da lesioni cerebrali p.es. come conseguenza di:

-  senilità

-  arteriosclerosi

-  alcoolismo

-  epilessia, paralisi

-  malattie come Mb. di Alzheimer

1.4.5.3.1      Demenza organica e apparente

1.4.5.3.1     Demenza organica e apparente

Oggigiorno ³demenza² è sempre definita ³organica² e irreversibile, salvo in certe forme ³apparenti² di pazienti schizofrenici dove è impedito l¹intendersi tra paziente e interlocutore.

1.4.5.4   Iperintelligenza

Non è ritenuta patologica, bensì trattata con grande ammirazione sociale.

2.0      Psicoterapie ortomolecolari

Vengono trattati i seguenti temi:

-  Strumenti di lavoro.

-  Procedura.

-  Esempio di terapia.

-  Psicopatologie e integratori alimentari spesso scarsi.

2.1      Strumenti di lavoro

Gli strumenti di lavoro concernenti gli integratori alimentari si trovano nella dispensa ³PTO 2: Elementi di terapia ortomolecolare² e nei relativi allegati. In questa dispensa si trovano in aggiunta le ³Tavole psichiatriche ortomolecolari² che sono previste per l¹approfondimento delle ³Tavole ortomolecolari² della citata dispensa.

2.1.1   Psicopatologie e integratori alimentari spesso scarsi

 

Le abbreviazioni usate significano:

 

Vitamine:

A:         vitamina A o provitamine A (carotinoidi, betacarotene)

B1:       Tiamina

B2:       Riboflavina

B3:       Niacina (na: nicotinamido; an: acido nicotinico)

B6:       Piridossina

B12:     Cobolamina

FOL:    Acido folico

BIO:     Biotina

AP:       Acido pantotenico

C:         Acido ascorbinico (cb; con bioflavonoidi)

D:         Cholecalciferole

E:         Tocoferole

VK:       Chinone (vitamina K)

 

Minerali:

Ca:       Calcio

Mg:      Magnesio

Na:       Sodio

K:         Potassio

 

Oligoelementi:

Zn:       Zinco

Fe:       Ferro

Mn:      Manganese

Mo:      Molibdeno

Cr:       Cromo

J:          Iodio

Se:       Selenio

Cu:       Rame

F:         Fluoro

Va:       Vanadio

Si:        Silicio

B:         Boro

 

Lipidi:

o-6:      omega-6 (p.es. contenuto in olio di enotera)

o-3:      omega-3 (p.es. contenuto in olio di pesce)

AL:       Acido alfa-liponico

LE:       Lecitina, colina

Aminoacidi: (l-; d-; dl- : forme , isomeri del tipo ³l² oppure ³d² oppure ³dl²)

FA:       Fenilalanina, tirosina

TF:       Triptofane

BCCA: Leucina, isoleucina, valina

LIS:      Lisina

ARG:   Arginina, ornitina

MET:   Metionina

CIS:     Cisteina, glutatione

TAU:    Taurina

TRE:    Treonina, glicina

HIS:     Istidina

GLU:    Glutamina, acido glutammico, GABA: acido gamma-aminobutirico

CAR:   Carnitina

Diverse sostanze (metaboliti, ormoni):

Q10:     Coenzima Q10 (ubichinone)

DMG:  Dimetilglicina

PABA:  Acido paraaminobenzoico

INO:     Inositole

MEL:    Melatonina

 

Diversi preparati:

compl.B:                  preparato multivitaminico B

compl.min.:             preparato multiminerale

AO:     preparato antiossidante (vedi dispensa ³PTO 2: Elementi di terapia ortomolecolare²).

FV:      fibre vegetali

LA:      lactobacillus acidophilus

OE:      oli essenziali (di lino, sesamo, granoturco, cardo)

PB:      proteine bassomolecolari

2.1.1   Psicopatologie e integratori alimentari spesso scarsi

La seguente lista elenca il nesso tra:

-  disturbi neurologici e psichici da una parte e

-  integratori alimentari spesso scarsi dall¹altra

simile alle ³Tavole ortomolecolari² descritte in una delle dispense precedenti. In altra forma, per l¹uso pratico diagnostico e terapeutico sono allegati in formato A4.

L¹uso è descritto di seguito, come esempio.

 

Disturbi neurologici

         motori                                              AO, PB. OE

       disturbi motori generali                   B, LE

       vertigini                                             Na, K

       spasmi                                              B6, TRE

       tremolio                                            TF

       scatti                                                 B6

 

         ciclici

       sindrome premestruale                   B3, E, Ca, Mg, Zn, Mn, o-6, FA

       con cambiamento di tempo             Fe

       ipoglicemia (con il cibo)                  compl.min., Mg, Zn, Fe, Cr

       depressione postpartum                  Zn

 

         funzionali

       epilessia                                           compl.min., B3(na), B6, E, Mg, Zn, Mn, Se, CIS, TAU, GLU, DMG

       convulsioni                                       B6, BIO

       polso accelerato                               K

       degenerative                                   AO

       sclerosi multipla                              compl.B, compl.min., B1, B6, B12, FOL, Ca Mg, Zn, Se, Cu, o-6, o-3, d-FA

       morbo di Parkinson                         compl.B, B3, B6, FOL, C, E, Se, o-6, ld-FA, l-MET

       sclerosi laterale                               B12, Cu, o-6, o-3, LE, BCCA, TRE

       Mb. di Alzheimer                             compl.B, B61, B6, B12, FOL, AP, E, Se, o-6,

             o-3, LE, l-CAR

       disturb. personalità les. cerebr.      J, Se

       modif. personalità les. cerebr.        B2, C, Mg

       psicosi da lesioni cerebrali             B12, Zn, MET

 

  dipendenza di medicamenti

       discinesia tardiva                             Mn

         Sonno e veglia                              

       difficoltà di addormentarsi               Cu

       insonnia                                            compl.B, B1, B3, B6, AP, TF, GLU, INO, MEL

       sonno disturbato                               B3, C, Ca, Mg, TRE, INO, MEL

       disturbi di veglia                               FA, MEL

       mancanza del ricordodei sogni       B6

 

         Dolori                                               AO, PB, OE

       mal di testa                                       compl.B, B1, B3, B6, AP, Fe, Cr, PABA

       emicrania                                         B6, E, Mg, Se, o-3

       crampi                                              B6, Na, Mg, Ca

       dolori muscolari, articolari              BIO, AP

       neuropatie, parestesie                     compl.B, B1, B6, B12, AP, o-6, o-3, AL, LE, INO

       bruciore, torpidità                             B6

       torpidità, formicolio                          BIO, AP

       sindrome del tunnel carpale            B2, B3, B6, Mg, o-6

       dolori cronici                                    B1, B6, B12, C, E, Se, dl-FA,

 

Disturbi psichici

  Incentivo, spinta                                 PB, OE

       iperattività                                         compl.B, compl.min., B1, B6, Ca, Mg, Zn, o-3, o-6, LE, TRE, GLU

       esaurimento                                     compl.min., C, Fe, Cr, J, Se

       stanchezza                                       A, FOL, J, Se, TRE

       fiacchezza                                        AP, J, Se

       stanchezza cronica                          compl.B, compl.min.,B1, B2, B3, BIO, AP, C, K, Fe, Mo, J, Cr, Se, Cu, CAR, DMG, PABA

       debolezza                                         compl.min., FOL, C, Fe, J, Se, Cu

 

         Atteggiamento

       irritabilità                                          B3, B12, Cu, o-6, PABA

       aggressività                                      FOL

       ipersensibilità                                   compl.B, B1, B6, B12, FOL, Ca, Mg, Zn, Fe, TRE, GLU

       premurosità                                      B3

       nervosismo                                      B1, B6, Fe, GLU

       stress cronico                                  PB, A, Mg, FA, BCCA, ARG, HIS, GLU, Q10, DMG

 

         Coscienza

       Ipersvegliatezza                               TF

       letargicità                                          B1, B2, Zn, J, Se, FA, MET

       disorientamento, confusione           B3, Na

       distrattezza                                       compl.B, B1, B3, B6, B12, Na, J, Se

       delirante                                            B3

 

         Percezione, cognizione

       dist. attenz., concentraz.                  FOL, J, Se, B

       allucinazioni                                     B3, B12

       timore                                               GLU

       eccitazione                                       B12

         Memoria

       disturbi di apprendimento                AP, J, Se, LE

       debolezza di apprendimento           compl.min., B1, B6, C, Mg, Zn, Fe, J, o-3, LE

       debolezza di concentrazione           compl.B, compl.min., B1, B3, B6, FOL, AP, C, E, Mg, Zn, Fe, Cr, J, Se, LE

       distorsioni di memoria                    compl.B, compl.min., B1, B3, B6, FOL, AP, C, E, Zn, Fe, J, Se, LE

       demenza                                           compl.B, compl.min., B1, B3, FOL, AP, E, Mg, Zn, Cr, J, Se, LE, CAR

 

         Riflessione

       schizofrenia                                      compl.B, B3, B3, B6, FOL, C, Zn, Mn, LE,TF, BCCA

       paranoia                                            B3, B12, FOL

       mania                                                B12, TF

       schizofren. maniaca-depressiva    C, Zn

       stati di paura maniacali                   TRE

       depressione maniacale                   FOL, TF

 

         Emotività

       aggressività                                      B12, FOL, Zn, TF

       ansia, irrequietezza, paure              compl.B, B1, na-B3, B3, B6, FOL, BIO, TF, MET, TRE

       stress cronico                                  PB, A, Mg, FA, BCCA, ARG, HIS, GLU, Q10, DMG

       umore vacillante (lunaticheria)       B6, B12, BIO, Cr

       emozioni vacillanti                           B3

       distorsione emotiva                         BIO

       svogliatezza                                     B2, J, Se

                                                                        depressione, melanconia                PB, LA, OE, compl.B, compl.min., B1, B2, B3, B6, B12, BIO, FOL, AP, C, Mg, Zn, J, Se, o-6, FA, TF, MET, PABA

       depressioni gravi                             PB, LA, OE, B3

 

         Pulsioni

       anoressia                                          PB, LA, OE, compl.B, compl.min., FOL, BIO, Na, K, Zn

       bulimia                                              PB, LA, OE, compl.B, compl.min., BIO, Na, K, TF

       tabagismo                                         AO, compl.B, B6, B12, FOL, C, E, Ca, Se, CIS

       alcoolismo                                        AO, compl.B, compl.min., A, B1, B2, na-B3, B6, B12, FOL, BIO, AP, C, E, VK, Mg, K, Zn, Mn, Se, o-6, o-3, LE, CIS, TAU, GLU, CAR, INO

       impulsi suicidali                               B6, TF

2.2      Procedura

La procedura è formalmente ed esattamente uguale come viene descritta nella dispensa PTO 2: ³Elementi di terapie ortomolecolari². Consiglio però di procedere secondo i seguenti passi:

-  Iniziare sempre con l¹anamnesi e la diagnosi (inclusa nell¹estratto delle ³Tavole ortomolecolari²).

-  Solo se prevalgono nettamente i disturbi neurologici e psichici: aggiungere l¹anamnesi e la diagnosi (inclusa nell¹estratto delle ³Tavole psichiatria ortomolecolare²).

 

Vengono trattati i seguenti temi riferiti all¹esempio del signor Pinco Pallino:

2.2.1 Lista di disturbi rilevati

2.2.2 Valutazione delle sostanze coinvolte

2.2.1   Lista di disturbi rilevati

Esempio: Anamnesi signor Pinco Pallino.

 

Rilevati secondo le ³Tavole ortomolecolari², sono i seguenti:

Invecchiamento precoce

    fumo

    tè, caffè

antiossidanti

    tessuto connettivo

    sintomi di ipoglicemia

    spasmi, crampi muscolari

    neuropatie

    cura degli occhi

Disturbi visivi

    eczemi

    reumatismi

    stomaco

    ipertonia, ictus

Disturbi escretori

 

Aggiunte secondo le ³Tavole psichiatria ortomolecolare² (dopo una valutazione e anamnesi anche di ³caratteristiche psichiche², che inizialmente il Signor Pallino non riteneva ³rilevante²) sono le seguenti:

 

-  Umore vacillante (lunaticheria).

-  Emozioni vacillanti.

-  Aggressività.

-  Iperattività.

-  Irritabilità.

-  Stress cronico.

2.2.2   Valutazione delle sostanze coinvolte

La valutazione complessiva dei sintomi e delle sostanze mostrano il seguente quadro:

 

                         Punteggio            Rango            Raccomandazione

compl.B                  6                        3                               3

A                              6                        3                               3

B1                            5                        -

B2                            2                        -

B3                            4                        -

B6                            8                        1                               1

B12                          5                        -

FOL                         4                        -

BIO                          2                        -

AP                           2                        -

C                             7                        2                               2

D                             0                        -

E                              7                        2                               2

VK                           0                        -

Ca                           4                        -

Mg                           6                        3                               3

Na                           2                        -

K                              4                        -

Zn                            8                        1                               1

Fe                            4                        -

Mn                           4                        -

Mo                           1                        -

Cr                            3                        -

J                              2                        -

Se                            4                        -

Cu                           3                        -

F                              0                        -

Va                            1                        -

Si                             1                        -

B                              0                        -

o-6                           6                        3                               3

o-3                           5                        -

AL                            3                        -

LE                            4                        -

FA                           1                        -

TF                           3                        -

BCCA                     1                        -

LIS                           0                        -

ARG                        3                        -

MET                        1                        -

CIS                          4                        -

TAU                        2                        -

TRE                        2                        -

HIS                          1                        -

GLU                        6                        3                               3

CAR                        0                        -

Q10                         3                        -

DMG                       3                        -

PABA                      2                        -

INO                         1                        -

MEL                        3                        -

 

L¹elaborazione avviene come descritta nella dispensa PTO 2:

 

  Nell¹anamnesi (inchiesta) con il cliente tenti Š

  Valuta le sostanze coinvolte:

    Contando ogni sostanza per quante volte è nominata, risultano:

    -      primo rango: vit.B6 & Zn: 8 volte; (precedente ranghi 2)

    -      secondo rango: vit.C & E: 7 volte; (precedente ranghi 1)

    -      terzo rango: compl.B & vit.A & Mg & o-6 & GLU: 6volte (precedente ranghi 3; 3; 4; 4; 4)

    -      e così via, ma non è necessario andare oltre.

 

  Dedurre una possibile raccomandazione: il principiante procede meccanicamente secondo i ranghi; facendosi le ossa si può coinvolgere il buon senso e il crescente sapere. Personalmente, non eccedo il terzo rango in questa tappa, più tardi rettifico il risultato e tolgo o aggiungo secondo altri criteri: per il momento mi limito a: B6 & Zn & vit.C & vit.E & compl.B & Betacarotene & Mg & o-6 & GLU.

 

  Studiare attentamente le caratteristiche Š

 

  Secondo il quadro completo delle caratteristiche Š

 

  Secondo la composizione rettificata Š

 

  Dopo tutti questi ragionamenti per il Sig. Pinco Pallino compongo una ³ricetta concreta², elaborata nel modo seguente: indispensabili i seguenti (in grassetto):

    -      1 pastiglia effervescente di Berocca (ROCHE)

           alla mattina (contiene dosi preventive di C, Zn, Mg, Ca, compl.B).

    -      1 pastiglia di Zinkvital 15 mg (BURGERSTEIN)

           alla mattina e a mezzogiorno (30+Š mg per dì).

    -      1/2 pastiglia di Vitamina B6 da 300 mg STREULI)

           alla mattina e a mezzogiorno (300 mg per dì).

    -      1 capsula di vitamina E 400 mg (BURGERSTEIN) alla mattina.

 

    Discutibili (rango 3) sono i seguenti:

    -      1 capsula di Betacarotene 6 mg (BURGERSTEIN)

           alla mattina e a mezzogiorno (12 mg per dì).

    -      1 capsula di L-Glutamina 500 mg (BURGERSTEIN)

           alla mattina e a mezzogiorno (1 gr per dì).

    -      2 capsule di EPO 500 mg (BURGERSTEIN)

           3 volte con i pasti (3 grammi per dì).

    -      5 ³caramelle² di Dolomit (BURGERSTEIN)

           durante il giorno (600/300 mg Ca/Mg per dì).

 

  Come penultimo punto calcolo i costi giornalieri Š

 

  Come ultimo passo, mi preparo al colloquio Š

 

Paragonando il risultato ³ampliato² con il precedente (dispensa PTO 2)  si nota che cambiano gli ³accenti² ma non notevolmente la tendenza.

 

 

3.0      Strumenti didattici seminario

3.1      Tavole psico-ortomolecolari

3.2   Modulo anamnesi ortomolecolare

3.3   Esempio di terapia

 

 

 


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