Obesita

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Precursori "Obesità"

Da riformatare dopo crash. Peter July 18, 2008, at 05:26 AM Obesità it.Wikipedia ◊ Peso corporeo Tutoria Med Pop?: immagini ◊ Obesità Tutoria Med Pop?

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Determinanti del peso

L'alimentazione è uno di una decina di fattori che induce il sovrappeso
La patologia più legata agli eccessi alimentari dal punto di vista calorico è l?obesità.
Quando il sovrappeso diventa obesità "patologica"?
L'obesità non è un disordine alimentare di per sè, ma può essere un sintomo di eccesso alimentare cronico. Analogamente all'anoressia nervosa e alla bulima, i disordini alimentari e in questo caso anche l'obesità caratterizzata da sovralimentazione cronica, hanno alla base una causa emotiva. L'obesità può essere anche il risultato di un disordine metabolico.

Definita come un aumento anomalo della percentuale di grasso del corpo il cui eccesso maggiore è immagazzinato nel tessuto sottocutaneo e attorno ai visceri, l'obesità rappresenta un fattore di rischio per diverse malattie potenzialmente letali tra cui diverse forme di cancro, diabete e malattie cardiache.

A-disordini metabolici

B-meccanismi regolatori dell'assunzione di cibo I meccanismi regolatori dell'assunzione di cibo non sono ancora completamente conosciuti. Sembra accertato tuttavia che l'ipotalamo prenda parte a questi meccanismi. Numerosi studi indicano che un gruppo di neuroni dell'ipotalamo laterale funzioni come centro della fame, cioè gli impulsi in partenza da questi nuclei, stimolano l'appetito. Altri dati suggeriscono che un gruppo di neuroni del nucleo ventro-mediale dell'ipotalamo funzioni come centro della sazietà, cioè gli impulsi che partono da questi neuroni deprimono l'appetito. Che cosa agisca direttamente su questi centri per stimolarli o deprimerli è tuttora oggetto di teorie più che un fatto accertato. Una teoria (la teoria termostatica) sostiene che è la temperatura del sangue circolante nell'ipotalamo a influenzare i centri predetti. Un moderato decremento della temperatura del sangue stimola il centro della fame (e inibisce il senso della sazietà). Risultato: l'individuo ha più appetito, vuole mangiare, e probabilmente lo fa. Un aumento della temperatura del sangue provoca l'effetto opposto, una diminuzione dell'appetito. Un esempio ben conosciuto di ciò è la perdita di appetito in persone che hanno la febbre.

Un'altra teoria (la teoria glucostatica) afferma che sono la concentrazione ematica di glucosio e il suo tasso di utilizzo a influenzare i centri ipotalamici che controllano l'assunzione di cibo. Un abbassamento della glicemia o un basso utilizzo del glucosio da parte dell'organismo stimolano il centro della fame, mentre l'aumento della glicemia lo inibisce.

Non c'è dubbio che per regolare l'assunzione di cibo molti fattori operano insieme in un complesso meccanismo e alcuni dei fattori che stimolano direttamente o indirettamente il centro della fame (=ipotalamo laterale) (e inibiscono il centro della sazietà) dell'ipotalamo, perciò tendono ad aumentare la quantità di cibo ingerito, sono:

Stomaco vuoto, languore da fame, diminuzione della temperatura corporea, diminuzione della glicemia, emozioni piacevoli, vista, odore, gusto del cibo, abitudine, le abitudini alimentari sono sempre dettate anche dal contesto socio culturale o religioso.

C-Bilancio energetico e peso corporeo Quando si afferma che il corpo mantiene uno stato di equilibrio energetico, si intende dire che l'energia assunta è uguale all'energia spesa. L'introito energetico giornaliero corrisponde alle calorie totali (kilocalorie) contenute nei cibi ingeriti ogni giorno. La spesa energetica è uguale al *tasso metabolico totale espresso in kilocalorie.

((*Il tasso metabolico totale esprime la quantità di energia usata o spesa dall'organismo in un dato periodo di tempo. Questo valore si esprime in Kilocalorie per ora o per giorno. La maggior parte dei fattori che determinano il tasso metabolico totale sono

dimensioni (estensione delle superficie corporea) sesso massa magra totale età quantità di ormone tiroideo temperatura corporea fattori vari (febbre, farmaci (come ad esempio la caffeina, le anfetamine e il dinitrofenolo:aumentano il tasso metabolico basale) emozioni, fasi particolari del ciclo della vita (adolescenza,gravidanza, allattamento, menopausa, anzianità, modificano il tasso del metabolismo basale)- la somma di questi fattori rappresenta il VALORE del metabolismo basale attività fisica e tutti i tipi di attività muscolare l'ingestione di alimenti (effetto termico degli alimenti) temperatura ambientale -Sommare al valore del metabolismo basale, la somma data da questi altri fattori variabili porta come risultato il VALORE del metabolismo totale.

Di questi, i principali determinanti diretti del tasso metabolico totale sono: fattore 1. il metabolismo basale, costituisce solitamente il 55-60% del tasso metabolico totale fattore 2. l'energia spesa, per compiere tutti i tipi di lavoro muscolare schelettrico dall'attività più semplice come quella di nutrirsi o stare a letto fino al più vigoroso esercizio o lavoro fisico fattore 3. l'effetto termico degli alimenti, il tasso metabolico aumenta per parecchie ore dopo il pasto apparentemente a causa dell'energia necessaria per metabolizzare i cibi. Carboidrati e grassi hanno un effetto termico del 5%. Le proteine hanno un effetto termico molto più alto, circa il 30%. Ciò significa che per 100 kcal fornite da proteine, 30 kcal vengono utilizzate per effettuare dei processi come la deaminazione e l'ossidazione delle proteine, lasciando solo 70 kcal disponibili per altri tipi di lavoro cellulare.))

Il peso corporeo resta costante (salve per possibili variazioni nel contenuto di acqua) quando l'organismo mantiene in equilibrio il bilancio energetico: quando le calorie totali dei cibi ingeriti coincidono con il tasso metabolico totale. Esempio: se il tasso metabolico totale è di 2000Kcal al giorno e se i cibi ingeriti giornalmente forniscono 2000 kcal, l'organismo mantiene costante il bilancio energetico e il peso resta costante.

Il peso corporeo aumenta quando l'energia assunta è in eccesso rispetto l'energia spesa: quando le calorie totali apportate dai cibi ingeriti in un giorno sono in eccedenza rispetto alle calorie totali del tasso metabolico. Una piccola quantità di calorie assunte in eccedenza vengono utilizzate per sintetizzare glicogeno da immagazzinare nel fegato e nei muscoli. Il resto è usato per sintettizzare grassi e immagazzinarli nel tessuto adiposo. Se per una settimana sono introdotte col cibo 3000kcal al giorno ma il tasso metabolico totale è di 2000kcal per giorno, aumenterà il peso corporeo. È possibile sapere a quanto ammonterà l'aumento del peso corporeo facendo un calcolo aritmetico: energia totale introdotta in una settimana = 21.000 kcal energia totale spesa in una settimana = 14.000 kcal energia assunta in eccesso in una settimana = 7000 kcal Per sintetizzare 450 gr. di tessuto adiposo sono necessarie circa 3500 kcal. Perciò alla fine di una settimana di sovralimentazione, per le 7000 kcal introdotte in eccesso rispetto al tasso metabolico totale, il guadagno di peso dovrebbe ammontare a circa 1 kg. Il peso corporeo diminuisce quando l'introito energetico è inferiore al dispendio, quando il numero totale di calorie fornito dagli alimenti è inferiore al tasso metabolico totale. Supponiamo che siano assunte solo 1000 kcal al giorno per una settimana ma che il tasso metabolico totale sia di 2000kcal al giorno. alla fine della settimana l'organismo dovrebbe aver utilizzato 14.000 kcal di energia per mantenere le funzioni vitali e per svolgere le altre molteplici attività. tutte le 14.000 kcal di questa effettiva spesa energetica devono provenire dal catabolismo (scissione) degli alimenti, perchè questa è la sola fonte di energia dell'organismo. Il catabolismo delle sostanze nutritizie ingerite ha però fornito solo 7.000 kcal, le altre 7000 kcal provengono dal catabolismo dei nutrienti immagazzinati nelle riserve corporee. In questa settimana l'organismo non ha mantenuto in equilibrio il bilancio energetico, nè è stato mantenuto costante il peso corporeo: l'organismo è andato incontro a un deficit energetico pagato con l'energia immagazzinata in circa 1kg di grasso corporeo. In breve dovrebbe essere stato perso circa 1kg di peso.

Le sostanze nutritizie sono immagazzinate come glicogeno e grassi. Molte cellule le catabolizzano preferenzialmente secondo quest'ordine: prima carboidrati, poi grassi. (Le cellule dei muscoli schelettrici tuttavia sembrano anteporre i grassi in ordine di preferenza). Se non viene assunto cibo si ritiene che quasi tutto il glicogeno sia utilizzato nel giro di 1-2 giorni di digiuno. In seguito, senza più carboidrati che consentono di risparmiare i grassi, questi ultimi cominciano ad essere catabolizzato. Quanto tempo sia necessario per svuotare le riserve di grasso dipende naturalmente dalla quantità di tessuto adiposo posseduto. Infine quando non sono più disponibili grassi, sono catabolizzate le proteine tissutali. Poichè non vengono immagazzinate significative quantità di proteine da usare per il catabolismo, vengono rapidamente consumate importanti proteine strutturali e funzionali. In tal caso sopraggiunge presto problemi gravi fino anche la morte.

Conclusioni: di ridurre il tutto a un semplice calcolo aritmetico fra introito e spesa energetica può risultare semplicistico e superficiale anche se in definitiva, il fabbisogno energetico dell'organismo è costituito da quello relativo a un metabolismo basale costante e dai diversi fabbisogni derivanti dalle varie sollecitazioni corporee. E una nutrizione adeguata non dovrebbe coprire solo il fabbisogno energetico ma fornire all'organismo tutti i minerali gli amminoacidi essenziali gli acidi grassi e le vitamine di cui esso necessita.

Già solo prendendo anche in considerazione gli aspetti emotivi connessi al cibo ma anche le abitudini alimentari che sono sempre dettate anche dal contesto socio culturale o religioso, il discorso acquista più credibilità e di conseguenza spessore rispecchiando anche un pò di più quelle che realmente possono essere le varie cause che determinano il sovrappeso, e con molte probabilità anche l'obesità patologica in un secondo tempo. Ora la domanda è: quando l'obesità diventa patologica? Dal momento che si supera un determinato indice di massa corporea (relativo all'età al sesso alle varie fasi del ciclo della vita, al peso e all'altezza di un individuo) che definisce il peso come normale, al di sotto o in eccesso si ha già un primo dato abbastanza valido da prendere i considerazione per sviluppare un'argomentazione altrettanto valida a discapito dell'obesità solo per tutti i motivi che i rischi fisiologici associati a questa obesità implicano.

Se poi prendiamo in analisi il problema dell'obesità ampliando il discorso e abbiamo bisogno di valori che non siano numerici per definirla obesità che comporta dei rischi, quindi obesità patologica, possiamo anche sviluppare altri discorsi.

Analogamente all'anoressia nervosa e alla bulima, i disordini alimentari e (anche se leggermente al di fuori dall'essere propriamente considerata un disordine alimentare) anche l'obesità caratterizzata da sovralimentazione cronica, può avere alla base una causa emotiva. L'emotività (intesa come emotività controproducente) che influisce la quantità di cibo che ingeriamo, è un fattore classificabile come patologico se al di fuori di determinati valori numerici (e di riflesso fisiologici) non meno di quanto patologici possono essere considerati l'anoressia nervosa e la bulimia su base emotiva. Visto che tutti (anoressia, bulimia, obesità) hanno come conseguenza inevitabile l' alterazione, per eccesso o per difetto, dei naturali meccanismi di regolazione propri di ogni organismo. Nel caso dell'obesità, se il margine letale non è nettamente definito e le risorse dell'organismo (definite come capacità di adattamento) sono molto più ampie rispetto ad altre patologie (perchè si tratta di un meccanismo di adattamento per eccesso e non per difetto che l'organismo opera), ciò non significa che si possa escludere dal fenomeno patologico. E nel rispetto di noi stessi e della natura che ci ha donato un corpo, non se ne può tollerare il drastico declino fisiologico Sia per eccesso (come è il caso dell'obesità appunto) sia per difetto (come è il caso di anoressia e simili).

Se l'obesità invece rappresenta il risultato di un disordine metabolico caratterizzato da un'alterazione o da uno squilibrio del metabolismo normale, i fattori da prendere in considerazione sono altri. Ad esempio, gli errori congeniti del metabolismo sono condizioni genetiche che comportano un'insufficienza o l'assenza di un particolare enzima. Per svolgere i singoli passaggi di ciascuna reazione metabolica, le cellule hanno bisogno di specifici enzimi. Sebbene un codice genetico anomalo possa influenzare solo la produzione di un singolo enzima, l'anomalia metabolica risultante può avere effetti amplificati. Alterazioni specifiche dipendenti da errori congeniti del metabolismo, come fenilchetuneria, non le approfondiamo in questo capitolo. Un certo numero di disordini metabolici sono complicazioni di altre condizioni. Per esempio, sia l'iper che l'ipo tiroidismo hanno effetti profondi sul metabolismo basale. Il diabete mellito influenza tutto il metabolismo se vi è una deficienza di insulina che limita la quantità di glucosio disponibile per le cellule. Altri disordini metabolici, come è da considerarsi anche l'obesità, dipendono invece da meccanismi normali che mantengono l'omeostasi nell'organismo. Per esempio come già accennato, esistono diversi meccanismi per mantenere un livello relativamente costante del glucosio ematico, cioè del glucosio richiesto dalle cellule per il catabolismo necessario ai processi vitali. Come si è già detto precedentemente, durante il digiuno o in determinati disordini alimentari, questi meccanismi sono impegnati nel tentativo di mantenere l'omeostasi della glicemia.

I consigli base più diffusi: Per evitare di sfociare in situazioni peso-limite, bisogna suddividere equamente i consumi calorici e mangiare regolarmente. Risulta normale che con una colazione affrettata e un pranzo consumato in fretta, la sera si tende ad eccedere. Dal punto di vista energetico però non è la stessa cosa fare un pasto da 1200 kcal e tre da 400 kcal in quanto la digestione richiede un certo dispendio energetico che supponiamo ora sia di 100kcal. Significa che alla fine di un abbondante pasto si incamerano effettivamente 1100 kcal, mentre alla fine dei tre piccoli pasti si avrà un totale di
1200-300=900Kcal senza alcun sacrificio alimentare ma semplicemente suddividendo meglio i pasti.

Fame da lupo tramite frutta e verdura Abstract da: British Journal of Nutrition 2006/94/p.496-503
Aumentare i cibi ad alto contenuto di fibre e poveri di calorie. Questo consente di apportare un volume di cibo sufficiente a dilatare le pareti dello stomaco e inviare segnali di sazietà al cervello senza aumentare troppo la quota calorica. Le verdure sono il cibo più adatto per svolgere questa funzione a patto di non usarle fritte o condite con troppo olio o salse.

Utilizzare spezie e odori, è un altro consiglio, in quanto consente di rendere più appetibile il cibo e gratificare quindi anche il palato.

Mangiare con calma masticando a lungo, rimane una buona regola, non solo perché una masticazione lenta consente una migliore digestione ma anche perché per il tempo destinato al pranzo ci si predispone a mangiare meno.

La vecchia regola di alzarsi da tavola prima ancora di essere sazi rimane sempre valida anche se difficile spesso da rispettare soprattutto se si mangia tra un pasto e l?altro.

Un trucco per chi ha bisogno di sentire lo stomaco pieno è bere molto durante i pasti. Generalmente questo comportamento non è corretto perché ritarda il lavoro dei succhi gastrici, ma in questo caso l?acqua, che non apporta calorie, consente di ottenere la famosa distensione delle pareti dello stomaco che induce una falsa sensazione di pienezza ed evita il continuo ricorso al mangiucchiamento tra un pasto e l?altro. Se la persona obesa quando decide di riprendere il peso forma si affida ad una delle tante diete descritte nei più diffusi settimanali o mensili per la salute perché rimane attratta da invitanti titoli che proclamano vittoria su 5 kg in due settimane, diventa superfluo dire che si affida, come una bandieruola al vento, ad un diffuso terrorismo commerciale piuttosto che al serio lavoro di professionisti che prendono veramente in considerazione la salute del prossimo e del singolo individuo. Per analogia: chiunque di noi abbia dei problemi con la lavatrice o il televisore fa riferimento al tecnico in quanto non possiede le competenze adeguate; il nostro organismo pur essendo molto più complesso rispetto a dei ferri meccanici ed elettrici, viene nella maggior parte dei casi per prima cosa messo sotto pressione senza scrupoli di propria iniziativa con diete lette sui giornali o consigliati dall?amica. Questo comportamento controproducente intensifica in maniera notevole lo stress al quale si sottopone un organismo già stressato.
Sotto queste condizioni di fatto è contro ogni etica medica, antiterapeutico (in quanto frustrante per il cliente), impostura di etichetta e puro affarismo ogni proposta o tentativo di dimagrire, perché aumenta il peso (vedi grafico Lancet).
Un obiettivo raggiungibile sarebbe assistere in modo competente il cliente per cercare di mantenere un determinato peso.
Far dimagrire può non essere difficile, decisamente più complicato è però far mantenere il peso raggiunto.
L?organismo possiede una tendenza innata a mantenere un determinato equilibrio acquisito, soprattutto se questo gli consente di affrontare eventuali periodi di carestia, quindi il nostro corpo è programmato per accumulare energia. L?obeso tende a non dimagrire proprio perché il corpo cede con difficoltà preziose (in teoria) riserve energetiche. Questo meccanismo è ancora più accentuato nella donna per consentirle di poter portare a termine un?eventuale gravidanza.

Una diminuzione di peso duratura (>2 anni) è clinicamente molto improbabile (< 1 ... 3 %, ca. come una guarigione spontanea di un cancro), come lo dimostra lo famoso studio del Lancet (la rivista medica più seria: peer reviewed, ...).

Il primo passo da fare è quindi quello di non diventare obesi e intervenire immediatamente controllando l?alimentazione ai primi aumenti ponderali.
Altro passo fondamentale è non far diventare obesi gli altri quindi anche i figli. La percentuale di bambini obesi è sempre più elevata e altrettanto elevate sono le possibilità che bambini obesi diventino adulti obesi.
Molto spesso gli errori alimentari possono essere corretti individualmente se la persona prende coscienza dei suoi sbagli perché ogni persona obesa va capita e, con un trattamento diverso a seconda della sua volontà delle sue possibilità economiche sociali familiari e psicologiche, rieducata.


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Cure dimagranti clinicamente \\ e psicologicamente seguite 8>)__Maria Aiello Santese July 14, 2008, at 10:31 PM

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Metabolismo basale Salvataggio_files/EnergiaMovimento.jpg
Spesa energetica Salvataggio_files/image024.jpg
Hip-Waist-Ratio Salvataggio_files/image026.jpg
Peso / mortalità Salvataggio_files/image102.jpg
Bilancio energetico Salvataggio_files/image106.jpg
Mortalità femmine Salvataggio_files/image108.jpg
Mortalità maschi Salvataggio_files/IMC_giovani_femm.jpg
BMI ragazze Salvataggio_files/IMC_giovani_masch.jpg
BMI ragazzi Salvataggio_files/Peso_CorporeoMortalita.png
BMI mortalità


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Ultima modifica: August 20, 2008, at 10:22 AM