Medicina popolare

per autodidatti

 

 

settembre 23, 2005


Indice della pagina

 

1.0 Struttura e funzione del tessuto connettivo

       1.1 Riassunto

       1.2 Topografia del tessuto connettivo lasso

       1.3 Struttura del tessuto connettivo lasso

       1.4 Funzioni del tessuto connettivo lasso

 

2.0 Struttura e funzioni della matrice basale

       2.1 Struttura

       2.2 Funzioni della matrice basale

 

3.0 Fenomeni biocibernetici di regolazione basale

       3.1 Collaborazione dei sistemi gestionali

       3.2 Caratteristiche cibernetiche della regolazione basale

       3.3 Fenomenologia della puntura

       3.4 Meccanismi di regolazione immunitaria extranevrale

 

4.0 Diagnostica  di regolazione  basale

       4.1 Comportamento regolativo

       4.2 Patologie organiche

 

5.0 Terapia regolativa

       5.1 Strumenti terapeutici

       5.2 Terapie regolative

 

6.0 Nozioni su sistemi di regolazione

       6.1 Sistemi e processi

       6.2 Dinamica organizzativa di processi

6.3 Regolazione e autoregolazione

Dispensa MN 4.7

Regolazione della matrice basale

 

© Peter Forster

Bianca Buser

 

Pagine correlate: MmP 7.4

MmP 7

 

 


Bibliografia:

Pischinger, A.: Das System der Grungregulation; 9. Aufl.; HAUG 1998

 

Hartmut Heine, Otto Bergsmann, Felix Perger, Gisela Draczynski

 

Prof. Dr. Pischinger, cattedra per istiologia ed embriologia dell¹università di Vienna presentò nel1975 la sua opera ³Š Sistema della regolazione basale Š².

Si occupava inizialmente delle proprietà comunicative del tessuto connettivo.

 

Indipendentemente sono attualmente attive tre grandi scuole sul campo:

- Università di Vienna: regolazione basale: Pischinger, Altmann, Bergsmann, Fleischhacker, Hopfer, Aiginger, Perger, Flohberger, Riccabona, Stacher.

- Università di Münster: reazione mesenchimatica universale: Hauss, Junge-Hülsing

- Università Witten-Herdecke: Istituto per medicina antiomotossica e ricerca di regolazione basale.

 

 


1.0        Struttura e funzione del tessuto connettivo

Il tessuto connettivo lasso è composto da fibre e matrice basale prodotte da fibrociti e decomposte da macrofagi.

       1.1 Riassunto

       1.2 Topografia del tessuto connettivo lasso

       1.3 Struttura del tessuto connettivo lasso

       1.4 Funzioni del tessuto connettivo lasso

 

 

 

1.1 Riassunto

              1.1.1   Compiti strutturali

              1.1.2   Compiti funzionali

              1.1.3   Matrice basale come ambiente delle cellule

              1.1.4   Modello originale di Pischinger

 

1.1.1   Compiti strutturali

- Connessione meccanica di tessuti parenchimali (specialmente fibre).

- Infrastruttura ³portante, sospensiva² per vasi e nervi (specialmente fibre).

- ³Filtro reticolare² per microrganismi.

- ³Filtro molecolare² per macromolecole.

- Substrato ambientale per processi extracellulari di ogni genere.

- Substrato ambientale per cellule immunitarie (specialmente matrice).

 

 

1.1.2   Compiti funzionali

- Tampone e magazzino del flusso materiale tra cellule parenchimatiche e vasi sanguigni e linfatici.

- Tampone energetico per processi locali.

- ³Discriminatore² per molecole di ³-filia², carica e dimensione diversa.

- Ambiente per processi biofisici e biochimici extracellulari.

- Ambiente per reazioni di difesa extracellulare locale e generalizzata.

- Sistema regolativo per processi biofisici e biochimici extracellulari interdipendenti.

- Sistema ³informatico² extraneurale.

 

1.1.3   Matrice basale come ambiente delle cellule

La matrice basale è l¹ambiente (si potrebbe dire ³il mondo²) delle cellule, che le nutre e smaltisce i loro detriti e, diffonde i loro prodotti: in essa vivono e muoiono e si svolgono le loro relazioni.

 

Evolutivamente, negli organismi multicellulari a ³respirazione di ossigeno² la matrice basale è la struttura elementare di approvvigionamento, smaltimento e coordinazione tra le cellule e lo è rimasta anche negli organismi più differenziati e sviluppati. In questo senso è il precursore dei sistemi specializzati di:

- Approvvigionamento/smaltimento (digestione, escrezione, respirazione).

- Logistica (sistema circolatorio/linfatico e difensivo).

- Coordinazione (sistemi endocrino e neurale).

 

In origine c¹erano probabilmente le singole cellule di un multicellulare a sintetizzare e decomporre la matrice basale, più in là sembra che fibrociti e macrofagi si siano specializzati a produrla e decomporla oltre alla loro capacità di formare anche fibre come strutture portanti e legamenti meccanici tra le cellule parenchimali.

 

1.1.4   Modello originale di PISCHINGER

Come segno di riconoscenza verso l¹instancabile ricercatore, viene pubblicato qui di seguito il primo schizzo sulla regolazione basale, pubblicato da Pischinger nell¹anno 1975.

 

 

 

 

 

 

1.2 Topografia del tessuto connettivo lasso

Il tessuto connettivo lasso è l¹unica struttura dell¹organismo ³ininterotta². Forma in pratica le ³pareti² di compartimenti organici e suborganici fino al livello di gruppi di cellule organiche in un compartimento di approvvigionamento comune. Il grafico seguente dimostra come esempio a livello macroscopico i grandi compartimenti muscolari della coscia (I. Rolf: Rolfing; HUGENDUBEL).

 

 

 

 1.3  Strutturadel tessuto connettivo lasso

L¹immagine al microscopio della seguente figura (Thibodeau & Patton: Anatomia; AMBROSIANA) dimostra la rete tridimensionale di fibre collagene ed elastiche nella matrice basale di tessuto connettivo (nella foto microscopica una sezione priva di vasi, nervi, cellule del tessuto connettivo (fibrociti).

 

 

1.4 Funzioni del tessuto connettivo lasso e della matrice basale

La seguente figura dà un¹idea dell¹architettura e del flusso materiale e informatico tra le componenti di cellule/ambiente (Pischinger: Das System der Grundregulation; HAUG).

 

 

 

2.0        Struttura e funzioni della matrice basale

La matrice basale è una delle sostanze sintetizzate e disposte dai fibroblasti (cellule del tessuto connettivo). Essenzialmente si tratta di una struttura ramificata di proteine e zuccheri (glicani).

       2.1 Struttura

       2.2 Funzioni della matrice basale

 

 

2.1 Struttura

              2.1.1   Sintesi da Fibroblasti

              2.1.2   Matrisomi

              2.1.3   Duttilità e reattività della struttura

              2.1.4   Variazione di produttività dei fibroblasti con l¹età

 

2.1.1   Sintesi da Fibroblasti

I fibroblasti sono fibrociti ³giovani²; distinzione anche in reticulociti piccoli e grandi.

- Fibroblasti 1 sintetizzano proteoglicani in forma reticolare.

- Un¹unità di proteoglicane è ingrandita (2).

- Mostra una struttura ramificata (2a).

- Legato a una molecola di acido ialuronico (2b).

 

Esempio tessuto connettivo cartilaginoso (condrociti)

 

 

Fibroblasti producono una struttura di polimeri di proteoglicani

 

 

I polimeri proteoglicanici sono monomeri proteoglicanici legati con una proteina  a una lunghissima molecola di acido ialuronico (perpendicolari per carica elettrica).

 

I monomeri proteoglicanici sono lunghe catene di molecole glicidi-proteici con ciascuna due rami di condroitinsulfato (perpendicolari per carica elettrica)

 

molecola di sulfato di condroitina (in cartilagine)

 

 

2.1.2   Matrisomi

Un¹unità biochimica di matrice basale si chiama ³matrisoma² (³corpo matricale²).

Seguono nozioni su:

                         2.1.2.1   Struttura chimica

                         2.1.2.2   Struttura topografica

                         2.1.2.3   Struttura di molecole proteoglicaniche

 

2.1.2.1   Struttura chimica

La maggior parte delle molecole coinvolte sono biopolimeri di zuccheri (glucobiopolimeri).

Temporaneamente possono essere integrati nella struttura basale delle proteine transitorie.

Schematicamente la struttura biochimica di un matrisoma è composta come segue:

              - PG/GAG     proteoglicani/ glicosamminoglicani.

              - StGL       glicoproteine di struttura.

              - VGL        glicoproteine interattive.

              - TP           proteine transitorie (p.es. citochine, fattori di crescita, ormoni, enzimi, Š).

 

 

2.1.2.2   Struttura topografica

1)        proteine di legatura legano i proteoglicani all¹

2)        acido ialuronico, ³posta in orizzontale² causa di carica negativa come

3)        i polisaccharidi che sono ortogonali alla

4)        ³spina dorsale proteinica².

<->     Interscambio di ioni.

*          Acqua ³cristallizzata² (thixiotropico).

Linee tratteggiate indicano il ³dominio² di una molecola proteoglicanica.

 

 

 

 

2.1.2.3   Struttura di molecole proteoglicaniche

Si orientano secondo una regola delle superfici minime energetiche in iperboloidi con le seguenti proprietà: l¹interno della ³galleria² è idrofobo/lipidofilo mentre l¹esterno è idrofilo/lipidofobo. Questo permette un trasporto contemporaneo di sostanze ³idriche² e ³lipidiche².

 

Essendo connesso con il sistema endocrino tramite i capillari vasali e con il sistema nervoso tramite i terminali liberi di fibre nervose vegetative si forma un sistema ³comunicativo² (regolatorio passivo) enormemente complesso tra le tre componenti.

 

 

2.1.3   Duttilità e reattività della struttura

La struttura basale è altamente duttile verso sostanze acquose o lipidiche grazie alle capacità discriminatorie delle molecole proteoglicaniche.

 

 

La concentrazione di acqua e l¹orientamento ³cristallino² (thixiotropico) delle sue molecole in certi areali forma un substrato ideale per processi elementari come capacità di accumulo calorico, soluzione, diffusione, dissociazione e legami covalenti, dispersivi ed elettrostatici , tamponamenti acido/base, processi ossidoriducenti, tensidi di superficie e altri più o meno noti.

 

La composizione e struttura della matrice basale cambia facilmente con susseguenti variazioni di energia potenziale locale e in interdipendenza con l¹energia cinetica (termica da differenze di temperatura, meccanica con l¹elasticità delle fibre tessutali) permette una larga gamma di reazioni e trasformazioni energetiche.

 

2.1.4   Variazione di produttività dei fibroblasti con l¹età

Il seguente grafico mostra la produzione dei fibroblasti in funzione dell¹età. Si nota che la produzione di proteoglicani raggiunge il culmine durante la prima infanzia, quella dell¹elastina durante l¹adolescenza e quella dei collageni intorno ai sessant¹anni.

 

 

2.2 Funzioni della matrice basale

Regolazione fisica, chimica, fisiologica, neurologica, immunitaria.

              2.2.1   Trasporto di sostanze e condizioni energetiche

              2.2.2   Flusso energetico

              2.2.3   Altri processi biofisici

              2.2.4   Processi informatici

              2.2.5   Processi biochimici

              2.2.6   Processi fisiologici complessi

              2.2.7   Reazioni immunoassistenti

 

2.2.1   Trasporto di sostanze e condizioni energetiche

Cellule parenchimali (di organi specifici) <=> sistema ematico/linfatico.

 

Ogni organo così come ogni tessuto e talvolta anche solo loro singole parti, o solo in determinati periodi, hanno delle esigenze specifiche e molto differenziate per quanto concerne l¹apporto di materiale o la sua eliminazione, oppure il rifornimento energetico.

 

Una bella parte di questi spostamenti avviene grazie a processi elementari come la diffusione tra aree con diversa concentrazione (materiale) o conduzione calorica tra aree con temperature diverse (energetico). Meglio ricordarsi che nel mezzo si trova una struttura basale con capacità discriminatorie, reattive, accumulative e regolatore altamente sviluppate.

                         2.2.1.1   Metabolismo energetico, muscoli, fegato, cervello

                         2.2.1.2   Pelle e tessuti ghiandolari

                         2.2.1.3   Intestini

                         2.2.1.4   Tessuti ossei

 

 

2.2.1.1   Metabolismo energetico, muscoli, fegato, cervello

La carica di trasporto della matrice basale più importante per tutte le cellule sono gli ingredienti del metabolismo energetico:

- Glucosio (C6H12O6) e ossigeno (O2) dai capillari alle cellule parenchimali.

- Anidride carbonica (CO2) e acqua (H2O) dalle cellule parenchimali ai capillari e ai vasi linfatici.

Questo prevalentemente nei tessuti intensi di consumo energetico (cervello, fegato, muscoli). In queste zone, grazie alla grande produzione di energia calorica, devono essere anche assorbite/asportate notevoli quantità di calore.

 

2.2.1.2   Pelle e tessuti ghiandolari

Intorno alla pelle e ai tessuti ghiandolari invece necessitano notevoli quantità di acqua, zuccheri e amminoacidi come approvvigionamento, mentre lo smaltimento è relativamente scarso.

 

2.2.1.3   Intestini

L¹intestino tenue richiede come approvvigionamento notevoli quantità di acqua e come smaltimento enormi quantità di glucosio, amminoacidi e lipidi (trigliceridi soprattutto verso il sistema linfatico).

 

L¹intestino crasso richiede pochissimo approvvigionamento, ma uno smaltimento di grandi quantità di acqua, sali minerali e oligoelementi.

 

2.2.1.4   Tessuti ossei

Il tessuto osseo ha un grande scambio di minerali (Ca, P, Mg, Š). Apporto tramite il periostio, asporto tramite l¹endostio.

 

2.2.2   Flusso energetico

Vengono trattati i seguenti temi:

- Omeostasi termodinamica

- Deviazioni reattive patologiche

- Modello materiale/energetico del sistema basale.

 

Biopolimeri di zuccheri, acqua e soluti di sostanze sono gli ingredienti della matrice basale. I flussi energetici sono dati da flussi di calore e materiale per via di:

- adeguamenti di temperatura e

- reazioni chimiche (legamenti, dissociazioni, Š),

- reazioni fisiche (spostamenti, orientamenti di ioni e molecole),

- spostamenti di energia potenziale con il flusso materiale.

 

Lo scambio materiale e lo scambio energetico sono interdipendenti tramite composizione e struttura della matrice basale da una parte, entropia (³consumo²) e entalpia (³produzione²) energetica dall¹altra.

 

Nel caso ideale il tessuto basale si trova in un equilibrio fluttuante termodinamico con la struttura molecolare in movimento spontaneo (ma non casuale). Questa omeostasi è veramente labile (e facile da variare), ma è la condizione per il mantenimento di un ordine molecolare in un equilibrio fluttuante biologico.

                         2.2.2.1   Omeostasi termodinamica

                         2.2.2.2   Deviazioni reattive patologiche

                         2.2.2.3   Modello materiale/energetico del sistema basale

 

2.2.2.1   Omeostasi termodinamica

In un sistema tecnico chiuso le collisioni casuali di molecole (movimenti di Brown) con il tempo instaurano un equilibrio termodinamico stabile (p.es. un pezzo di ferro ardente in un secchio d¹acqua).

 

In un sistema biologico aperto non si tratta prevalentemente di collisioni (traslatorie) tra molecole, ma di continue variazioni spontanee (non aleatorie) di stati d¹ordine interdipendenti (p.es. oscillanti) con proprietà autocatalitiche (catalizzatore: stimola processi senza modificarsi). La componente spontanea è legata a stati d¹ordine (strutture) in sé labili (non verso il caos, ma verso altre strutture o stati d¹ordine).

 

 

Trattandosi, nella matrice basale di un sistema termodinamicamente aperto con continue variazioni di aflussi e deflussi materiali ed energetici, idealmente si imposta un ³equilibrio labile continuamente variato² per via di innumerevoli processi autoregolativi ³passivi².

 

Questo stato è energeticamente mantenuto fino quando entalpia (³produzione² energetica) e entropia (³consumo² energetico) si bilanciano.

 

2.2.2.2   Deviazioni reattive patologiche

La reattività di un tale sistema dipende essenzialmente dalle sue capacità ³entalpiche² (produttive) e dalle sue esigenze ³entropiche² (consumistiche).

 

Un eccesso di entalpia (³produzione energetica²); quindi un¹ipereattività del sistema diminuisce smisuratamente l¹ordine (struttura) e trova la sua espressione in stati strutturalmente riducenti del tipo:

- malattie acute.

- infiammazioni

- allergie

- reumatismi

- neoplasie.

 

Un eccesso di entropia (³consumo energetico²), quindi un¹iporeattività del sistema aumenta smisuratamente l¹ordine (struttura) e trova la sua espressione in stati strutturalmente ³fossilizzanti² e forme patologiche come:

- sclerosi

- gelatinosi

- sarcomi.

 

2.2.2.3   Modello materiale/energetico del sistema basale

Lo schema che segue è un tentativo di illustrare in un modello le interdipendenze materiali/energetiche nel sistema biologico aperto ³matrice basale² e le interdependenze con gli altri sistemi biologici aperti direttamente connessi.

 

 

 

 

2.2.3   Altri processi biofisici

Oltre ai processi biofisici di spostamento materiale tramite osmosi e differenze di carica e oltre ai processi energetici coinvolti ci sono altri processi biofisici essenziali che si occupano dei meccanismi di regolazione basale:

- Mantenimento di potenziali di membrana.

- Mantenimento di valori di acidità.

Vengono trattati nei seguenti due capitoli. Altri come il mantenimento di potenziali ossidoriducenti e di tensidi superficiali sono ancora poco studiati.

                         2.2.3.1   Mantenimento di potenziali di membrana

                         2.2.3.2   Mantenimento dei valori di acidità

 

2.2.3.1   Mantenimento di potenziali di membrana

Locale, in collaborazione con le cellule adiacenti tramite le pompe sodio/ potassio delle membrane cellulari e il rifornimento delle relative sostanze (Na, K), energia (per lo spostamento dei ioni) e informazioni (per aprire e chiudere i canali nelle membrane).

 

2.2.3.2   Mantenimento dei valori di acidità

Qualsiasi stimolo ³irritante² (meccanico, sostanziale, ionizzante, energetico, germinale, Š) induce una reazione locale della matrice basale del tipo ³acidosi². I due tipi di fibroblasti (reticulociti grandi e piccoli) concorrono al mantenimento dell¹omeostasi acidica locale, l¹una verso ³l¹acidosi², l¹altra verso²l¹alcalosi².

Quando non riescono più, l¹acidosi fa scattare meccanismi regolatori ³superiori² e sempre più distanti (nel senso di una reazione a catena) fino a coinvolgere tutto il sistema.

 

2.2.4   Processi informatici

A questo punto diventa problematico il termine ³informatico² stesso:

- Se si intende ³dare una forma² o cambiare da una forma (struttura, ordine) all¹altra è altamente appropriato per descrivere le interdependenze strutturali/energetiche esposte nel capitolo precedente.

- Se si punta più sul termine in senso ³umanizzato² comunicativo è sbagliato, perché non si scopre bene né mittente né ricevitore né messaggio né interpretazione dell¹ultimo.

 

Indipendentemente dalla valutazione di tutti questi fatti, rimangono, per me, più numerose le domande delle risposte.

                         2.2.4.1   Variazione e reazione

                         2.2.4.2   Stimoli e smorzamenti

                         2.2.4.3   Comunicazione e reazione

                         2.2.4.4   Accumulo, impronta e memoria

                         2.2.4.5   Reazioni patologiche

 

 

2.2.4.1   Variazione e reazioni amplificative

È certo che una variazione minima locale (come pungere con un ago) può avere come conseguenza una reazione a catena strutturale/energetica a lunga distanza, in breve tempo ed eventualmente coinvolgendo altri sistemi (superiori). La reazione, visto che può mettere in moto tanti processi autoregolativi a livello sia materiale che energetico, può amplificare di molto l¹intensità dello stimolo. In questo senso struttura/energia possono comportarsi in modo amplificativo, una rispetto all¹altra.

 

2.2.4.2   Stimoli e smorzamenti

D¹altronde siamo continuamente soggetti a innumerevoli stimoli di questo tipo senza che essi ci possano scombussolare più di quel tanto. È quindi evidente che il sistema può comportarsi in modo altrettanto ammortizzante.

 

2.2.4.3   Comunicazione e reazione

Comunicativo e reattivo in questo contesto è l¹elemento di trasmissione e di reazione strutturale/energetica secondo certe caratteristiche di tempo e di spazio. Le caratteristiche di trasmissione sono grossolanamente:

- di ³spazio² praticamente da ogni posto dell¹organismo verso ogni altro, visto che il tessuto basale è ininterrotto tra i tessuti parenchimali;

- in tempi di trasmissione nell¹ordine di grandezza di frazioni di secondi fino a pochi secondi;

- in tempi di regolazione (adattamento) nell¹ordine di grandezza di frazioni di secondo (processi reattivi locali elementari) fino a ore (processi sistemici complessi).

 

2.2.4.4   Accumulo, impronte e memoria

Visto che il tessuto basale è capace di ³immagazzinare² le sostanze basilari (carboidrati, lipidi, proteine, acqua) in strutture ben definite e più o meno variabili, si potrebbe parlare anche di una capacità mnemonica. Può rimanere ³impresso² un evento o un¹abitudine regolativa come struttura materiale.

 

2.2.4.5   Reazioni patologiche

A livello informatico sono noti diversi meccanismi ³patologici²:

- Se la risposta è tardiva e sistemica a un¹irritazione debole, invece di pronta e locale anche per un¹irritazione media (come in malattie infiammatorie croniche).

- Se la risposta è pronta, sistemica e potente anche per un¹irritazione debole (come per allergie istantanee) invece di rimanere locale e proporzionata all¹irritazione.

- Se la risposta, dopo una fase di ³choc sensato² non ricupera con una controreazione altrettanto sensata (come nello choc anafilattico).

- Se la risposta è ³perversa² reagendo all¹irritazione in modo di rinforzarla invece di compensarla (come nelle malattie allergiche rallentate o autoimmunitarie).

 

2.2.5   Processi biochimici

Tamponamento di radicali liberi, deposito di sostanze ambientali e nutritive.

                         2.2.5.1   Tamponamento di radicali liberi extracellulari

                         2.2.5.2   Deposito di sostanze ³ambientali²

                 2.2.5.3   Deposito di sostanze nutritive

 

2.2.5.1   Tamponamento di radicali liberi extracellulari

Il metabolismo di organismi a ³respirazione d¹ossigeno² crea grandi quantità di radicali liberi, nella maggior parte provenienti dalla decomposizione di glucosio e dalla formazione di ATP.

Gli organismi hanno sviluppato potenti sistemi di ³antiossidanti² per ³tamponarli².

- All¹interno della cellula: perossidismutasi, catalasi, glutationperossidasi.

- Extracellulare: acido ascorbico (Vit.C), Vit.A, Vit.E e.a.

- Metabolismo sistemico: urea/acido urico.

 

La matrice basale ³raffredda² le reazioni antiossidanti e usa l¹energia così guadagnata per i propri bisogni energetici. Uno squilibrio tra radicali liberi prodotti e antiossidanti disturba evidentemente l¹omeostasi umorale, cioè processi biochimici nella matrice basale.

 

 

2.2.5.2   Deposito di sostanze ³ambientali²

Nei generi alimentari si trovano ca. 1¹000 molecole artificiali; l¹acqua potabile, le vernici, la plastica e i prodotti voluttuari ne contengono altre. Alcune di queste fino a certe dosi il corpo riesce a decomporle e ad eliminarle, altre si accumulano nella matrice e disturbano la regolazione basale quando superano certe concentrazioni (spesso dopo i 50 anni).

 

2.2.5.3   Deposito di sostanze nutritive

I proteoglicani sono capaci ad accumulare ³scorie metaboliche² di tutte e quattro le sostanze nutritive:

- Idrocarburi come glucosio o lattosio.

- Proteine come gruppi -NH-.

- Grassi in forma di acidi lipidici.

- Acqua in forma ³cristallina² (thixiotropio) nei ³domini² dei proteoglicani.

 

Smisurati depositi di queste sostanze sono caratteristici per certe malattie:

- Aumentato tasso di depositi glicidici nella membrana basale: diabetes mellitus.

- Legami glicidici a proteine (p.es. emoglobina A1c), collagene, elastina, proteoglicani, albumina, miolina, frammenti di membrane cellulari: processi degenerativi di senescenza, arteriosclerosi, diabete.

- Proteine di deposito (collagene & polisaccaridi) possono legare molte altre molecole come immunoglobuline, lipoproteine, fibrinogene-complemento, albumina, amminoacidi, glicoproteine, urea, colesterolo, emoglobina e altri.

 

Superando una certa concentrazione nella matrice basale impediscono il passaggio di metaboliti tra vasi e cellule: micro- e macroangiopatie, endarterite obliterans, claudicatio intermittens, coronarite Š

Comunque questi depositi smisurati impediscono una regolazione basale funzionante.

 

Le capacità individuali per la rigenerazione sono molto variabili per decomposizione enzimatica proteolitica e idrolitica effettuata da lisosomi di granulociti neutrofili o macrofagi.

 

2.2.6   Processi fisiologici complessi

Decomposizione (lisi) di vescicole e cellule, matrice tumorale.

                         2.2.6.1   Lisi di vescicole matricali

                         2.2.6.2   Citolisi

                                       2.2.6.2.1   Leucocitolisi

                         2.2.6.3   Regolazione di matrice tumorale

 

2.2.6.1   Lisi di vescicole matricali

Le cellule del tessuto connettivo e del sistema immunitario sono capaci di secernere elementi vescicolari nella matrice basale, dove si decompongono liberando molteplici sostanze biologicamente attive:

- Enzimi proteolitici e idrolitici.

- Diversi tipi di citochini.

- Prostaglandine e leucotrieni dalla decomposizione della membrana vescicolare.

 

Localmente, gli enzimi sono capaci di decomporre selettivamente proteine e molecole idrolizzate che sono estranee in questo posto. Le altre sostanze attivano e/o controllano meccanismi di difesa come infiammazioni locali. Come effetto collaterale questo meccanismo influisce sull¹acidità (pH) e sul potenziale ossidoriducente locale e così indirettamente sulla regolazione basale anche a distanza. Influisce anche sulle funzioni neurali e cellulari.

 

 

2.2.6.2   Citolisi

Citolisi (la decomposizione di cellule) è il meccanismo opposto alla proliferazione (mitosi) di cellule. Questi due processi, opposti nel tessuto parenchimale di una persona dopo l¹adolescenza, è meglio che siano in equilibrio.

 

È noto che certe cellule vengono decomposte più di altre (p.es. muta di eritrociti nella milza probabilmente per esigenze funzionali).

 

Una particolare importanza pare avere la leucocitolisi e la lisi di linfociti, fibrociti e macrofagi per meccanismi di difesa e forse per meccanismi di adattamento ambientale (materiale, acidità, potenziale di membrana, Š).

 

2.2.6.2.1    Leucocitolisi

Nella leucocitolisi (processo ematico) si hanno enormi quantità di leucociti che si decompongono, si stima tra 1.2 Š 2 milioni al secondo. Sono aperte tante domande in questo contesto:

- La regolazione pare che dipenda da caratteristiche come acidità, potenziale ossidoriduttivo, Š

- Pare che siano attivate da granulociti ed eseguite tramite per ossidazione che libera sicuramente tante sostanze, fra l¹altro anche notevoli quantità di acidi nucleici (urea, acido urico,Š).

- Per stimolare il processo occorrono sostanze di proliferazione di monociti di ignota provenienza.

 

2.2.6.3   Regolazione di matrice tumorale

In tessuti normali sono i fibroblasti a generare la matrice basale ³normale². In tessuti tumorali, le cellule tumorali producono in eccesso acido ialuronico ed enzimi proteolitici e idrolitici che ledono la ³normale² matrice basale. Questa situazione facilita la mitosi tumorale e inibisce la differenziazione delle relative cellule. È quindi importante nella cura di pazienti affetti da tumore sostenere le riserve e i potenziali di regolazione basale con cosidetti ³metodi naturali².

 

2.2.7   Reazioni immunoassistenti

Diversi studi confermano che esiste una coordinazione stretta tra il sistema di regolazione basale e il sistema immunitario. Questo rapporto può essere così spiegato:

- Un¹iporeattività della regolazione basale (rigidità regolativa) che per natura è aspecifica.

- Induce un¹iperreattività del sistema immunitario (tipo autoimmunitario, allergico) che è molto più specifico.

In questi casi vale la pena di controllare lo stato di regolazione basale e se necessario migliorarlo.

 

3.0        Fenomeni biocibernetici di regolazione basale

       3.1 Collaborazione dei sistemi gestionali

       3.2 Caratteristiche cibernetiche della regolazione basale

       3.3 Fenomenologia della puntura

       3.4 Meccanismi di regolazione immunitaria extranevrale

 

3.1 Collaborazione dei sistemi gestionali

La regolazione basale si trova alla base di tutti i sistemi gestionali dell¹organismo essendo evolutivamente il più remoto. Si basa prevalentemente sui processi biofisici e biochimici. In organismi evoluti è inseparabilmente correlata con i sistemi:

- ormonale

- immunitario

- neurale

al punto che in un contesto pratico medico sono spesso indecifrabili le prestazioni dei singoli sistemi all¹effetto finale.

 

 

- L¹organismo tenta con tutti i mezzi momentaneamente disponibili di salvare la sua omeostasi.

- L¹ipofunzione (o l¹impegno altrove) di un sistema gestionale.

- Può mettere in iperfunzione un altro nel tentativo di sostituirlo.

- P.es. blocco della regolazione basale e stimolo basale può creare un¹iperrezione immunitaria come un attacco di asma allergica.

 

 

3.2 Caratteristiche cibernetiche della regolazione basale

- Il sistema di regolazione basale reagisce in modo integrale ma non uniforme: la reattività a destra e a sinistra del corpo è parecchio diversa, asimmetrica. Più un disordine diventa cronico, più simmetrici diventano i parametri a dx. e sin.

 

- Differenze di simmetria reattiva dipendono dalla localizzazione del carico regolativo (disintegrazione tessutale batterica e non batterica).

 

- Il sistema di regolazione basale dispone di una certa autonomia periferica che per cariche croniche va persa progressivamente.

 

- Il sistema basale reagisce in modo non specifico e si sommano stimoli anche molto diversi (infiammazioni croniche, tossine, deficienze materiali, aberrazioni di flora intestinale). La somma può causare aberrazioni regolative:

- delle provocazioni anche minime ma continue (come ³focolai²) sembrano aver un effetto accumulativo nel senso che si propagano e possono coinvolgere sistemi superiori.

 

- Secondo SELYE il sistema regolativo basale reagisce nel senso di una reazione d¹allarme e i suoi disordini sono deducibili da questo comportamento.

- Oltre all¹iperreazione e all¹iporeazione del sistema basale, sono da osservare anche reazioni ³paradossali² dove un certo parametro reagisce in modo opposto a come ci si aspetta.

- Una provocazione del sistema basale crea dapprima una reazione locale che, a dipendenza dell¹intensità e durata dello stimolo, si propaga e coinvolge ev. anche sistemi superiori.

- La soglia dove uno stimolo provoca una reazione integrale coinvolgendo anche sistemi superiori varia molto tra organismi sani e ammalati come lo dimostra la seguente tabella indicativa:

 

                                                                        intensità                      tempo di                         intensità della

                                                                        dello stimolo              attesa reazione              reazione integrale

iperreativo (p.es.anafilassi)                          100%                          <0.5                                >200%

diverse reazioni iperallergiche                     100%                          0.5Š>1                          200%Š>100%

sano                                                                100%                          1                                     100%

diverse reazioni ipoallergiche                      10%Š<100%            1Š<2                             55%Š<100%

distonie vegetative                                         10%                            2                                     55%

diatesi essudative                                          5%                              3                                     30%

diatesi proliferative                                        2%                              4                                     17%

cronico-progrediente e tumori maligni        -                                  5                                     10%

ante exitum                                                    -                                  -                                      5%

 

 

Significa che più una malattia diventa cronica e meno viene impiegata la difesa integrale, uno stato fortemente diseconomico con altissimo consumo energetico che con il tempo porta all¹esaurimento dei sistemi regolativi come si nota dai ritardi di reazione e dell¹intensità di reazione ancora possibile.

- Una dissociazione della normale integrazione di sistema basale e sistema immunitario, associata all¹esaurimento ormonale (ipofisi-corteccia surrenale) non è più rimediabile con gli strumenti medici attualmente disponibili.

 

3.3 Fenomenologia della puntura

Serve ad illustrare come un¹irritazione dell¹organismo provoca una reazione sistemica misurabile nella variazione di diverse caratteristiche.

 

Pischinger ha scoperto che irritazioni ³trascurabili² come la puntura con un ago (agopuntura, neuralterapia, prelievo di sangue) mettono in moto processi di regolazione basale notevoli e misurabili.

 

La punzione causa tre effetti primari:

- Una microlesione tessutale che distrugge cellule. Secondo POPP le emissioni di fotoni provenienti da cellule morenti raggiungono le cellule vicine entro 7-10 sec. e si propagano almeno alla velocità del suono (330 m/s) su tutto il tessuto.

- Gradiente di temperatura ago/tessuto di ca. 15 C.

- Gradiente di potenziale elettrico misurabile ago/tessuto.

 

A livello di misurazione degli effetti di una punzione si scoprì fra l¹altro:

1) Differenziazione delle caratteristiche ematiche.

- Concentrazione di minerali locale e nel sangue venoso.

- Ripartizione ematociti.

2) Variazione di leucociti.

- Leucolisi attivata con fra l¹altro.

- Ripartizione di immunoglobuline.

3) Variazione di oligoelementi e minerali.

- Variazione di consumo di iodio (J).

- Variazioni di altri oligoelementi come Fe, Zn, Cu, Mn.

- Variazioni di elettroliti minerali spec. Ca, Mg. K.

4) Uso di ossigeno periferico.

- Ossigenazione del sangue venoso (consumo di ossigeno).

5) Parametri elettrici del derma.

- Cambiamenti nei valori di polarizzazione del derma.

- Cambiamento di temperatura dermica.

6) Regolazione di capillari.

- Flusso ematico periferico (reologia).

 

La reazione del sistema basale di ³persone sane² a una microlesione è diversa dalla reazione di persone con determinate patologie. Come esempio illustrativo diamo di seguito i dati di consumo di iodio (determinato in 5 ml di sangue venoso) all¹inizio dopo un¹ora e dopo tre ore (il prelievo serve contemporaneamente come primo stimolo e da il valore di referenza):

 

                                                                              valori di consumo di iodio

dopo un¹ora                                                                  dopo tre ore

persona sana                                                               abbass. ca 10%                        torna alla normalità

allergie immediate                                                      aumento                                    lento abbass.

allergie rallentate: p.es. reumatismi infiamm.,

sclerosi multipla, colitis ulcerosa, Š                        forte abbassamento                 lento rialzo

malattie consumanti: p.es. tumori maligni,

leucemia, stadi terminali di infiamm. come

tuberculosi, cronici-progredienti                                mancanza di reazione o reazione debole

 

 

La domanda critica è perchè la seconda punzione non fa scattare di nuovo un meccanismo di regolazione: SELYES e LICKINT hanno dimostrato che nel percorso di una reazione d¹allarme il sistema non reagisce a nuovi stimoli vegetativi. A livello di consumo di iodio si nota quindi una specie di ³tempo refrattario² di 3Š4 ore.

 

Di altri processi coinvolti nella regolazione vegetativa/basale/umorale si sa che i loro tempi di reazione/refrazione sono anche più lunghi (fino a 5 giorni).

 

3.4 Meccanismi di regolazione immunitaria extraneurale

Serve per illustrare come un¹irritazione dell¹organismo stimoli dapprima il sistema basale che a sua volta mette in moto i sistemi immunitari, ormonale e neurovegetativo:

Sono note quattro fasi cellulari di difesa immunitaria:

€ Si forma una ³diga² di istiociti intorno al luogo d¹invasione della sostanza nociva indotta da:

- Processi biofisici: acidosi locali (valore pH).

- Processi biochimici: ormoni tessutali come prostaglandine, leucotrieni, interferoni.

- Immediata liberazione di reticulociti come istiociti mononucleari.

Questi processi sono prevalentemente di regolazione ³umorale².

 

€ Si presentano microfagi, ancora reazione locale ma con ³avvertimento dell¹organismo².

- Aumento della permeabilità di vasi capillari e invasione di microfagi.

- Fagocitosi con liberazione di enzimi proteolitici e ossidativi.

- Formazione di microedema, diluzione della sostanza nociva, presentazione di immunoglobuline.

- Correzione pH: mobilizza fonti energetiche (ATP) se la relazione Ca/Mg (Ca alto, Mg basso) lo permette e se l¹acidosi tessutale cronica non lo inibisce.

Questi processi sono prevalentemente di regolazione ³umorale².

 

€ Appaiono macrofagi: reazione che coinvolge già attivamente tutto l¹organismo.

- Indotta da nodi linfatici, regolazione ormonale e regolazione del sistema nervoso centrale.

- Se la concentrazione del ³fattore monocitario² (un acido lipidico) è sufficiente.

- Quest¹ultimo è terapeuticamente disponibile come ELPIMED e applicata s.c. o i.m. per effetti sistemici, i.c. per effetti locali quando la regolazione basale è ³rigida²o impedita per via di prevalenti ³choc² organici:

- infezioni banali ³cronicizzate², traumi cerebrali, chemioterapie;

- controindicato durante infezioni acute;

- con precauzioni in casi di infiammazioni croniche (attivazione di fasi acute),

- postcurativo dopo eliminazione di focolai e tossine e dopo sostituzione di stati di carenza.

 

€ Sono state fatte ricerche interessanti sul meccanismo di produzione e sulla funzione dei linfociti.

- Dal liquido presente nei linfonodi è stato isolato il cosiddetto ³fattore linfocitario², in grado di influire sulla regolazione ormonale e sul sistema nervoso centrale, oltre che sulla produzione dei linfociti B e T.

- In base sperimentale si sono ottenuti risultati promettenti nel trattamento di diverse forme virali, tumorali e autoimmunitarie.

- Malauguratamente, le ricerche sono ferme per mancanza di fondi e non è disponibile un preparato.

 

4.0 Diagnostica di regolazione basale

       4.1 Comportamento regolativo

       4.2 Patologie organiche

 

 

4.1 Comportamento regolativo

I seguenti metodi ³di laboratorio² sono applicati clinicamente per determinare delle aberrazioni regolative oppure in che stato di reattività si trova il sistema. Questo è indicato prevalentemente in caso di gravi malattie croniche ed è riservato a cliniche specializzate nel settore e medici del ramo. Richiedono oltre agli alti investimenti in attrezzature corrispondenti, anche personale di laboratorio altamente specializzato, delle infrastrutture che permettono numerosi test (perché necessitano parecchi valori nel tempo per determinare curve regolative) e naturalmente dei medici clinici che sanno interpretare i risultati e dedurre da questi delle ³aberrazioni di funzionamento² e di trarne conclusioni per delle cure adatte. È altrettanto difficile come affascinante.

 

Di seguito gli strumenti del clinico per:

1) Differenziazione delle caratteristiche ematiche.

- Concentrazione di minerali locale e nel sangue venoso.

- Ripartizione ematociti.

2) Variazione di leucociti.

- Leucolisi attivata con fra l¹altro

- ripartizione di immunoglobuline.

3) Variazione di oligoelementi e minerali.

- Variazione di consumo di iodio J.

- Variazioni di altri oligoelementi come Fe, Zn, Cu, Mn.

- Variazioni di elettroliti minerali spec. Ca, Mg. K.

4) Uso di ossigeno periferico.

- Ossigenazione del sangue venoso (consumo di ossigeno).

5) Parametri elettrici del derma.

- Cambiamenti nei valori di polarizzazione del derma.

- Cambiamento di temperatura dermica.

6) Regolazione di capillari.

- Flusso ematico periferico (reologia).

 

4.2 Patologie  organiche

Tutti i metodi accennati in questo capitolo danno informazioni su stati riflessivi/regolatori.

Non sono ³patomorfologiche² e quindi costituiscono solo un accessorio a normali esami diagnostici clinici e parametri biochimici di laboratorio:

              4.2.1   Palpazione

              4.2.2   Termodiagnostica, diagnostica a infrarosso

              4.2.3   Elettrodiagnostica

 

4.2.1   Palpazione

Non si tratta della usuale palpazione medica, ma di esami di reazioni riflessive di cute, subcute e muscoli (con minima pressione, basta raggiungere lo strato relativo) per determinare aree riflettenti. La conoscenza di dermatomi, catene funzionali cinetiche e altri indici riflessologici facilitano la scoperta di organi coinvolti.

Dettagli vedi:

- Bergsmann, O. & Bergsmann R.: Projektionssymptome; Universitätsverlag Facultas; Wien 1988

 

4.2.2   Termodiagnostica, diagnostica a infrarosso

La termodiagnostica è un antico metodo medico. Ogni terapista che usa metodi corporei la usa in modo qualitativo scoprendo con le mani zone ³fredde² e ³calde².

 

           L¹uso di moderni ³termometri istantanei² permette di rilevare temperature locali che sono anche una misura di attività del tessuto sottostante e la loro relativa matrice basale.

- Ditta: ROST.

 

Rilevare termogrammi infrarossi è molto impegnativo per il grosso investimento in apparecchiature ma permette una vasta diagnostica circa lo stato della regolazione basale.

- Ditta: BLOHMKE und HEIM.

 

4.2.3   Elettrodiagnostica

Vengono usati diversi principi:

- Conduttività (inverso della resistenza elettrica).

- Differenza di potenziale tra elettrodi.

- La caricabilità (capacità elettrica) del tessuto.

Inoltre esistono diversi metodi per rilevare oscillazioni elettromagnetiche proprie dell¹organismo.

                         4.2.3.1   Test elettro-cutaneo

                         4.2.3.2   Conduttività

                         4.2.3.3   Differenza di potenziale

                         4.2.3.4   Caricabilità (capacità)

                         4.2.3.5   Segnali elettromagnetici dell¹organismo

 

 

4.2.3.1   Test elettro-cutaneo

Irritazione della cute con corrente galvanica. In zone di riflesso di disfunzione basale si sviluppa un rossore che persiste più a lungo che in aree ³sane².

È chiamata anche ³palpazione elettrica². Sensazioni spiacevoli, soprattutto in zone sensibili.

 

4.2.3.2   Conduttività

Oggi si misurano specialmente su agopunti (punti terminali delle dita, delle mani e dei piedi), ma anche altri. Deviazioni dal normale:

- Verso l¹alto: ipergia (sovrastimolazione, infiammazione, allergia).

- Verso basso: ipoergia (degenerazione, esaurimento, blocco regolativo).

Le regole dell¹agopuntura determinano l¹identificazione dell¹organo coinvolto.

 

Secondo varie osservazioni il metodo sottovaluta l¹apparato motorio e le sue multiple capacità di disturbo.

 

4.2.3.3   Differenza di potenziale

Metodo parecchio trascurato nella diagnostica benché spesso dei disordini funzionali si manifestino dapprima come differenze di potenziale e solo dopo anche nella conduttività. Ci sono solo due sistemi diagnostici:

- IMPULS-DERMO-TEST (misurazione di punti).

- BF-DECODER (diagnostica sinottica bioelettrica).

 

4.2.3.4   Caricabilità (capacità)

Si carica per un determinato tempo un¹area cutanea con una determinata tensione elettrica e si misura poi la corrente in corto circuito. L¹interpretazione dei risultati è difficile.

 

4.2.3.5   Segnali elettromagnetici dell¹organismo

Sono sul mercato i più svariati marchingeni per determinare tramite processi di risonanza i segnali elettromagnetici dell¹organismo nei disturbi funzionali.

La loro applicazione richiede tanta esperienza da parte dell¹utente se vuole ottenere risultati riproducibili anche da colleghi.

 

5.0 Terapia regolativa

       5.1 Strumenti terapeutici

       5.2 Terapie regolative

 

L¹obiettivo delle terapie regolative è di ricondurre dei processi regolativi disturbati nella loro ³normalità²; ripristinare omeostasi ed economia dell¹organismo. Questo si combina perfettamente con forme terapeutiche cliniche benché queste ogni tanto creino disturbi regolatori anche seri come p.es. nel caso di alte dosi a lungo tempo di corticoidi e psicofarmaci Chi si occupa di questi metodi, usa di solito un programma terapeutico del seguente tipo:

 

1) Eliminazione o delimitazione di fattori che disturbano la regolazione basale come:

- Cariche croniche anche minime come p.es. focolai, Š

- Esposizione a metalli pesanti come p.es. amalgame, Š

- ³Veleni² di lusso (o di miseria) come alcool. tabacco, Š

- Sovraconsumo di alimenti come p.es. zuccheri, grassi, Š

I più ³arrabbiati² terapisti del genere predicano una vita frugale, ascetica, naturale e vietano quasi tutto quello che potrebbe disturbare la regolazione basale. Vanno a sospetto: fino alla dimostrazione del contrario è proibito tutto. I più moderati si impegnano a dimostrare per il caso specifico quale degli elementi a rischio disturba veramente.

 

 

2) Compensazione di deficit che portano a disfunzioni regolatorie come:

- Vitamine.

- Minerali.

- Oligoelementi.

- Enzimi.

- Altri ³micronutrienti² come amminoacidi e lipidi essenziali.

I qualunquisti del genere, per sicurezza ingoiano tutto quello che eventualmente potrebbe mancare, e poiché costa parecchio, dopo poco tempo lasciano via quello che forse sarebbe davvero servito.

È un grande mercato per i produttori di tali sostanze. Il professionista si serve di anamnesi, sintomi, test biochimici, esperienza e sapere, per determinare e sostituire seriamente delle deficienze. Costa qualcosa, ma a lungo sicuramente meno che una somministrazione a sospetto.

 

3) Ridurre dei ³circoli viziosi² patogeni regolativi con metodi come:

- Agopuntura e simili.

- Neuralterapia e simili.

- Terapie stimolanti, irritative e deviative.

I tifosi del genere applicano la loro specialità ³per sicurezza² anche dove la patologia non lascia sospettare in primo luogo disfunzioni regolative, quelli un po¹ più sensati, rispettano i limiti dei loro strumenti.

 

4) ³Ripristinare² disfunzioni regolative con metodi risonativi sembra possibile.

Le indicazioni e possibilità però pare che siano inversamente proporzionali alla quantità di dilettanti che si divertono sul campo (ci sono anche seri professionisti, ma ci vuole tanta esperienza medica).

 

5.1 Strumenti terapeutici

Vengono trattati di seguito i seguenti temi:

              5.1.1   Generali

              5.1.2   Risanamento intestinale

              5.1.3   Escrezione di metalli pesanti

              5.1.4   Terapie stimolanti

              5.1.5   Agopuntura

              5.1.6   Neuralterapia

              5.1.7   Interventi chirurgici

 

5.1.1   Generali

                         5.1.1.1   Terapia balneare

                         5.1.1.2   Tecniche respiratorie

                 5.1.1.3   Micronutrienti

 

5.1.1.1   Balneoterapia

I diversi metodi della balneoterapia servono nel senso della prevenzione e della riabilitazione a curare particolarmente il sistema basale.

 

5.1.1.2   Tecniche respiratorie

Le diverse tecniche respiratorie tramite cambiamenti di abitudini respiratorie competono nel senso di prevenzione e riabilitazione a un ordinario funzionamento del sistema basale.

 

 

5.1.1.3   Micronutrienti

Una accurata somministrazione di micronutrienti:

- In senso generale prepara il terreno (le condizioni) per un buon funzionamento della regolazione basale.

- Compensa fasi di aumentato fabbisogno, deficienze e assorbimento difettoso.

- In senso specifico e a dosi massicce, può servire contro certe patologie come rimedio.

 

Dettagli vedi p.es.

- ZIMMERMANN, M.: Mikronährstoffe in der Medizin, HAUG.

- BURGERSTEIN, L.: Burgersteins Handbuch der Nährstoffe, HAUG.

 

5.1.2   Risanamento intestinale

Nelle aberrazioni di flora intestinale si distingue tra disbiosi primarie e secondarie con i loro effetti sullo stato di difesa. Le primarie sono frequenti, le secondarie meno frequenti. Esse sono causate da difese extraaddominali deboli e quindi più difficili da trattare.

 

In presenza di malattie croniche si trova solo in tre pazienti su 100 una flora intestinale intatta, gli altri 97 sono disbiotici (più o meno gravemente).

 

Il piano terapeutico prevede la seguente terapia:

- Trattamento dei germi patogeni, miceti, protozoi con farmaci specifici e subito dopo

- guida simbiotica intestinale:

- Limitazione di nuove infezioni con nutrienti cotti.

- Acido lattico destrogiro.

- Simbionti intestinali liofilizzati.

- Assicurazione ed ev. somministrazione di acido cloridrico gastrico (divieto di antiacidi).

- Assicurazione ed ev. somministrazione di fermenti/enzimi in caso di disfunzioni epatiche e pancreatiche.

Nel giro di qualche settimana fino a mesi si riesce a risanare così le condizioni gastrointestinali in disbiosi primarie: in disbiosi secondarie solo se è possibile nel medesimo tempo stimolare le funzioni immunitarie in modo da interrompere il circolo vizioso.

 

Il ³risanamento intestinale² è un campo di battaglia molto proficuo per una gamma di apostoli e altri individui di buona volontà spesso più dotati di conoscenze ideologiche che fisiologiche. Questo può andare anche bene per le indigestioni di un pubblico ricco e annoiato fissato sui ³problemi² di nutrizione e digestione, diventa criminale nel trattamento di serie malattie croniche.

 

Per questo motivo aggiungo le seguenti nozioni:

                         5.1.2.1   Cause di aberrazioni

                         5.1.2.2   Diagnosi di aberrazioni

                         5.1.2.3   Simbionti

                         5.1.2.4   Parassiti e germi patologici

                         5.1.2.5   Effetti di disbiosi intestinali

 

5.1.2.1   Cause di aberrazioni

Le aberrazioni primarie hanno diverse cause:

- Deficienza di acido cloridrico gastrico.

- Massiccia infezione continua per grandi quantità di alimentari non disinfettati (non cotti).

- Effetti tardivi di infezioni gastrointestinali come dissenteria, tifo, intossicazioni alimentari.

- Terapie antibatteriche (come antibiotici, sulfonamidi, imidazoli), che danno il via alla lesione di simbionti intestinali e preparazione del terreno per miceti.

 

Le aberrazioni secondarie si trovano in pazienti con seri disturbi di difesa immunitaria come:

- Malignomi.

- Terapie immunosoppressive.

- Stadi terminali di malattie infiammatorie come sclerosi multipla, tubercolosi, Š

- Immunoinsufficienze innate e acquisite.

 

 

5.1.2.2   Diagnosi di aberrazioni

Le aberrazioni della flora intestinale sono misurabili affidabilmente solo dopo Il 1982. L¹impegno è notevole e praticamente fattibile solo dalle feci fresche (ancora tiepide). Anche se molti laboratori offrono analisi del tipo, c¹è da lavorare con tanto scetticismo, perchè ci vogliono delle culture microbiologiche fatte a regola d¹arte.

 

Un¹analisi decente richiede i seguenti esami:

- Esami di qualità e quantità di simbionti.

- Esami di quantità e di qualità di ³parassiti² e germi patologici.

 

Un¹analisi professionale richiede informazioni circa i seguenti inquilini dell¹intestino.

I seguenti dati furono rilevati in una clinica tedesca tra il 1982 e il 1987 su ca. 1¹700 pazienti con rilevanti malattie croniche.

 

5.1.2.3   Simbionti

- Escherichia coli: nel 4Š5% manca completamente, in molti si riscontrano deficienze patologiche. Produce fra l¹altro il ³fattore monocitario², responsabile dell¹attivazione delle plaques di Peyere i nodi linfatici intestinali e il fattore linfocitario.

 

- B. bifidum; Lactobacillus acidofilus: nel 42% manca completamente, in molti si riscontrano deficienze patologiche.

Responsabile per il riassorbimento di minerali e oligoelementi (spec. Fe, Zn) e il funzionamento regolare dei simbionti stessi.

 

5.1.2.4   Parassiti e germi patologici

1) Germi patogeni:

- Stirpi patogeni di E.coli.

- Pseudomonas aeruginosa.

- Streptococchi alfa e beta- emolitici.

- Staffilococchi emolitici e non emolitici.

In 20% dei casi di malattie croniche.

 

2) Germi disbiotici:

- Germi aerobici disbiotici in 80%.

- Germi anaerobici disbiotici in 77%.

Di malattie croniche, dimostrano che delle disbiosi ³mescolate² sono frequenti.

 

3) Miceti

- Candida albicans (anche spec. e parapsilosis).

- Trichosporum spec.

- Geotrichum spec.

- Rhodotorula spec.

- Torulopsos spec.

Si trovano nel 60% delle malattie croniche. Quantità fino a 100 mic./gr sono irrilevanti, a partire da 1¹000 si osservono i primi sintomi, 10¹000 fino a 100'000 creano disturbi di intossicazione (putrefazione di alimenti, fermentazione di zuccheri, prodotti metabolici dei miceti). A partire di 1¹000¹000 mic./gr si incontrano infiammazioni (coliti).

 

4) Protozoi

- Cisti di lambli tra 13Š30% (epidemia).

- Entamoeba c. (apatogena), isospora b.; sarcocystis s. raramente.

Lambli sono forti parassiti di minerali e oligoelementi.

 

5) Vermi e le loro uova sono diventati rari. Oxiuri (bambini) e ascaridi si trovarono solo nel 4% dei casi.

 

 

5.1.2.5   Effetti di disbiosi intestinali

1) Disturbi di riassorbimento di minerali e oligoelementi ledono notevolmente la regolazione basale e i susseguenti sistemi.

 

2) Tossine: prodotti metabolici dei germi, sostanze di putrefazione e di fermentazione caricano il sistema immunitario e i susseguenti sistemi.

 

3) Impedimento dell¹apparato linfatico addominale con tossine e germi vivi.

 

Il tratto intestinale può diventare in questo modo un¹area di disturbo rilevante per tutti i sistemi regolativi dell¹organismo.

 

5.1.3   Escrezione di metalli pesanti

L¹escrezione di metalli pesanti viene spesso stimolata:

- con diuretici: che eliminano dei minerali utili e lasciano i metalli pesanti dove sono.

- Formatori di chelati: che legano i metalli pesanti, ma fanno espellere anche tante sostanze fisiologicament indispensabili. Se inevitabile, l¹esperto li combina con una somministrazione sensata di queste ultime.

 

Il modo più indicato è la somministrazione di 3 x 15mg di gluconato di zinco combinato con 2 x 500mg di vitamina C al giorno per mesi: lo zinco occupa il posto dei metalli pesanti nell¹organismo e quest¹ultimi vengono espulsi lentamente. Da consigliare per tutti i risanamenti dentari che liberano notevoli quantità di mercurio.

 

5.1.4   Terapie stimolanti

Terapie stimolanti come:

- Sostanze stimolanti aspecifiche.

- Terapia febbrile.

- Ozonoterapie.

- Omeopatia.

- Desensibilizzazione.

- Antiomotossicologia.

 

Possono servire (nella mano dell¹esperto) specialmente nella fase di riabilitazione della regolazione basale.

 

5.1.5   Agopuntura

BERGSMANN ha chiamato l¹agopunto ³finestra sul sistema basale². Descrive sulla base della regolazione basale molteplici possibilità diagnostiche e terapeutiche usando l¹agopunto come accesso al sistema di regolazione basale. Questo approccio certo non è più di tipo ³medicina tradizionale cinese² ma usa delle cognizioni millenarie di tutta un¹altra cultura per scopi moderni. Chi è del settore e non limitato a dogmi e terminologie trova un vasto e proficuo campo d¹azione rispettando anche le condizioni della regolazione basale.

 

5.1.6   Neuralterapia

La neuralterapia può essere un valido strumento per influenzare ³aree di disturbo a distanza², ³focolai², Š come:

- Gola-naso-orecchie.

- Denti-mandibola-mascella.

- Tonsille.

- Appendiciti, colecistiti croniche.

- Cicatrici malguarite con inclusioni.

 

PERGER la descrive come valido strumento per ripristinare il potenziale di membrana nelle aree colpite e così restaurare i meccanismi immunitari che sono in grado di eliminare il disturbo. Chi è del settore e non limitato a dogmi e terminologie trova un vasto e proficuo campo d¹azione rispettando anche le condizioni della regolazione basale.

 

5.1.7   Interventi chirurgici

Certe ³aree di disturbo² specialmente del tipo ³infezione incapsulata² sono accessibili solo ai bisturi del chirurgo o del dentista specializzato. PERGER fa notare che questi interventi sono critici nel caso di regolazione basale decadente e da non eseguire prima di aver risanato quest¹ultima almeno fino al punto che riesca a gestire l¹intervento.

 

 

5.2  Terapie regolative

Le scoperte circa il funzionamento e l¹integrazione della regolazione basale nei sistemi di difesa arrichiscono lo strumentario del medico in quanto permettono di rispettare, ripristinare e riabilitare le diverse funzioni. In questo senso la ³medicina regolativa² non è rivoluzionaria ma evolutiva.

 

La medicina regolativa viene proposta dopo la cura dei sintomi specifici di una malattia come:

- Fase acuta di infezioni.

- Attacchi di malattie sistemiche infiammatorie.

- Sradicamento di masse tumorali.

Con l¹obiettivo di ripristinare velocemente delle funzioni normali difensive/regolative.

 

Così il paziente viene riabilitato in modo da evitare:

- Recidive.

- Nuovi attacchi.

- Metastasi.

 

In malattie sconosciute, la medicina regolativa tramite la riabilitazione dei sistemi regolativi è forse l¹unica possibilità di arrivare a una guarigione o almeno alla mitigazione della malattia.

 

La riabilitazione dei sistemi regolativi (basale, immunitario, ormonale, neurovegetativo) richiede certe ³correzioni di tiro² in terapia per rispettare anche le esigenze di ognuno di questi sistemi.

 

I seguenti capitoli trattano i temi:

              5.2.1   Valutazione di sostanze terapeutiche

              5.2.2   Infiammazioni sistemiche recidivanti

              5.2.3   Riabilitazione di prestazioni immunitarie

              5.2.4   Terapia conservatrice per scaricare i circuiti difensori

              5.2.5   Eliminazione di campi di disturbo

              5.2.6   Cure riabilitative

              5.2.7   Indicazioni, resa e insuccessi di terapie regolative

 

5.2.1   Valutazione di sostanze terapeutiche

Per la scelta di terapeutici specifici si mira a un minimo carico della funzione basale, nel senso che il buon medico sceglie il rimedio con meno effetti collaterali.

 

Molti medicamenti causano una grave reazione di choc umorale (iperreazione o reazione paradossale basale) la quale favorisce susseguenti processi allergici. Questo può succedere anche se lo stimolo esogeno del medicamento è accettabile, quando persiste una stimolazione cronica basale: le due reazioni si sommano perché i fibroblasti non sono capaci di distinguere tra bene e male o di reagire in modo differenziato!

 

Il test di nuovi medicamenti effettuati sugli animali non permettono di scoprire effetti collaterali aspecifici come lo sono i disturbi regolativi di difesa. Molti farmaci famosi per la fase acuta della malattia, la trasformano semplicemente dal percorso di ³attacchi² riabilitabile in un percorso cronico-progrediente difficilmente influenzabile. Farmaci che agiscono in direzione ³immunosopressione² hanno tutti questo rischio e richiedono delle indicazioni severissime limitate a casi di ultima ratio in senso palliativo.

 

In seguito dò alcune nozioni sui medicamenti spesso usati per le patologie croniche/ infiammatorie:

                         5.2.1.1   ELPIMED

                         5.2.1.2   Fenilbutazioni come antireumatici

                         5.2.1.3   Analgesici e antireumatici

                         5.2.1.4   Corticoidi

                         5.2.1.5   Immunosoppressione con acotiaprima, ciclosporina e aureoterapia

                         5.2.1.6   Antibiotici

 

 

5.2.1.1   ELPIMED

PISCHINGER ha sviluppato un medicamento che ammorbidisce a certe condizioni l¹iperreazione basale; il ³fattore monocitario². Come farmaco è in commercio sotto il nome di ³ELPIMED².

È spesso combinato con altre cariche regolative in casi che soffrono già di disfunzioni regolative e si è obbligati a somministrare medicamenti .

 

5.2.1.2   Fenilbutazoni come antireumatici

Effetti voluti antiflogistici e antireumatici; collaterali allergici ed ematologici. Mescolati con ELPIMED si riduce notevolmente il dolore e si evitano gli effetti collaterali.

 

5.2.1.3   Analgesici e antireumatici

I salicilati caricano minimamente il sistema basale; ibobrufene e indometacina in maniera accettabile. Malauguratamente non sempre bastano.

 

5.2.1.4   Corticoidi

Creano uno stimolo intenso per il sistema basale ma non sono sempre evitabili.

Raccomandabile di somministrare la dose giornaliera la mattina tra le 6 e le 8, perché a quest¹ora il livello di cortisoli è di natura alta e viene sopportato meglio.

 

5.2.1.5   Immunosoppressione  con acotiaprima, ciclosporina e aureoterapia

Paralizzano il sistema basale con poche speranze di riabilitazione di quest¹ultimo.

Terapia rassegnativa accettabile solo come ultima ratio in senso palliativo.

 

5.2.1.6   Antibiotici

Capita spesso che dei prodotti efficienti in vitro sono inefficienti nel vivo o creano reazioni allergiche, causa di choc basale o di arresto di regolazione basale. L¹aggiunta di ELPIMED garantisce normalmente il pieno effetto antibiotico, evitando maggiormente delle reazioni allergiche.

 

Il secondo grande problema (evitabile) legato all¹uso di antibiotici è il disturbo di simbionti intestinali: anche gli antibiotici non sono capaci di distinguere tra bene e male e ledono anche degli elementi utili.

- Rendendo sensibile l¹ambiente ai miceti e batteri.

- Queste aberrazione ambientali intestinali (disbiosi) causano assorbimento

difettoso di:

- micronutrienti (come vitamine, minerali, oligoelementi) il che:

causa disturbi rilevanti nei processi di regolazione difensiva con deficienza di minerali: direttamente nelle funzioni di trasmissione della matrice basale.

- Deficienza di oligoelementi: inibisce enzimi dei neurotrasmettitori, anticorpi specifici e immunoglobuline.

 

È facilmente evitabile ma spesso trascurato:

- Somministrazione di acido lattico destrogirante.

- Somministrazione di simbionti intestinali come E.coli, B.acidofilio, B.bifidum in forma liofilizzata ca. 2 ore primo dei pasti, altrimenti vanno defecati.

- Uso di lievito medicinale.

- Uso di lactulosi.

 

 

5.2.2   Infiammazioni sistemiche  recidivanti

Queste malattie sono sensibilissime a reazioni allergiche e infezioni banali aggiunte.

Meglio prevedere le necessarie misure:

                         5.2.2.1   Reazioni allergiformi

                         5.2.2.2   Infezioni banali e attacchi

In genere la somministrazione di enzimi proteolitici (p.es. WOBENZYM) in dosi da 7Š20 gr al giorno (resistenti ai succhi gastrici), migliora fortemente la reazione basale infiammatoria.

 

5.2.2.1   Reazioni allergiformi

Infiammazioni sistemiche recidivanti, come artrite reumatoide, sclerosi multipla,

colitis ulcerosa, Š causano facilmente reazioni allergiformi (autonome o contro medicamenti).

 

Una terapia antiallergica con Ca e antiistaminici è indicata nelle fasi attive della malattia per:

- accelerare la remissione,

- diminuire effetti collaterali di terapie specifiche necessarie,

- diminuire edemi infiammatori,

- diminuire la lesione di tessuti.

 

5.2.2.2   Infezioni banali e attacchi

Un altro fattore da rispettare in queste malattie è che anche un¹infezione banale aggiunta può far crollare il sistema di difesa e causare così un attacco. Questo rischio può essere minimizzato usando una terapia gamma-globulina umana.

 

5.2.3   Riabilitazione di prestazioni immunitarie

La riabilitazione di funzioni regolative difensive dopo il trattamento specifico è la ³conditio sine qua non² per evitare delle recidive. Degli esempi dimostrano che anche dopo 30 anni senza recidive con regolazione difensiva intatta è possibile una ricaduta se il sistema regolativo per via di gravi traumi (fisici o psichici) cede. Per questi motivi è meglio conoscere i fattori predispositivi per stipulare programmi di riabilitazione:

                         5.2.3.1   Predispositori a deficienze

                         5.2.3.2   Programmi di riabilitazione

 

5.2.3.1   Predispositori a deficienze

Oggi si ritiene che le seguenti situazioni tendano a indebolire le capacità regolative di difesa:

- Infiammazioni croniche ³occulte² (in tempi remoti chiamate ³focolai²) viste in diretto nesso alla malattia acuta.

- Tutte le forme disbiotiche intestinali.

- Tossicosi subsintomatiche.

- Stati di deficienza di ³micronutrienti².

- Campi irritanti non batterici (in tempo remoti anche chiamati ³focolai²), le cicatrici con guarigione disturbata, spesso con inclusioni di particelle estranee.

 

5.2.3.2   Programmi di riabilitazione

Per riattivare delle funzioni regolatorie disturbate bisogna creare delle condizioni che rispettino i limiti regolativi attuali, quindi si procede a riattivare tutto il possibile con terapie conservative prima di eseguire delle cure invasive come tonsillectomie o risanamenti dentari estesi!

 

5.2.4   Terapie conservative per scaricare i circuiti difensori

Le più importanti sono:

                         5.2.4.1   Somministrazione di micronutrienti mancanti

                         5.2.4.2   Guida di simbionti intestinali

                         5.2.4.3   Disintossicazione metalli pesanti

 

 

5.2.4.1   Somministrazione di micronutrienti mancanti

In questo contesto per i ³micronutrienti² come vitamine, minerali, oligoelementi, in casi indicati consigliamo di far fare dei ³profili² in un laboratorio serio che usa secondo il caso sangue intero, siero, urina o anche capelli per determinare gli stati. Costa parecchio, ma è meno caro che somministrare a tentativo dozzine di sostanze. I più mancanti nelle nostre regioni, e negli alimenti offerti e consumati sono:

- Zinco (anticorpi, immunoglobuline, beta-globuline, disintossicazione, neurotrasmettitori, insulinasi, Š) (p.es. Zinkglukonat BURGERSTEIN 1Š3 p.d. 15 mg).

 

- Vitamina C aiuta assieme allo zinco fra l¹altro alla depurazione tossica lenta ma continua (p.es. come polvere di acido ascorbinico 1Š2 gr p.d. soluto in acqua da bere durante la giornata).

- Calcio e Magnesio: diretto influsso sulla regoalzione basale (p.es. Dolomit BURGERSTEIN 5 pastiglie p.d.).

- In certe regioni anche lo Iodio (p.es. sale iodato JURA), e per certe persone Fe e Cu.

- Per controllare lo stato vitaminico si dà spesso un¹iniezione di vitamine A, complesso B e C (p.es. PANCEBRI LILLY) Se il paziente si sente marcatamente attivato, ci sarà una mancanza. In caso di scorretto assorbimento intestinale inizialmente è meglio l¹iniezione, con il risanamento intestinale si passa man mano all¹applicazione per via orale.

 

5.2.4.2   Guida di simbionti intestinali

Stati di deficienza di micronutrienti accadono soprattutto per motivi di disturbi dell¹apparato digerente e relativi assorbimenti difettosi:

- acidità stomachica insufficiente: impedisce la disinfezione di nutrienti non cotti!

Non è possibile risanare la flora intestinale senza sufficiente presenza di acido cloridrico (HCl, se somministrat dall¹esperto, perché deve essere diluito e dosato con criterio). Per casi meno ³clinici² si usano le ricette ³dispeptiche² della fitoterapia che stimolano non solo da produzione di succhi gastrici ma anche del fegato, del pancreas e delle ghiandole intestinali. Chi soffre di dispepsia gastrica o se la crea con antiacidi, farà meglio a curarla. Inoltre un¹acidità gastrica sensata permette l¹assorbimento di molti oligoelementi, specialmente del ferro.

- Disbiosi e disfunzioni dell¹apparato digerente: come primo approccio vedi i consigli dati sopra, concernenti le cure con antibiotici. Per un risanamento della flora intestinale in caso di croniche disbiosi e disfunzioni ci vuole l¹esperto che dispone anche dei dovuti strumenti per controllare l¹effetto.

- Micosi e protozoosi intestinali si trattano inizialmente con farmaci specifici.

Da non dimenticare che nessuno di loro è ³discriminatorio² e così tutti indeboliscono anche i simbionti intestinali. Quindi subito dopo la cura specifica, si deve effettuare una cura per normalizzare da flora intestinale.

 

5.2.4.3   Disintossicazione  da metalli pesanti

Stati d¹intossicazione di metalli pesanti subsintomatici richiedono un¹escrezione forzata. Spesso a questo scopo vengono usati dei formanti di chelati che hanno diversi effetti collaterali, p.es. provocano anche l¹escrezione di oligoelementi essenziali. Per questo motivo preferiamo la somministrazione di zinco unito alla vitamina C (come descritto sopra), perché lo zinco sostituisce nei depositi i metalli pesanti indesiderati e ha nel medesimo tempo importanti funzioni enzimatiche e immunitarie.

 

5.2.5   Eliminazione di campi di disturbo

Aree cicatrizzate disturbanti, focolai.

                         5.2.5.1   Eliminazione di aree cicatrizzate disturbanti

                         5.2.5.2   Scarica di focolai infiammatori cronici occulti

 

5.2.5.1   Eliminazione di aree cicatrizzate disturbanti

Disturbano cicatrici con ³guarigione difettosa², specie se sono intasate di particelle.

- Talco da operazioni.

- Trucioli, resti di stoffe in incidenti lavorativi e di guerra.

- Granuli di sabbia, asfalto, vetro da incidenti stradali.

- Š

Vengono malamente e lentamente smaltite, portano il tessuto adiacente in acidosi e modificano così la regolazione basale. Si trasformano in infiammazioni abatteriche occulte croniche e possono sviluppare effetti a distanza.

L¹acidosi locale dev¹essere compensata dai due tipi di fibroblasti (i piccoli e grandi reticulociti con carica elettrica opposta), il che costa per l¹alto consumo di fibroblasti e spesso non riesce a lungo. Il potenziale tessutale locale e le cellule adiacenti si depolarizzano e funzionano a malapena.

 

L¹infiltrazione di cicatrici con punture di procaina o lidocaina ripolarizza le membrane cellulari e scioglie il blocco di regolazione basale, così il disturbo può essere eliminato o almeno regolato. La ripolarizzazione della membrana cellulare è un fatto biofisico importante per una serie di processi biochimici a monte.

 

 

5.2.5.2   Scarica di focolai infiammatori cronici occulti

Focolai sono delle aree infette che la difesa dell¹organismo non è stata capace di eliminare ma è riuscita almeno a incapsulare. Si trovano spesso vicino a denti e tonsille ma anche in altre parti dell¹organismo e di solito sono eliminabili solo tramite intervento chirurgico.

 

Interventi di questo tipo (p.es. estesi risanamenti dentari) sono da prevedere solo dopo una cauta preparazione del terreno e un certo livello di funzionamento della regolazione basale con le sopracitate misure:

- Sostituzione di ³micronutrienti² mancanti.

- Risanamento intestinale.

- Escrezione di metalli pesanti.

Perché ogni intervento chirurgico richiede notevoli prestazioni da parte del sistema basale.

Per questo motivo sono necessari:

- Una pianificazione degli interventi a distanza di almeno 3 settimane uno dall¹altro, perché la regolazione basale e il sistema immunitario richiedono almeno questo tempo per riprendersi dal trauma.

- Prevenzione antiallergica (che non impedisce i processi di guarigione) con calcio e antistaminici.

- Eventualmente diminuzione di rischi d¹infezioni secondarie o banali, rinforzando il sistema immunitario.

- Eventualmente sostegno della guarigione naturale dell¹intervento.

Sono da evitare l¹applicazione di:

- Antibiotici che in questo contesto sono obsoleti, perché sopprimono l¹immunostimolazione ed eccitano reazioni allergiche.

- Corticoidi che in questo contesto sono obsoleti perché inibendo i processi     di guarigione naturale favoriscono la formazione di focolai rimanenti.

 

5.2.6   Cure riabilitative

Le misure indicate fino adesso liberano l¹organismo dalla sua carica, ma la completa riabilitazione naturale richiede da due a tre anni. In questo periodo è elevato il rischio di nuove cariche di ogni genere. Per evitare che la regolazione basale crolli di nuovo è consigliabile una delle cure seguenti, che parzialmente, oltre che sulla regolazione basale, hanno anche effetto sugli altri sistemi gestionali:

- sistema immunitario,

- sistema ormonale e

- sistema neurovegetativo.

 

Senza essere complete, le seguenti tecniche terapeutiche rinforzano la regolazione basale:

- Balneoterapie.

- Agopuntura.

- Omeopatia professionale.

- Neuralterapia.

- Terapie stimolanti come:

- Sostanze stimolanti aspecifiche.

- Terapia febbrile.

- Ozonoterapie.

- Desensibilizzazione semispecifica con vaccini propri o estranei.

 

Obiettivo è che nell¹arco di 2Š3 anni la soglia di risposta sistemica si alzi a ca. 500'000 germi di un vaccino con una reazione generale breve. Solo l¹organismo di un cliente sano risponde così, malattie croniche reagiscono già a un decimo o un centesimo di germi.

 

La scelta della cura riabilitativa si orienta secondo le capacità, l¹orientamento e l¹esperienza del terapista o medico ³eletto². I discorsi sul metodo sono vani, perché ciascuno funziona nella mano del professionista e meno nella mano del dilettante.

 

 

5.2.7   Indicazioni, resa e insuccessi di terapie regolative

Dopo più di quarant¹anni di ricerche sulla regolazione basale al momento si può concludere:

- È possibile una guarigione di malattie croniche ripristinando normali e armoniose funzioni immunitarie.

- Senza la normalizzazione della regolazione basale (come aviatore di processi immunologici) questo secondo le esperienze non è raggiungibile.

- Le funzioni immunitarie sia umorali sia cellulari normalmente non sono disturbate in maniera tale che dopo il ripristino della regolazione basale non possono riprendere un normale funzionamento.

- Anche a livello ormonale e specialmente l¹asse ipofisi-surreni di solito riprende le sue funzioni.

- Il sistema neurovegetativo (soprattutto i nervi vasali) si ristaura, se si riesce a trattare in modo sensato l¹aspetto cibernetico e a riabilitare così la regolazione basale.

 

Solo dove la regolazione basale è irreparabilmente ³paralizzata² come capita in particolare nelle forme croniche-progredienti al momento non vedo delle possibilità di riabilitarla.

 

La reazione primaria locale a un¹invasione tossica non è esclusivamente biochimica (umorale) ma anche biofisica:

- l¹ambiente locale diventa più acido (acidosi, spostamento del pH verso valori inferiori).

 

Tutti gli stimoli esterni come:

- Microrganismi (batteri, protozoi, virus).

- Tossine.

- Traumi.

- Irradiazioni ionizzanti.

Provocano questo effetto iniziale che è quindi estremamente aspecifico. Fa scattare lo ³choc umorale². La somma di tutti questi stimoli nel tempo, se supera un certo ammontare, può ³esaurire la regolazione basale² in modo che a ulteriori stimoli viene risposto in modo patologico. In questo senso la ³causa² di una malattia sembra spesso ³la goccia che fa traboccare il vaso².

 

Dopo questi cenni generali elenco di seguito delle nozioni più specifiche concernenti:

                         5.2.7.1   Malattie croniche in generale

                         5.2.7.2   Malattie infiammatorie sistemiche a scatto

                         5.2.7.3   Malattie infiammatorie sistemiche croniche-progredienti

                         5.2.7.4   Malattie infiammatorie sistemiche idiopatiche

                         5.2.7.5   Malattie allergiche del tipo istantaneo

                         5.2.7.6   Tumori maligni

 

5.2.7.1   Malattie croniche in generale

È una vecchia cognizione che una guarigione da malattie croniche è pensabile solo dopo aver normalizzato le funzioni immunitarie. Anche la vecchia regola che un¹infiammazione cronica può guarire solo tramite uno stadio di acutizzazione è rimasta attuale (³vicarizzazione regressiva² della medicina antiomotossica).

 

Per come si può risolvere questo compito :

- in malattie altamente difficili come

- in infiammazioni sistemiche

- e in malignomi.

PISCHINGER ha scoperto le basi e sta ai suoi discepoli e seguaci di risolvere man mano i numerosi problemi aperti in merito e di spostare i limiti di curabilità dei disturbi di difesa, fino al massimo possibile.

 

I sistemi regolativi biocibernetici concatenati della difesa funzionano solo in modo non patologico, se l¹avviamento di queste funzioni (nella matrice basale) avviene:

- in modo ordinato,

- con intensità (energetica) sufficiente e

- in tempo utile.

 

La diagnostica e terapia ³umorale² di regolazione basale non sostituisce minimamente quella specifica, ma amplifica le possibilità diagnostiche e terapeutiche in maniera equivalente.

 

 

5.2.7.2   Malattie infiammatorie sistemiche a scatto

Come artrite reumatoide, sclerosi multipla, colitis ulcerosa, Š

- oligo- e poliartrite sieronegative: 204/1136 pazienti con recidive entro 8Š30 anni (18%); soprattutto per lo sviluppo di nuovi focolai oppure altre gravi malattie acute, ma solo 19/204 (10%) di questi non rispondevano più a ulteriori terapie regolative.

 

- Sclerosi multipla: 22/121 pazienti con recidive (18%).

 

5.2.7.3   Malattie infiammatorie sistemiche croniche-progredienti

Le prognosi non sono buone. Per molti pazienti con questa patologia:

- o sarebbe indicato un risanamento drastico chirurgico che d¹altronde è troppo rischioso, perchè la regolazione basale non riesce più a gestirlo,

- oppure la regolazione è al limite delle sue capacità anche per tipi meno drammatici di risanamento.

Una riabilitazione è stata possibile in un caso su cinque, gli altri quattro non riuscirono. Anche nei casi riusciti si tratta di una guarigione ³a difetto² perché erano irreversibili certe lesioni tessutali.

 

5.2.7.4   Malattie infiammatorie sistemiche ideopatiche

Idiopatiche => cause o ³tossine² sconosciute o solo sospettate come p.es. infezione da virus, autoimmunitarie, Š

 

Una terapia specifica è impossibile per questo motivo. Il tentativo di reinstaurare una regolazione basale ordinata è il tentativo di ripristinare (come avviatore) delle funzioni immunitarie efficaci, sperando che così l¹organismo riesca a superare il suo disordine.

 

Non è sempre possibile: se la regolazione basale è definitivamente bloccata, la prognosi è pessima e si può ancora solo ricorrere alla preghiera sperando in un miracolo.

 

5.2.7.5   Malattie allergiche del tipo istantaneo

Il primo tentativo consiste recentemente in una desensibilizzazione con l¹allergene specifico (o anche aspecifico con il proprio sangue). Pazienti che non rispondono a questo tentativo sono particolarmente indicati per le terapie regolative.

 

In molti di loro si nota la presenza di fattori predispositivi come:

- Infiammazioni croniche occulte.

- Stati di deficienza in micronutrienti.

- Cariche di metalli pesanti (specialmente mercurio, anche senza essere allergico al mercurio).

In una statistica di PERGER 1978 oltre l¹80% di questi pazienti rimanevano senza ulteriori attacchi dopo un trattamento riabilitativo regolativo.

 

5.2.7.6   Tumori maligni

In diversi pazienti con tumori maligni si riuscì a superare la paralisi della regolazione basale e il fallimento della reazione immunitaria cellulare evitando così metastasi e recidive. Ma l¹insuccesso recentemente è ancora grande e la quantità dei casi troppo limitata per poter trarre delle conclusioni.

 

6.0 Nozioni su sistemi di regolazione

Ho ritenuto opportuno introdurre qui un breve saggio su sistemi, processi e meccanismi regolativi senza i quali anche le più primitive forme di vita sono inimmaginabili.

 

Nel nostro mestiere tutti ritengono importante ³l¹autogestione dell¹organismo² (e quindi processi omeostatici, regolativi, Š) ma sono rari i professionisti che dispongono di una formazione anche basilare in merito a sistemi, organizzazione, regolazione ecc., perché nella formazione professionale come ³materie tecniche² sono ritenute di ³non importanza² e praticamente non vengono insegnate.

       6.1 Sistemi e processi

       6.2 Dinamica organizzativa di processi

6.3 Regolazione e autoregolazione

 

 

6.1 Sistemi e processi

I sistemi, oltre alla loro struttura, sono definiti per delle loro proprietà processuali e descritti secondo il loro comportamento verso condizioni variabili. Questo testo si dedica prevalentemente a processi regolativi intercellulari che sono naturalmente in interdependenza con processi di ³comando² e processi di ³guida².

 

Sistemi:

- Tecnici (fisico-chimici).

- Biologici (ecologici).

- Sociali (economici, politici, culturali).

 

Sono definiti, oltre che dalla loro struttura, anche da proprietà processuali e valutati secondo il loro comportamento ed eventuali capacità comunicative:

              6.1.1   Struttura di sistemi

              6.1.2   Proprietà processuali

              6.1.3   Comportamento di processi

              6.1.4   Approccio cognitivo ai sistemi

 

6.1.1   Struttura  di sistemi

La struttura di sistemi è determinata da:

- composizione (partecipanti, coinvolti, elementi, ingredienti, Š)

- disposizione (³architettura², gerarchia, dipendenza, Š)

- eventualmente (in sistemi complessi) comunicazione: mezzi, istanze, percorso, accessibilità, Š

 

6.1.2   Proprietà processuali

I sistemi sono definiti per le loro proprietà processuali:

- Regolazione come processo che tende a raggiungere un equilibrio tra diverse caratteristiche.

- Comando come processo ³tattico²: secondo piani d¹azione per diverse condizioni base.

- Guida come processo ³strategico² di adattamento a condizioni variabili complesse secondo ³obiettivi², scale di valori e priorità.

 

6.1.3   Comportamento di processi

I sistemi vengono descritti (giudicati, valutati) secondo il loro comportamento:

- Iper- o iposensibili (reagiscono al minimo stimolo o solo a uno massiccio, percezione).

- Inerti o esagerati (si riferisce all¹effetto della reazione, conclusione).

- Lenti e veloci (di reazione o allo stimolo o fino alla conclusione).

- Tolleranti o indulgenti (a diverse condizioni come casuali, rari, sbagli, Š).

- Selettivi o qualunquisti (solo a certi o a una lunga gamma di stimoli).

- Più o meno prevedibili o aleatori secondo la complessità e

- Š tante altre caratteristiche.

 

6.1.4   Approccio cognitivo ai sistemi

La riflessione sui sistemi richiede delle abitudini cognitive spesso insolite:

- Al posto di ³causa ed effetto² diventa più importante il ragionamento in ³percezione e risposta² di un sottosistema nel contesto del sistema interessato.

 

- Visto che ³le risposte² di un sistema complesso modificano spesso le condizioni e poi la percezione, si formano dei circoli (³viziosi² o ³graziosi²) che determinano il comportamento del sistema.

 

- Per questo motivo interessano meno i dettagli di costruzione e funzionamento che il comportamento del sistema in diverse condizioni e il tempo (durata) che ogni processo richiede.

 

- Per modificare il comportamento di un sistema bastano spesso interventi apparentemente insignificanti al posto e nel momento ³giusto² e meno ³l¹adattamento² architettonico² o ³funzionale² del sistema.

 

- L¹arte di trattare con i sistemi è quella di sfruttare le caratteristiche dinamiche del sistema stesso limitandosi ad un minimo di intervento centrato: un atto altamente ³furbo², ³sovversivo² ed economico.

 

- Nel nostro mestiere, questo vuol dire sfruttare le capacità di autoguarigione dell¹organismo umano che significa istruirsi sulle sue abitudini di reazione. Da notare che questo è solo un particolare del nostro mestiere che si riferisce al trattamento dell¹essere umano come sistema (quando sappiamo che in realtà è molto di più).

 

 

6.2 Dinamica organizzativa di processi

Per descrivere il funzionamento di sistemi complessi uso un modello che si serve di terminologie tecniche, biologiche e sociali. Secondo le usanze della teoria dell¹organizzazione distinguo tre compiti principali con relative responsabilità e competenze:

- Gestionale.

- Dispositivo.

- Esecutivo (o operativo).

Che sono le funzioni principali di ogni partecipante di un¹organizzazione.

 

In un organismo ci sono:

- Cellule.

- Tessuti.

- Organi.

- Sottosistemi funzionali.

 

Nel contesto biologico la cellula è un completo sistema (gestionale, dispositivo e operativo) capace di svolgere la propria funzione nei limiti dell¹ambiente nel quale deve funzionare. Il suo ambiente è la matrice basale e il tessuto connettivo e per una minor parte di cellule anche un ambiente ³esterno².

 

L¹ambiente ³intercellulare² (matrice basale dei diversi tessuti, liquidi interstiziali) che forma struttura e infrastruttura di un organismo dispone di capacità autonome di adattamento a condizioni variabili (soprattutto del tipo passivo) e di ricchissime capacità di interlocutore tra sistemi funzionali, organi, tessuti e cellule. I suoi punti forti sono prevalentemente le capacità esecutive e dispositive nel settore logistico di materiale, energia e informazione.

 

Nei seguenti capitoli sono trattati:

              6.2.1   Funzioni organizzative di sottosistemi di un organismo

              6.2.2   Regolazione basale nel sistema di un organismo

              6.2.3   Modello organizzativo di organismi complessi

 

6.2.1   Funzioni organizzative di sottosistemi di un organismo

Si tratta di distinzioni di prevalenza e non assolute, perché ogni funzione processuale necessita di tutte e tre, ma in diverse misure. Tra di loro formano sistemi di adattamento come:

- Sistema di guida tra gestione e disposizione (neurale; organismi complessi).

- Sistema di comando tra disposizione e esecuzione (ormonale; organismi differenziati).

- Sistema di regolazione tra esecuzione e situazione (basale; organismi primitivi, cellule).

 

Non è mia intenzione entrare in questo contesto nei particolari di gestione e disposizione.

Occorre però rendersi conto nei discorsi regolativi, che a monte si trovano meccanismi e istanze che integrano il ³semplice² lavoro regolativo in programmi dispositivi e in concetti gestionali e ³correggono ogni tanto il tiro² nell¹interesse maggiore.

 

 

6.2.2   Regolazione basale nel sistema di un organismo

Anche a livello esecutivo i processi coinvolti nella regolazione basale fanno solo una piccola parte dell¹operato. In un sistema biologico assistono ³solo² all¹opera di trasformazione materiale ed energetica (metabolismo). Il loro contributo è di tipo:

- ³Informatico² in quanto ³comunicano² attivamente o passivamente lasciando segnali, tracce, Š interpretabili o decifrabili da altri coinvolti nel processo.

- ³Energetico² perché i processi di informazione e trasporto richiedono energia.

- ³Materiale² nel senso di trasporto biofisico e di trasformazione biochimica elementare.

 

6.2.3   Modello organizzativo di organismi complessi

Ho tentato di riassumere e di stilare un modello secondo le ³scienze organizzative² per il funzionamento sistemico di organismi complessi, differenziati e socializzati.

 

6.3 Regolazione e autoregolazione

Innumerevoli sono i processi tecnici, biologici e sociali di ³regolazione ³ e di ³autoregolazione².

La maggior parte di loro sembra così ³scontata², che non la notiamo nemmeno. Solo negli ultimi decenni ci si rese conto della loro primordiale importanza per il funzionamento dei sistemi (cibernetica, regolatori tecnici, sistemica sociale Š).

 

 

- Quelli di ³autoregolazione² sono processi omeostatici grazie alle proprietà dei sistemi e delle componenti coinvolte. Il termine autoregolazione si usa prevalentemente per processi di regolazione ³passiva² (per proprietà innate del sistema) mentre

 

- ³Regolazione² si applica piuttosto per processi regolativi ³attivi²: regolazione tramite appositi elementi come sensori, integratori, effettori Š

 

Di seguito vengono trattati i temi:

              6.3.1   Processi di autoregolazione (passiva)

                         6.3.1.1   Esempio di autoregolazione tecnica ³passiva²

              6.3.2   Processi di regolazione (attiva)

                         6.3.2.1   Esempio di regolazione biologica ³attiva²

              6.3.3   Degenerazione di processi regolativi

              6.3.4   Regolazione e tempo

6.3.5 Qualità di regolazione

 

6.3.1   Processi di autoregolazione (passiva)

Tantissimi processi fisici, chimici e tecnici si basano su meccanismi regolativi ³passivi²; sono processi ³autoregolativi. Per il nostro tema interessano di più processi biofisici e biochimici come p.es.

- La diffusione e l¹osmosi per processi di trasporto materiale.

- La carica di ioni per processi di trasporto materiale.

- L¹affinità chimica (valenza) di atomi e molecole per legami tra loro.

- La presenza di catalizzatori per processi chimici e biochimici.

- La presenza di enzimi per processi metabolici.

 

Le condizioni di temperatura, pressione, concentrazione di ingredienti, valore pH, potenziale elettromagnetico, affinità chimica e altri criteri determinano la possibilità e il percorso di processi. I singoli processi si sviluppano entro certi limiti ben definiti di questi criteri.

 

6.3.1.1   Esempio di autoregolazione tecnica ³passiva²

Come esempio tecno/fisico può servire il serbatoio di un accendino:

- Il contenuto (metano) si trova allo stato liquido o vaporoso in funzione di temperatura e pressione locale.

- La temperatura di ebollizione (passaggio liquido=>vapore) aumenta quando la pressione aumenta.

- Il contenitore è costruito in maniera che resiste alle pressioni e alle temperature ³normali² e che è impermeabile per gas e liquidi coinvolti.

 

In base a questi rapporti in un serbatoio chiuso si instaura uno stato di equilibrio tramite un processo di autoregolazione fisica:

- A pressione e temperatura ambientale ³umana² evapora del liquido ³metanico².

- Trovandosi in un serbatoio chiuso, questo aumenta la pressione all¹interno dell¹accendino fino al punto dove la temperatura di ebollizione (funzione di temperatura e pressione locale) corrisponde alla temperatura ambientale.

 

Il processo degenera funzionalmente quando raggiunge due limiti:

- Quando la temperatura aumenta al punto che il sebatoio (che perde di resistenza con l¹aumento di temperatura) non resiste più alla pressione interna (che aumenta con la temperatura), l¹accendino esplode.

- Quando la temperatura diminuisce al punto che il liquido gela, cambiano i rapporti tra pressione e temperatura fino al non più funzionamento dell¹accendino perché evapora troppo poco gas (in caso di utilizzo) per sostenere la fiamma.

Le due condizioni corrispondono ³all¹addormentarsi² risp. all¹autodistruzione del sistema in presenza di condizioni limite.

 

 

 

 

6.3.2   Processi di regolazione (attiva)

Processi di regolazione attiva dispongono  di:

- Istanze di controllo (sensori, controllori, Š, comunicazione all¹istanza gestionale).

- Istanze di integrazione o gestione.

- Valutazione dei valori di controllo (ev. paragonati con altri criteri) in base a obiettivi da raggiungere, scale di valori, priorità, emergenze, ...

- Scelta di modo, strumenti e misura di adattamento.

- Comunicazione all¹istanza ³effettore².

- Se opportuno, memorizzazione dell¹evento e correzione di parametri di valutazione e scelta.

 

- Istanze operative (effettori, motori, ...).

 

È evidente che una regolazione attiva di questo tipo è più complessa di un¹autoregolazione ma nel medesimo tempo anche più soggetta a ³errori² di un sistema primitivo passivo; sono da considerare oltre ai limiti dello stimolo ³regolabile² anche i limiti delle istanze di controllo, gestionali ed esecutive oltre che i limiti di comunicazione tra loro.

 

6.3.2.1   Esempio di regolazione biologica ³attiva²

Il seguente esempio mostra un processo biologico di regolazione attiva: la regolazione della temperatura corporea:

- L¹esercizio fisico (andare in bicicletta) tramite il lavoro dei muscoli libera grandi quantità di energia termica nell¹organismo il che porta a un aumento della temperatura del sangue.

- Sensori di temperatura nella pelle rilevano questo aumento e lo comunicano tramite fibre sensitive del sistema neurovegetativo al cervello

- Il cervello paragona i valori rilevati con un valore ³accettabile² impostato, determina la differenza, decide che ci sono da prendere delle misure per abbassarlo e lo comunica al responsabile della regolazione della temperatura corporea, l¹ipotalamo.

- Questo tramite delle fibre motorie del sistema neurovegetativo aziona la muscolatura dei vasi sanguigni in modo che si dilatano (effetti di raffreddamento e di permeabilità) e attiva le ghiandole sudoripare a secernere sudore sulla superficie della pelle.

- Il sudore, evaporando sulla superficie della pelle consuma una grande quantità di energia calorica, abbassando così la temperatura di pelle e sangue.

- Essendo continuo il processo la regolazione procede fino ad aver trovato un equilibrio (omeostasi) tra calore prodotto dai muscoli e disperso dall¹evaporazione del sudore.

 

 

 

6.3.3   Degenerazione di processi regolativi

Al di là delle condizioni e dei limiti di ogni genere un processo ³degenera² diventando:

- O sempre più lento fino all¹esaurirsi (si autoinibisce, addormenta, muore). Anche la mancanza di stimoli in certe regolazioni attive può portare a questa fine.

- O autodistruttivo verso il sistema al quale appartiene (si autostimola, impazzisce, Š).

Anche la sovrastimolazione in certe regolazioni attive può portare a questa fine.

 

La moderna ³teoria matematica delle catastrofi² mette a disposizione dei modelli per descrivere le condizioni di regolare funzionamento di sistemi e limiti e condizioni della loro degenerazione.

 

 

6.3.4   Regolazione e tempo

Entro i limiti dei criteri condizionanti il processo richiede tempo. Il valore dei criteri coinvolti può o accelerare (promuovere) o frenare (inibire) la velocità del processo. In condizioni stabili il processo ³risponde allo stimolo promotore dall¹esterno del sistema² aumentando i fattori inibitori fino al punto in cui promotori e inibitori si bilanciano (equilibrio, omeostasi).

 

6.3.5   Qualità di regolazione

Nel senso tecnico si definiscono spesso come qualità di regolazione le caratteristiche di comportamento di un regolatore (attivo) nel tempo come illustrato nel seguente schizzo:

- Tutto a sinistra il comportamento di un regolatore fortemente ³ammortizzante²: la risposta è lenta e non raggiunge più o dopo lunghissimo tempo il valore di mira (iniziale).

 

- Tutto a destra il comportamento di un regolatore ³amplificante²: la risposta crea un disturbo più grande di quello originale e invece di adattare le condizioni a quelle di mira comincia a oscillare sempre di più intorno a questo valore fino alla ³catastrofe².

 

- Tra i due estremi il campo di regolazione ³ottimale²: si può (tecnicamente) concepire e impostare un regolatore in maniera più lenta e stabile (non trabocca dall¹altra parte) o in maniera più pronta alla risposta e meno stabile (accettando che trabocchi un po¹ dall¹altra parte).

 

- In rari casi possono essere ³ottimali² anche:

- Dei regolatori ³smorzanti² che reagiscono molto lentamente a variazioni (p.es. processi di apprendimento di organi di senso specializzati).

- Oppure dei regolatori che traboccano e creano un piccolo guasto per evitare danni maggiori (p.es. svenimento per salvare la circolazione).

 

Il testo stampato è reperibile presso: LASER, Mario Santoro


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