Su questa pagina ... (nascondi) 1. PrologoLa patologia dello stress si deduce dalla fisiologia, in base a cosa succede se i regolatori sono in continuazione occupati a regolare stressori e a cosa succede in seguito ad assenza di stimoli sollecitanti:
Normalmente il disfunzionamento di organi non viene abbinato allo stress, ma a numerose altre cause. Per questo motivo, studi epidemiologici dimostrano, che lo stress è un "amplificatore" delle più svariate malattie. Solo i sindromi terminali di una tale decompensazione (cedimento di regolatori nervosi, endocrini, emotivi, cognitivi) sono poi abbinati allo stress. 2. Stress (Eustress)Il discorso sullo stress non è una domanda di assenza o di presenza (qualitativa), ma una domanda di quantità in un certo lasso di tempo (quantitativo). Abbiamo assolutamente bisogno di stimoli per non finire in apatia, per non arrivare ad una degenerazione di regolatori e deficienza di emozioni. D'altronde grandi sbalzi e troppi stimoli in un breve lasso di tempo, non ci lasciano il tempo di ristoro e di recupero. Degli sfoghi mancanti anche a seppur modesti stimoli ci lasciano in uno stato di continua allerta senza ristoro, che con il tempo fa esaurire i regolatori e diminuisce così la tolleranza agli stimoli. Eustress porterebbe quindi ad avere una vita movimentata, motivata, con successi, insuccessi e una certa quantità di sfoghi. 3. Distress cronico (stress)Distress cronico è definito come un esempio di vita con un continuo livello di stressori (pur piccoli), che tiene in continua attivazione i sistemi regolativi neurologici (simpatico, ...) e ormonali (catacolamine, cortisole, ...). I tentativi reattivi comportamentali sono per lo più di tre tipi:
Il distress cronico (stress) non è una malattia ma un primordiale fattore di rischio ed è più rilevante di:
perché amplifica notevolmente i rischi legati a questi fattori. 4. Noia, Scansione dell'emotivitàLa noia duratura è caratterizzata da pochi e deboli stimoli su un lungo lasso di tempo. Questa diminuzione di intensità media fa regredire i sistemi di regolazione e gli organi di mira con conseguente restringimento anche del campo di tolleranza a stimoli intensi. Il meccanismo non subentra solo in seguito a scarsità di stimoli esterni (come p.e. in seguito a lunga detenzione isolata) ma altrettanto per lunga intenzionata fuga e/o scansione di emotività. Questa impassibilità pare sia un'ideale rincorso da alcuni giovani: la chiamano "coolness", ai tempi conosciuto come narcisismo. Il rischio di questo tipo di "assenza di eustress" è, che stressori rilevanti inevitabili potrebbero mandare in eccitazione, panico e disorientamento la vittima procurandole dei traumi, mentre per un soggetto meno impassibile, la sfida potrebbe essere un divertimento. 5. Stress traumaticoLo stress traumatico è un'evento ineluttabile che ci colpisce di botto. Può trattarsi di un fatto:
È evidente, che un evento di questa gravità non colpisce meno una persona in eustress che una persona in distress. La differenza sta nel fatto che, una persona con un campo di tolleranza maggiore agli stressori ha più probabilità di elaborare in un periodo ragionevole il suo triste destino. Certe disgrazie invece sembrano più grandi di noi: traumi come la sopravvivenza in un campo di concentramento o l? aver subito una guerra, possono pesare in modo patologico per tutta la vita. È diventato un commercio dei "giusti", di compagnie assicurative e dei loro avvocati, offrire ogni bizzarria come "terapia antitraumatizzante". Bisogna invece ammettere, che non abbiamo la più pallida idea di come dare sostegno in un caso simile (oltre che far capo all'empatia umana). Personalmente, in merito, mi aiutano i lavori di Verena Kast. 6. Reazioni cognitive allo stressCome esseri umani non abbiamo molta scelta di reazione cognitiva sullo stress: Possiamo reagire smisuratamente, con tutte le forze emotive, verso ogni stressore minore . Questo a lungo va a scapito:
Possiamo evitare e/o sfuggire sistematicamente a situazioni emozionali rischiose. Questo permette sì una vita con poche sollecitazioni, ma abbassa man mano l'efficacia dei regolatori fisiologici e impoverisce notevolmente le funzioni emotive. Ambedue restringono notevolmente il campo di tolleranza agli stressori. In caso di rilevanti stressori ineluttabili la situazione diventa critica perché:
Possiamo tentare di correggere il tiro di volta in volta in maniera che i margini di tolleranza rimangano intatti e l'intensità media, proprio media. È e rimane un tentativo, perché ci possono sempre toccare degli eventi più grandi di noi. 7. Stress: amplificatore di fattori rischioIl distress cronico e probabilmente anche dei traumi causano anzitutto un'amplificazione rilevante dei fattori a rischio per pressoché tutte le altre malattie degenerative. Grossarth-Maticek ha dimostrato questo fatto in un esteso studio epidemiologico riguardo le malattie:
La continua sovrastimolazione dei sistemi neurovegetativi e ormonali tiene attivato continuamente le funzioni di allerta e disattivati le funzioni di ristoro. Questo fa esaurire con il tempo gli uni e degenerare gli altri. Il grafico di fianco (Distress) riporta un'esempio di Grossarth-Maticek riguardante tumori polmonari. Altre patologie dimostrano qualitativamente simili correlazioni. 8. Sindrome di adattamento, Esaurimento nervoso, Burn outIl nostro organismo resiste a lungo a rilevanti stressori: di solito troviamo delle compensazioni emotive e locomotorie. Se invece la situazione si aggrava, diversi sistemi e organi degenerano e si ammalano sia per mancato uso sia per abuso (amplificazione di altre malattie). In questo stadio non si fa tanto caso agli stressori (quelli del lavoro precedente sono sostituiti da quelli della malattia stessa). Le mie nonne questo stato lo chiamavano "esaurimento nervoso", Selye parlava di sindrome di adattamento (oggi si usa in aeronautica spaziale), i medici e psichiatri di oggi l'hanno nominato Burn Out. La deviazione endocrina è poi responsabile per diversi disagi e rischi tipici dello stress, come p.es. l'impotenza, la frigidità, ipercolesterolemia e in stadi progrediti per il sindrome metabolico. In qualunque modo lo si voglia chiamare, si tratta di uno stato di alto pericolo esistenziale per di più "inguaribile", perché non si riesce a "riparare" sistemi biologici trasandati con un po? di medicina e un paio di consigli a buon mercato. Daniela Rüegg, Bianca Buser curavunt
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